L’Editoriale di Andrea Antonuccio
Care lettrici, cari lettori, abbiamo dedicato questo numero in buona parte alla nuova Lettera pastorale che il nostro vescovo presenterà domenica a Castellazzo (il programma è sulla locandina nell’ultima pagina di Voce). La Lettera ha come oggetto il libro dell’Apocalisse: per questo il nostro paginone centrale è “occupato” proprio dal testo in versione integrale. Non è stato facile far stare in tre sole pagine tutti e 22 i capitoli che lo compongono (il nostro grafico è stato bravissimo): sacrificando la leggibilità (il carattere è un po’ più piccolo del solito), diamo la possibilità di trovare su Voce la “base” della Lettera che apre l’Anno liturgico. E a proposito del libro dell’Apocalisse, scrive il vescovo: «Bisogna avere la pazienza di mettersi in ascolto di un testo che non si presenta in modo immediatamente comprensibile, ma dopo aver richiesto un impegno significativo nell’attenzione, che potrebbe risultare pesante, offre spunti e visioni straordinariamente godibili». Sembra un po’ forzato accostare l’aggettivo “godibile” al significato che noi attribuiamo solitamente al termine “Apocalisse” (catastrofe, e non “rivelazione”, come sarebbe più corretto). E poi, che cosa c’entra la nostra vita, e quella della diocesi, con un testo così? Dopo aver letto le bozze della Lettera mi sono accorto che il tema mi è più vicino di quanto pensassi all’inizio. Risponde a una questione che mi “preme” molto: per che cosa sono fatto? Chi mi attende? Ecco, queste domande mi stanno facendo apprezzare la nuova Lettera pastorale: pur richiedendo pazienza e attenzione, sarebbe un peccato ignorarla. Pensando di sapere già tutto…