L’EDITORIALE DI ANDREA ANTONUCCIO
Care lettrici, cari lettori, ripartiamo dopo le vacanze con un nuovo governo (leggerete a pagina 2): vedremo insieme come si muoverà, senza tifoserie precostituite ma anche, se me lo permettete, con un certo disincanto. Sì, perché di fronte alle dichiarazioni di intenti espresse dal presidente del Consiglio, sento molto più corrispondenti le parole che nel 1981 l’allora cardinale Joseph Ratzinger pronunciò davanti ai deputati cattolici del parlamento tedesco: «Lo Stato non è la totalità dell’esistenza umana e non abbraccia tutta la speranza umana. L’uomo e la sua speranza vanno oltre la realtà dello Stato e oltre la sfera dell’azione politica. […] Il primo servizio che la fede fa alla politica è la liberazione dell’uomo dall’irrazionalità dei miti politici, che sono il vero rischio del nostro tempo. Essere sobri ed attuare ciò che è possibile, e non reclamare con il cuore in fiamme l’impossibile, è sempre stato difficile; la voce della ragione non è mai così forte come il grido irrazionale. Il grido che reclama le grandi cose ha la vibrazione del moralismo; limitarsi al possibile sembra invece una rinuncia alla passione morale, sembra il pragmatismo dei meschini. Ma la verità è che la morale politica consiste precisamente nella resistenza alla seduzione delle grandi parole con cui ci si fa gioco dell’umanità dell’uomo e delle sue possibilità. Non è morale il moralismo dell’avventura, che intende realizzare da sé le cose di Dio. Lo è invece la lealtà che accetta le misure dell’uomo e compie, entro queste misure, l’opera dell’uomo. Non l’assenza di ogni compromesso, ma il compromesso stesso è la vera morale dell’attività politica».
Buon lavoro, presidente Conte!
Andrea Antonuccio
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