Commento al Vangelo di Domenica 1° luglio 2018
Santa Ester
“…la morte no, non è mai stata un argomento pop” (Luca Carboni: Una grande festa), ma proviamo a parlarne. Molti hanno riflettuto sul tema della morte, le fi losofi e, le religioni, le sapienze umane, e la domanda a cui si prova a rispondere con difficoltà è sempre la stessa: “perché si muore?”.
La morte entra ogni volta nelle esistenze delle persone in modo inaspettato, incomprensibile e tremendo. I credenti giudaico-cristiani, pur proclamando che “Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi” (Sap 1,13), non possono fare molto dinnanzi alla potenza della fine. L’infinito amore di Dio e la resurrezione di Cristo non possono garantire di poter evitare la morte, anzi essa diviene come la porta della vita eterna, della pace integrale, dell’incontro con Dio.
I credenti cristiani non potendo sfuggire all’esperienza della morte possono però qualificare in meglio l’esperienza della vita, “imparando” la morte possono orientare la loro vita e comprenderne il senso pieno.
Vivere da mortali o vivere da risorti? Questo fa la differenza
I due miracoli della pagina evangelica di questa domenica presentano due dinamiche antitetiche del perdere-ritrovare e del dormire-svegliarsi. La donna che “aveva perdite
di sangue da dodici anni” e che toccando il mantello di Gesù si sente guarita può essere metafora del perdere-ritrovare: per ritrovare il vero senso della morte i credenti cristiani devono perdere tutto ciò che spegne la speranza nella resurrezione, per vivere come esseri del cielo che fanno una esperienza sulla terra.
La bambina di dodici anni ormai morta viene richiamata alla vita da Cristo e può essere metafora del dormire-svegliarsi: per sperimentare la pienezza della vita è necessario svegliarsi dall’addormentamento del mondo ed essere svegli, vigilanti, operatori di amore, pronti, sempre, ad incontrare Dio che è Amore.
L’amore per la vita non abilita però i credenti cristiani a ignorare la morte. Anzi per dare senso pieno all’esistenza è necessario ricordare che la morte è parte della vita: “è entrata nel mondo e ne fanno l’esperienza coloro che le appartengono” (Sap 2,24).
Guardare con occhi nuovi alla morte migliora la qualità della vita certi che “Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura” (Sap 2,23). I credenti cristiani possono scegliere se vivere da mortali o vivere da risorti. Questo fa la differenza.
A cura di don Giuseppe Di Luca