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La recensione – La grazia suppone la cultura

«La grazia suppone la cultura» – locuzione di papa Francesco – è il titolo dell’ultimo libro del canonico Duilio Albarello, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Fossano, che parafrasa un aforisma del XIII secolo; san Tommaso d’Aquino in effetti al posto di cultura parlava di natura. Nel testo pubblicato dalla Queriniana (pp 188, euro 14) il teologo di Mondovì critica sia un concetto di natura statico e quasi avulso dal dinamismo vitale sia di conseguenza un modello di cattolicesimo sedentario, lontano dai problemi della vita quotidiana, proponendo al contrario come chiave di azione «una ripresa creativa del passato, uno sguardo agapico sul presente, un’attesa realistica del futuro» (p. 14), dove per sguardo agapico s’intende una prospettiva mossa e orientata da quella virtù che in greco si chiama agape, l’amore di dedizione. La nostra epoca, che il libro definisce «Tecnoevo» (p. 23), è essenzialmente caratterizzata da un ripiegamento nel privato, anche a livello spirituale.

Nasce quindi, conformemente al dettato del titolo, l’esigenza di mutare anche il modo di vivere la fede, spesso ridotta a una «religione dell’esoscheletro» (p. 174), ossia ridotta a sostegno di un’evanescente personalità, che nel mondo celeste cerca protezione fittizia e conforto illusorio, rifugiandosi in pratiche connotate dalla rigidità delle idee e delle forme inseguendo una fallace stabilità. La cultura da cambiare è anche quella dei rapporti interpersonali, segnata dalla logica dell’utilità e della prova. «L’imperativo dell’esperimento esige di interpretare e vivere qualunque relazione come prestazione, finché funziona; come scambio, finché conviene; comunque sempre con l’obiettivo della gratificazione che fa sentire vivi, finché dura» (p. 179). In questo contesto, compito della fede è aprire spazi per dare credito non solo a Dio ma anche semplicemente alla vita stessa, in un universo segnato dal pessimismo e dalla sfiducia di poter costruire insieme qualcosa di bello, per rendere questo mondo un posto migliore.

La ricerca del professor Albarello, che nella parte centrale del volume si pone intelligentemente in dialogo con autorevoli esponenti dell’attuale pensiero sia filosofico sia teologico, fa capire che occorre sempre di più un cattolicesimo “incarnato”, che intercetti le istanze delle persone dei nostri giorni, non isolandole in un mondo misticheggiante ma aiutandole a discernere la voce dello Spirito nella complessa realtà in cui siamo tutti immersi.

Fabrizio Casazza

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