«Bisogna soprattutto rendersi conto di quale significato ha per il popolo cristiano e per tutta la comunità della provincia di Reggio e di Modena. Perché questi eventi così grandi si possono comprendere soltanto nel tempo. E i significati sono, il primo, quello di una vita offerta, offerta a Cristo. Rolando Rivi diceva: «Io sono di Gesù». In fondo l’unica parola che abbiamo di Rolando. In secondo luogo, è un seme di pacificazione di cui c’è molto bisogno. E anche ciò che avverrà qui oggi spero sia un seme fecondo. Il fatto che la figlia di un partigiano chieda perdono ha un valore enorme. Per l’itinerario compiuto dentro di lei, che io non conosco ma posso immaginare. Ma allo stesso tempo un valore enorme perché lei è arrivata a riconoscere che il male non ha ragioni nell’uomo. Soprattutto è infecondo ed è mortale. E quindi al male bisogna contrapporre il bene, il perdono. Oggi, si noti, non è soltanto un perdono chiesto, ma anche un perdono donato. Quindi a mio parere questo incontro è veramente importante. Sarà sicuramente fecondo, e spero che sia l’inizio di un serie di altri perdoni. Rolando era un ragazzo di 14 anni quando è morto. Un granello di senape, per dirla come il Vangelo. Ma in realtà sta crescendo un albero, perché persone da tutta Italia vengono qui, e da tutto il mondo si interessano alla sua figura. Che cosa vedono in Rolando? Ma io penso proprio questo, una passione. E la passione quando è autentica genera sempre nuova vita. Non sarà presente il presidente dell’Anpi, composta da tante correnti e da tante figure. Ma io sono vicino a queste persone, e penso che la loro condanna su questo episodio ci sia già stata. La condanna per coloro che fregiandosi del nome di partigiani hanno commesso degli assassini».
monsignor Massimo Camisasca Vescovo diocesi di Reggio Emilia-Guastalla