È un percorso lineare quello che compie don Gianfranco Calabrese nel suo ultimo libro, Unità, pubblicato da Cittadella (pp 192, euro 13,90). Il parroco genovese, giornalista, docente e direttore dell’Ufficio catechistico, presenta un tema per lui essenziale nella vita della Chiesa contemporanea. Per questo indaga nella Scrittura, nella storia e nella teologia il senso di un anelito che parte da Abramo, la cui vicenda presa «nella sua singolarità ripropone la vocazione dell’uomo a vivere l’unità con Dio come fonte di unità tra gli uomini» (p. 13). Da Gerusalemme, «la città simbolo dell’unità» (p. 15), con la Pasqua «si è ricostituita l’unità del nuovo popolo eletto» (p. 39). Lo scorrere dei secoli introduce tre dimensioni particolari dell’unità, come unità di fede, di culto e di governo pastorale, con l’accentuazione della figura del vescovo in un primo momento e poi di quella del papa, nel periodo medievale. Il concilio Vaticano II (1962-1965) cercò di sottolineare che la comunione è l’essenza della vita della Chiesa a tutti i livelli, cosicché l’unità diventa essa stessa messaggio evangelizzatore per il mondo d’oggi, sempre più frammentato e diviso. Così lo Spirito Santo, che opera attraverso i sacramenti, suscita e sostiene l’afflato missionario, la lotta per la giustizia, le opere di carità, la fraternità reciproca, l’armonia cosmica, la solidarietà fattiva. Il volume di don Calabrese, che attinge simultaneamente alla sua esperienza di teologo, di pastore e di pubblicista, indica con profondità una strada promettente, che rischia però di confondersi con la retorica se non protetta dalla quotidiana tensione verso la coerenza programmatica e operativa. Come tutte le cose preziose, l’unità va custodita con attenzione e amore.
Fabrizio Casazza