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«A fianco dei fratelli per camminare sulle strade della loro esistenza alla ricerca della volontà di Dio»

L’intervista a don Luca Barone

Don Luca Barone è un sacerdote salesiano da alcuni mesi direttore dell’Opera Salesiana di Torino Rebaudengo. In questo caso particolare mi sento obbligato a dire qualcosa prima dell’intervista: don Luca è il sacerdote che da qualche anno cammina insieme a me tra le strade che stiamo cercando di descrivere. Cosa è per me l’accompagnamento spirituale lo avete già letto nell’altra pagina, ma tengo a sottolineare una dinamica che ho imparato in questi anni: quella dell’attesa. Una guida spirituale sa aspettare e sa far aspettare, perché i frutti hanno anche bisogno di un tempo per diventare maturi.

Don Luca, che cos’è la guida spirituale?
«Forse la domanda è da trasformare in “chi è la guida spirituale”, non per sottigliezza ma perché la dimensione dell’accompagnamento spirituale è proprio una questione di relazione tra persone. È il “chi” che fa la differenza: il “chi” che si relaziona con Dio e il “chi” che si mette a fianco di fratelli e sorelle nella fede per camminare sulle strade della loro esistenza alla ricerca della volontà di Dio. Un uomo o una donna sintonizzati su Dio e sull’umano in pienezza».

Come si sceglie la guida spirituale?
«Prima di tutto avendo voglia di averne una, ed essendo coscienti di cosa voglia dire camminare con una guida a fianco. E la consapevolezza che avere una guida non significa delegare ad altri le scelte della propria esistenza o la responsabilità del proprio decidere, ma mettere la propria vita sotto una luce nuova. Quindi per scegliere una guida spirituale ci vuol fede, preghiera, perché il Signore ci indichi chi può farci del bene veramente. E poi quella sintonia umana che non guasta per aprirsi in confidenza, anche se questa non deve essere confusa esclusivamente con la simpatia banalmente intesa».

Qual è il confine tra la direzione spirituale e la confessione?
«La confessione è un sacramento, dunque azione efficace di Dio, intimamente ed esclusivamente legato al ministero di un sacerdote che agisce nella persona di Cristo. La direzione spirituale intesa come atteggiamento è parte del sacramento della confessione, ma non solo e non esclusivamente attribuibile a un sacerdote. Intesa invece come guida e confronto rientra nei tratti della direzione o guida spirituale».

Ti è mai capitato che quel particolare tipo di relazione diventasse una sorta di dipendenza?
«I tratti di un cammino di accompagnamento spirituale sono la verità e la libertà da entrambe le parti, guida e guidato. Quando una delle due viene meno il cammino si incrina e ci si accorge che “ci si cerca, ma non per trovare”. Quello è il segnale di una dipendenza insana, da affrontare con grande chiarezza».

Come ci si rende conto che è bene interrompere?
«Quando ci si accorge che non si progredisce più, che si fatica a essere sinceri e completamente liberi, quando i termini di confronto non riportano al reale».

I tratti di un cammino di accompagnamento spirituale sono la verità e la libertà da entrambe le parti

Come ha cambiato la tua vita camminare al fianco dei giovani che hai incontrato?
«In modo profondissimo. Non esco mai da un incontro di accompagnamento spirituale senza essere più ricco, più cresciuto e più sanamente in crisi. Incontro persone splendide con il desiderio di Dio più o meno verbalizzato e mi stupisco sempre, anche davanti a quelle situazioni di vita che sono più ferite o affaticate. Dio lavora nei cuori di ciascuno in modo unico e incredibile».

I laici possono essere delle guide spirituali per i loro fratelli?
«L’accompagnamento spirituale è tratto determinante del ministero sacerdotale o della consacrazione ma non esclusivo: quindi direi di sì. Vivere in grazia di Dio ed essere in relazione piena con Lui è il determinante dell’azione di una guida spirituale, avere una umanità sana e in cammino. Queste sono caratteristiche di chi si presta ad accompagnare nella direzione spirituale».

Cosa consiglieresti a chi cerca una guida spirituale o a chi non ne ha una?
«Avere una guida spirituale non è sinonimo di perfezione o di garantita vita spirituale, ma sicuramente, come si dice, da soli si va più veloci ma insieme si va più lontano».

 

Il personaggio

«Ciao a te, mi chiamo don Luca e sono felicemente un salesiano prete. Vivo a Torino Valdocco, un luogo Santo in cui sono fioriti Santi e Sante della Torino dell’Ottocento. Tra questi don Bosco, il padre, maestro e amico dei giovani. La sua persona mi ha afferrato fin da ragazzino e dal fascino per un grande uomo imparo sempre più a scoprire la grandezza dell’uomo di Dio che era. Attraverso la sua persona e il suo carisma Dio mi ha sedotto e io mi sono semplicemente lasciato sedurre per essere con Lui segno e portatore del Suo amore per i giovani. La vita fraterna in comunità con altri confratelli colora la mia missione a favore dei giovani. Mi occupo nella Pastorale Giovanile del Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania di Vocazioni, Missioni e Volontariato internazionale e di Prenoviziato per coloro che iniziano a muovere i primi passi nella vita salesiana. Ti aspetto». Si presentava così don Luca Barone nel 2012. Oggi, dopo essere stato direttore dell’Istituto Agnelli di Torino, del Colle don Bosco (dove nacque don Bosco) è direttore della casa salesiana del “Reba” di Torino.

Speciale a cura di Enzo Governale

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