Un cammino condiviso che vada oltre i Sacramenti al servizio educativo della famiglia
Le parrocchie del Duomo e del Sacro Cuore di Gesù di Valenza, da tre anni, propongono un catechismo particolare. «Il principio chiave è quello di considerare i genitori come i “primi catechisti” dei loro figli. Il catechista-genitore, perciò, diventa un “facilitatore” che mette al servizio di altri genitori la propria esperienza all’interno della vita ecclesiale. In concreto, i genitori sono invitati a partecipare a ogni incontro e condividere così un discorso di fede insieme con i loro figli, cosa che difficilmente si riesce a vivere nell’agenda della vita ordinaria della famiglia. Questo tipo di partecipazione ha permesso a un bel numero di papà e mamme di condividere con i figli anche la presenza alla Santa Messa domenicale. Abbiamo chiesto a Davide Ghelleri (nel tondo), genitore e catechista, di raccontarci la sua esperienza.
Davide, essere genitore e catechista allo stesso tempo: che cosa si prova?
«All’inizio il percorso non è stato facile per l’impegno che sembrava così faticoso. Man mano che si proseguiva l’entusiasmo cresceva ed eccomi nel doppio ruolo di genitore-catechista. L’essere coinvolto in questo modo mi fa sentire doppiamente impegnato: è difficile trasmettere e vivere la nostra fede in questo tempo, con queste persone, reimparandone l’alfabeto. Così come allenarsi a riformulare la fede e a consegnarla alle nuove generazioni nel loro “dialetto”, nel loro modo di vivere, nella loro ricerca di felicità. Per farlo, dobbiamo condividerlo con adulti come noi, perché solo così può avvenire che la comunità cristiana, mentre evangelizza, viene evangelizzata da coloro con cui rilegge il Vangelo. Questo è tutto quello che possiamo fare: poco, ma tantissimo allo stesso tempo».
L’esperienza sembra molto impegnativa per i genitori che hanno sempre tantissimi impegni…
«In questi due anni di catechismo mi sono più volte chiesto: “Perché certi genitori li mandano a catechismo”? Lo fanno per i loro figli, non per se stessi. Questa presa d’atto è fondamentale e vale per tutti, anche per coloro che hanno un vissuto di fede. Tu puoi parlare a qualunque mamma e a qualunque papà e te ne rendi immediatamente conto. Anche i più motivati non pensano affatto che questo sia un momento per loro: è per i loro figli. Per se stessi non hanno né il tempo, né la testa. E il messaggio che vorrei immediatamente mandare è che questo è un momento prezioso per i genitori, per riprendere in mano la loro fede, per un cammino su di sé proprio nel momento in cui hanno pochissimo tempo per sé… e questo insieme ai propri figli!».
Come hanno vissuto questa esperienza le sue figlie?
«Forse in questo caso non è facile esprimere ciò che effettivamente è, ma provo a rendervi partecipi con queste parole: la sorpresa dell’incontro con la comunità parrocchiale; la scoperta di un linguaggio di fede e di un contenuto che riguardano autenticamente quello che si vive; la sorpresa di un Dio a favore dell’uomo, che si appassiona e ha compassione, cioè misericordia, di tutti noi. E questo lo si riscontra nell’entusiasmo di vivere la Messa domenicale».