Sabato scorso presso la Casa della Gioventù di Solero, alla presenza delle autorità del paese, è stato presentato il calendario del 2019 che, come tradizione, viene redatto dal Gruppo Ricerche Storiche della Parrocchia San Perpetuo con il patrocinio e la collaborazione dell’Amministrazione Comunale. Quest’anno il calendario è stato dedicato ai giochi di una volta “I zuai ‘d Squindrìa” . Con questo tema si è voluto offrire a chi ha qualche filo d’argento fra i capelli di tornare un po’ bambino ricordando momenti gioiosi e spensierati delle propria infanzia ma soprattutto far conoscere alle nuove generazioni i giochi dei loro papà e dei loro nonni. Giochi senza dubbio semplici e spesso poveri ma prodotti manualmente o creati dalla fantasia dei bambini. Come sosteneva Maria Montessori “il gioco è il lavoro del bambino” e pertanto deve stimolare la fantasia, la creatività, la socializzazione facendo acquisire competenze che saranno utili per la vita adulta, osservando e imitando le azioni e i comportamenti dei propri genitori. Il gruppo dopo una ricerca certosina ha deciso di rievocare tredici giochi, consegnando ai fruitori del calendario una spiegazione per ciascuno, corredata dalla terminologia in dialetto solerino . I giochi venivano fatti soprattutto all’aperto e a seconda dei mesi si svolgevano in una località del paese: “La scrurajula ans u ri” (Lo sdrucciolo) si faceva sul rio ovviamente nei mesi invernali quando u ri u slava; “U sparviero” (Lo sparviero) veniva fatto nel mese di maggio, dopo le funzioni dedicate alla Madonna, sul sagrato della chiesa parrocchiale e i giocatori erano soprattutto i chierichetti; “La cirimela” (La Lippa) era un gioco che veniva praticato principalmente nella zona di Solero denominata Sgarota; “Ai mo” (Ai mattoni) veniva giocato sulla piazzetta di San Michele perché il muro della facciata della Chiesetta dedicata a San Michele offriva uno zoccolo adatto al posizionamento di mattoni. Altri giochi tipici della tradizionali come La mongia (La trottola) hanno origini antiche, la mongia infatti era già cita nell’Eneide e il suo nome deriva dal latino monacha. La maestria della pittrice Renata Piccinino, componente del gruppo, ha permesso di avere per ciascun gioco un disegno ambientato in un angolo caratteristico del paese. Sono così stati presentati scorci, palazzi e chiese di Solero: il Castello Faà di Bruno, la Chiesta di San Sebastiano, la Casa del Tenore Carlo Guasco e la Chiesa dell’Assunta che ormai non c’è più. I disegni sono stati effettuati in sanguigna, alcuni dei quali esposti durante la presentazione del calendario nella mostra allestita per l’occasione. I visitatori della mostra hanno potuto ammirare alcuni dei giochi di una volta come l’arco con le frecce, le fionde e la spada appartenute ai componenti del gruppo e altri come il cerchio, le trottole e le bambole provenenti dalla collezione di Pieranna Bottino, inoltre il “ Presepe ad fujachin” del Museo della Gambarina.
Marina Gallia