Nella notte tra martedì e mercoledì con il tradizionale «segno» dato del campanone di ogni chiesa parrocchiale allo scoccare della mezzanotte, è iniziata la Quaresima. Il mercoledì delle Ceneri, giorno di digiuno e penitenza è preceduto, come ben noto, dal carnevale, sino a non molto tempo fa in occasione di questa festa le parrocchie erano impegnate in un’adorazione eucaristica prolungata, che prendeva il nome di quarantore, infatti per la durata di 40 ore era esposto il Santissimo Sacramento, quel lungo arco temporale la tradizione vuole essere il tempo che Gesù ha passato nel sepolcro. Purtroppo in questi tempi di grande confusione, anche questa pia prassi è stata accantonata, e soppiantata dall’impegno che gli stessi enti hanno preso per allestire allegorici carri, e travestire i bambini. La moda è questa, ma la Chiesa nostra madre, nel «rito della comunione fuori dalla messa e culto eucaristico» nel capitolo del culto eucaristico al n.94 afferma : «Nelle chiese in cui si conserva abitualmente l’Eucaristia, si raccomanda ogni anno l’esposizione solenne del santissimo Sacramento: un’ esposizione prolungata per un certo tempo, anche se non propriamente continua, in modo che la comunità locale mediti e adori con intensa devozione questo mistero. Però tale esposizione, previo consenso dell’Ordinario del luogo, si faccia soltanto se si prevede un’adeguata affluenza di fedeli». Questa citazione non afferma il periodo o che si tratti di chiesa parrocchiale ma lascia molto libere le chiese locali nel decidere tempi e modalità. Sarebbe auspicabile che mentre in oratorio i più giovani si divertono e lavorano per la realizzazione del loro carro, in chiesa gli adulti, i genitori e nonni, siano impegnati nell’adorazione. San Giovanni Bosco affermava «Se una persona fidata andasse in una piazza e svelasse a tutti che su una vicina collina ha scoperto una miniera d’oro… non lo seguirebbero tutti? Ebbene, nel tabernacolo c’è questo tesoro! Gli uomini sudano per avere denari: ma nel tabernacolo c’è il Padrone di tutto il mondo…».
Alessandro M. Capra