Care lettrici, cari lettori,
vi confesso di non aver mai messo piede in Terra Santa. Non so bene perché: forse per la mia ingiustificata paura di salire su un aereo, o forse per una mia durezza di cuore, chissà. Eppure, ultimamente, diversi segni mi stanno convincendo a cambiare idea: le insistenze di mia moglie, l’invito di alcuni amici cari e la testimonianza di sacerdoti e laici che vanno in Terra Santa e tornano cambiati. Tutti, ma proprio tutti, con parole diverse mi hanno detto la stessa cosa: Gesù è un fatto vero, un avvenimento preciso in un tempo preciso. Quell’uomo, Gesù Cristo, primo e unico nella storia degli uomini, si è detto figlio di Dio, è veramente nato in un luogo preciso del mondo; ha fatto davvero il falegname, ha giocato con il suo amico Lazzaro, ha scandalizzato i sapienti nel tempio, ha guardato sua madre, quella madre, con una tenerezza che possiamo solo lontanamente immaginare. Ed è morto in croce, e poi risorto, in un luogo su cui oggi io posso camminare. E pregare. Così Charles Péguy, giornalista e poeta francese, ha immaginato Gesù, nel suo bellissimo libro “Il mistero della carità di Giovanna d’Arco” (1910): «Un giovane posato. Un giovane tranquillo. Un giovane ordinato. Comodo da governare. E che dava a Cesare ciò che è di Cesare. Fino al giorno in cui aveva cominciato il disordine. Introdotto il disordine, il più grande disordine che ci sia stato nel mondo. Che ci sia mai stato nel mondo, il più grande ordine che ci sia stato nel mondo. Il solo ordine. Che ci sia mai stato nel mondo». Vi invito a leggere l’intervista al nostro vescovo, qui in prima pagina: racconta quale esperienza si può fare in Terra Santa, «il luogo dove le pietre parlano». Andateci. Anzi: andiamoci.
Andrea Antonuccio
direttore@lavocealessandrina.it