Carissimi fratelli e sorelle,
in occasione della solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, celebriamo questa duplice ordinazione presbiterale. È un momento bello, molto importante per la nostra comunità diocesana, per la nostra Chiesa alessandrina. Perché è così importante? Perché il pastore è fondamentale nella Chiesa. È fondamentale perché è colui che in qualche modo, sacramentalmente intendo dire, ripresenta nella comunità, Cristo, ne ripropone la presenza. Che è una cosa da far tremare i polsi. Perché vedete dobbiamo capirla bene. Un conto è ripresentare Cristo mentre celebro Messa, e va bene, dico quelle parole in “persona Christi”, la messa finisce e vissero felici e contenti. Ma quando la mia intera vita deve rappresentare Cristo, e beh, allora questo mette paura, perché è tutta un’altra cosa. Ora il ministero sacerdotale è stato istituito dal Signore nel contesto dell’ultima cena, cioè nel contesto dell’istituzione dell’eucarestia. Il che vuol dire che quando Gesù ha detto agli apostoli: “Fate questo in memoria di me”, ha delineato per loro una missione. Però attenzione, se noi pensiamo che il ministro del Signore è colui che nel contesto della liturgia dice quelle determinate parole, e lui ha il potere, dicendo quelle parole, di trasformare il pane e il vino in corpo, sangue, anima e divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, ebbene siamo ancora molto distanti dalla verità. Nel senso che è vero, ma se fosse così sarebbe molto semplice. Se uno si deve prestare per fare un certo rito, sapendo che in questo rito avviene qualche cosa per cui viene presente il Signore, lo si può fare. Adesso non è neanche più in latino, quindi non devi nemmeno da sapere il latino per dire messa. Ma non è così. E ci rendiamo conto di questo per il fatto che abbiamo ascoltato nella liturgia della Parola questi insegnamenti. L’antico Testamento: Mosè scende dal monte con le tavole della legge, riferisce al popolo di Dio le cose che ha detto il Signore e tutto il popolo risponde a una sola voce dicendo: “Tutti i comandamenti che il Signore ha dato noi li eseguiremo”. Allora il Signore ha parlato mi ha detto di fare questo, questo, questo e quest’altro, una lista di comandamenti, e noi diciamo: “Noi li eseguiremo”. E così si suggella l’alleanza. Ma nel Vangelo abbiamo ascoltato che Gesù manda due dei suoi discepoli e dice: “Andate in città, vi verrà incontro un uomo con la brocca d’acqua, seguitelo. Questo entrerà in una casa e nella casa dove entrerà andate dal padrone di casa e ditegli che il maestro dice dov’è la mia stanza in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli”. Io vorrei vedere chi ha il coraggio di fare una cosa di questo genere. Vi rendete conto? Avere a che fare con uno che imposta le cose in questo modo: guarda, entra in città, a un certo punto vedrai che ti viene incontro uno con una brocca, non gli devi parlare, lo devi seguire, quando questo entra in una casa ti rivolgi al padrone e gli riferisci quello che ha detto il Maestro. Questo è un modo di fare sconcertante. Carissimi, con l’ordinazione presbiterale, voi diventate profeti dell’ignoto, nel senso che diventate profeti di Dio a un titolo particolare, ma Dio è il Dio di Gesù Cristo che vi spinge verso qualcosa di veramente ignoto. Non lo so io, e non lo sapete nemmeno voi. Come sarà il vostro ministero non ne abbiamo la minima idea, nemmeno io che sono vescovo. Perché ho sperimentato sulla mia pelle, e guardando la vita e la storia di tanti confratelli, come il mistero di Dio sia veramente imprevedibile. Non sappiamo nulla. Noi siamo qui per un puro atto di fede ad affidarci a colui che sappiamo essere nostro Signore, colui che ci ama e che ha dato la vita per noi. Ma è un ministero tutto al futuro, dove lo stile di Gesù è questo: non ci capisci niente, non riesci a guardare più in la dei tuoi piedi. Entri in una città e cosa farai? Dovrai seguire uno con una brocca: ma guarda un po’ come si deve ridurre una persona. Il ministero presbiterale, che mistero! […]