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Da quale morte ci dobbiamo liberare?

L’EDITORIALE DI ANDREA ANTONUCCIO

Care lettrici, cari lettori, è appena arrivata in redazione la notizia della morte dello scrittore Andrea Camilleri, conosciuto ai più per i romanzi incentrati sul commissario Montalbano e, soprattutto, per la trasposizione televisiva che ha visto Luca Zingaretti impersonare il famoso poliziotto in 34 episodi. Due cose, per ora, mi colpiscono di questa morte così “amplificata” dai media. La prima, appunto, è l’impatto che la notizia ha avuto un po’ ovunque: quest’uomo, Camilleri, era amato e stimato da tutti (a parte alcuni “haters”, letteralmente “odiatori”, che sui social commentano con inutile astio la dipartita di un essere umano). Il secondo aspetto è ancora mediatico, ma è collegato al modo con cui i giornali danno le notizie. Provo a spiegarmi. In questo momento sto guardando la home page del sito del Corriere della Sera, e trovo una titolazione su tre righe. La prima: “Addio a Camilleri, il geniale creatore di Montalbano” (titolo perfetto); la seconda: “Mattarella scrive alla moglie: «Ha avvicinato tanti ai libri»” (un po’ forzato, ma ci sta). La terza, invece, è una frase attribuita allo scrittore siciliano: «Vorrei l’eutanasia quando sarà l’ora». Il Corriere della Sera: l’espressione più o meno consapevole di quella mentalità dominante che piano piano ti fa accettare l’idea che la “morte bella”, a pensarci bene, è desiderabile. Se lo ha detto Camilleri… Chissà invece che cosa si staranno dicendo lo scrittore siciliano e Vincent Lambert, adesso che (almeno per loro) il senso della vita è chiaro.

Andrea Antonuccio
direttore@lavocealessandrina.it

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