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Voci dall’Oftal – Quando “Aquero” chiama

Continuiamo nel viaggio alla scoperta delle persone e delle storie dietro ai sei giorni del pellegrinaggio diocesano a Lourdes. Sei giorni, una preparazione lunga un anno fatta non di solisti ma di un grande lavoro di squadra.

Me la immagino mia cognata quindicenne che punta i piedi perché non vuole salire su quel treno. Il padre ha deciso per lei: si va a Lourdes tutti quanti! Ma come molti adolescenti cocciuti, Lorella ha intenzioni bellicose e piuttosto che dare soddisfazione a Gigi, se ne sta per cinque giorni rinchiusa in albergo, sola. Un’altra Donna, ben più caparbia di lei, aveva già una mezza idea sul suo futuro, e quando è la Madre di Gesù a volerti arruolata, non ci sono dubbi su chi vince la partita… Lorella Bocchio è oggi una delle colonne dell’Oftal, sempre nelle retrovie, ma “attivista” convinta. Il quinto giorno della sua prima volta a Lourdes, Suor Angela l’ha letteralmente prelevata dalla camera d’albergo, le ha fatto “tirare un ammalato”, un assaggio di servizio proprio nelle ultime ore prima di ripartire per casa: quel tanto che basta affinché le rimanesse la voglia. Da allora sono trascorsi quasi quarant’anni.

Lorella, e poi cosa è successo dopo quell’ultimo giorno?
«È successo che sono stata “folgorata” e mio padre ha dovuto cucire in fretta e furia le divise da dama perché a fine agosto sono subito andata ad Oropa».

Sono successe una serie di cose che fanno pensare, come per tutti immagino, che siamo qui per intervento divino.
«Anche dopo, per esempio quando ho iniziato ad andare in stage: non era previsto. All’inizio dell’anno mi ero segnata una settimana di ferie a caso ad ottobre. Poi si è iniziato a parlare di stage organizzato proprio per quella settimana, Serena non è partita, e sono salita io su quel pulmino. Ora sono hospitaliere dal 2012».

In Oftal hai fatto di tutto ma da diversi anni sei una delle figure di riferimento di Aquero…
«Ma no! Io sono il garzone. Senza Roberto non sarei in grado di fare niente».

Sappiamo bene quanto sia preziosa la nostra onlus che ci consente, nella moderna giungla burocratica, di ottenere importanti agevolazioni. Nella pratica cosa fa Aquero?
«
Consentiamo la raccolta fondi attraverso le varie donazioni, le campagne come Aiuta Con Dolcezza, le lotterie e l’adesione ai bandi delle fondazioni. Per ogni attività c’è una parte burocratica da adempiere e dobbiamo tenere conto di ogni dettaglio per non rischiare infrazioni anche solo formali. Quanto raccolto viene usato per i fini associativi, principalmente aiutare le persone in difficoltà che desiderano venire a Lourdes o per il servizio pulmini, ma negli anni abbiamo aiutato tante realtà anche fuori diocesi e lontane da noi. Poi c’è la formazione spirituale delle persone attraverso campagne di sensibilizzazione e ritiri spirituali».

Anche qui tuttavia Qualcuno ha dovuto tirarti dentro per la giacchetta, salvo poi vederti totalmente dedicata alla cura di questo gioiello.
«Quando ai tempi mi era stato proposto di impegnarmi come tesoriera di Aquero, mi sono spaventata perché non sapevo a cosa andavo incontro e quindi pur partecipando alla costituzione della onlus, mi sono tirata indietro rispetto all’impegno che mi era stato chiesto. Strada facendo le cosa si sono trasformate, sono ritornata dopo 11 anni a Lourdes e sono rientrata nell’ingranaggio. Ho conosciuto Roberto che è fondamentale perché mi ha insegnato tantissime cose, ci siamo perfezionati e velocizzati e piano piano ho superato questo tabù della burocrazia. Preferirei sempre fare cose manuali anche per liberare la mente, con le icone del primo anno ho superato un momento difficile della mia vita».

Nel quotidiano come ti impegna?
«L’impegno temporale oggi non è più così gravoso, ma la responsabilità di fare bene le cose in una materia tanto delicata è molto pesante. Cerchiamo di tenerci aggiornati con i corsi di formazione del Csvaa. In questo ruolo non basta la buona volontà o la buona fede, bisogna essere preparati e rigorosi, in linea con le leggi che cambiano continuamente».

Patrizia Astore

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