Bruciore, sensazione della presenza di un corpo estraneo, difficoltà ad aprire gli occhi appena svegli e, talvolta, appannamento, riduzione dell’acutezza visiva e fastidio alla luce sono i più comuni sintomi della sindrome dell’occhio secco. Si tratta di un disturbo che colpisce fra il 20% e il 30% della popolazione mondiale e consiste in un’alterazione qualitativa o quantitativa del film lacrimale con conseguenti danni alla superficie oculare. “La patologia ha un’origine multifattoriale, anche se è soprattutto collegata all’età e allo stile di vita, dato che l’invecchiamento, lo stress, la menopausa nelle donne, il permanere a lungo in spazi chiusi e con aria condizionata, l’assunzione di alcuni farmaci e alcune patologie fra cui gastriti da reflusso e problemi di stipsi possono favorirlo. Un’azione negativa è svolta anche dall’assunzione smodata di cibi quali fritti, cioccolata e carni rosse”, spiega il dottor Edoardo Ligabue, coordinatore dei servizi oculistici al Centro diagnostico italiano di Milano, dove si è svolto di recente un convegno scientifico sul tema.“Stiamo registrando un aumento esponenziale della sindrome e ciò è imputabile anche all’uso intenso e prolungato di smartphone, computer e tablet, tanto che si cominciano a verificare casi anche sotto i 40-45 anni”. Per dare sollievo agli occhi e ridurre il fastidio si ricorre spesso a un collirio, fra cui è particolarmente indicato quello con acido ialuronico cross linkato che è in grado di irrobustire e strutturare la lacrima. ” I colliri, tuttavia, rappresentano un approccio sintomatico e quando non sono più sufficienti un aiuto può arrivare dalla nuova terapia con luce pulsata, che agisce sulle ghiandole di Meibomio, responsabili della produzione dello strato lipidico della pellicola lacrimale”, spiega Ligabue. “Queste ghiandole, soprattutto con l’invecchiamento, tendono ad atrofizzarsi e a produrre un secreto più denso, rendendo quindi più difficile il corretto mantenimento dello strato lacrimale acquoso a contatto con la superficie oculare, con conseguente eccesso di evaporazione delle lacrime e senso di secchezza”. Il trattamento con luce pulsata è privo di effetti collaterali e di rischi e prevede tre sedute, di pochi minuti l’una, nell’arco di 45 giorni, con un miglioramento già sperimentabile dopo la seconda seduta. In circa 18 mesi al Centro diagnostico italiano sono stati effettuati oltre 300 trattamenti: l’88% dei pazienti ha ottenuto un miglioramento soggettivo e, nel 48% dei casi, i pazienti sono rientrati nei parametri di normalità e spesso non utilizzano più neppure le lacrime artificiali. Il beneficio ottenuto con la luce pulsata ha in media una durata di 8-12 mesi. In seguito, una sola seduta ulteriore è di solito in grado di riattivare la funzionalità e di prolungare gli effetti positivi.
Elena Correggia