L’INTERVISTA A MONSIGNOR GALLESE
Uno “spaccato” della realtà della nostra Diocesi
Eccellenza, come è andata l’Assemblea diocesana?
«A me pare che sia andata molto bene. Il primo “polso”, al di là dei risultati delle discussioni, l’ho avuto dai facilitatori. Al termine del momento di condivisione e di visione mi hanno confidato che stavolta è andata decisamente meglio degli altri anni, e che lo strumento che abbiamo usato, quello delle carte, è riuscito a fare il suo dovere. Questo l’ha detto persino chi aveva inizialmente dichiarato di essere contrario all’uso di questo strumento. La condivisione fatta in questo modo, invece, ci ha permesso di stare dentro a un binario per riuscire a tirar fuori le cose essenziali».
Quali sono le cose essenziali che l’hanno colpita, nei cinque “ambiti” proposti?
«Nella “Vita affettiva” stiamo lavorando moltissimo sui “Rapporti tra parrocchia e famiglia”. Questa è una sfida importantissima, e vedere che molte persone hanno voluto condividere il loro rapporto come comunità su questa sfida vuol dire che ci stiamo spendendo bene su questo. Come pure su “Giovani e dopo cresima” e sulla “Trasmissione della fede 0-6 anni”. Poi, nel campo del “Lavoro e della festa”, il tema che è risaltato nettamente è il senso cristiano della domenica: l’attenzione, cioè, a come vivere cristianamente la domenica. Sulla “Cittadinanza” si è parlato di accoglienza, che richiede una conversione pastorale, e della cultura dell’accoglienza e dell’incontro, due punti all’ordine del giorno delle nostre comunità. Per quanto riguarda la “Fragilità umana” il punto più forte è stato quello dell’accompagnamento e sostegno delle fragilità. Per la “Tradizione” il tema nettamente più forte è stato quello dell’iniziazione cristiana dei fanciulli e della comunità. Questo non stupisce, perché sappiamo bene che quello che è veramente presente in tutte le parrocchie è l’iniziazione cristiana. Lo strumento più ricorrente è stato quello della “Vita di comunione”. Lo dico con piacere, dal momento che l’ultima lettera pastorale si intitolava “Un solo corpo” (sorride): significa che su queste cose ci stiamo impegnando. Devo anche dire che i frutti si cominciano a intravedere: abbiamo delle indicazioni in questo senso abbastanza convincenti. L’altra cosa interessante, come strumento, è la cura degli atteggiamenti, cioè il modo con cui noi ci disponiamo nei confronti degli altri: l’accoglienza, la misericordia».
E gli strumenti?
«Gli strumenti formativi più “forti” sono risultati la preghiera e la testimonianza. Invece, ancora un po’ indietro rispetto a quanto dovrebbero essere, ci sono l’Eucarestia e la Parola di Dio. Certo, sono strumenti utilizzati nell’azione pastorale, ma non quanto dovrebbero essere, se pensiamo che il Concilio Vaticano II ci dice che la Liturgia e l’Eucarestia sono la fonte di ogni attività pastorale emersa facilmente. D’altronde, quando abbiamo iniziato il discernimento comunitario in molti mi chiedevano: “Ma questi sono incontri di preghiera?”. Adesso stiamo recuperando il senso di questo lavoro a partire dalla Parola di Dio, anche se ancora diamo un po’ per scontata la Parola di Dio: non la includiamo nel processo pastorale come primo punto, ma la diamo un po’ per implicita. Sono sicuro che se avessimo fatto una verifica di questo genere nella prima Assemblea diocesana, il dato sarebbe stato più basso di adesso. Oggi, facendo un cammino, dobbiamo riuscire proprio a mettere esplicitamente la Parola all’inizio».
Che cosa se ne farà il vescovo di questi dati?
«Sono per me un oggetto di riflessione prezioso. Terrò presente gli elementi che sono emersi, davvero importanti, per la Lettera pastorale che scriverò quest’estate alla comunità diocesana. Sono molto grato per questa condivisione e anche per il lavoro di “visione” che ha messo a fuoco i prossimo impegni pastorali».
Il prossimo anno l’Assemblea diocesana avrà questa modalità, o c’è qualcosa che intende cambiare?
«Abbiamo un anno per pensarci. Ma quello che portiamo a casa è la vera utilità di questo strumento: credo sia un punto di partenza che possiamo migliorare. Quando ho fatto il giro di tutti i gruppi durante l’Assemblea, ho notato che all’inizio del mio giro c’era un po’ di titubanza. Ma andando avanti ho trovato tutti molto più disinvolti nell’uso delle carte e nel raccontare la propria esperienza».
Il tema e il titolo della prossima lettera pastorale?
«Sarà certamente sull’Apocalisse… il titolo lo vedremo più avanti!».
Andrea Antonuccio