Domenica 2 febbraio
Il messaggio dei vescovi: «La vita non è un oggetto da possedere, è una promessa di bene»
“Aprite le porte alla Vita”, è questo il titolo del messaggio dei vescovi per la 42a Giornata per la Vita di domenica 2 febbraio. «“Che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?”. La domanda che il giovane rivolge a Gesù ce la poniamo tutti, anche se non sempre la lasciamo affiorare con chiarezza: rimane sommersa dalle preoccupazioni quotidiane. […] Gesù ascolta la domanda, l’accoglie e risponde: “Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti”» si legge nel messaggio. Una riposta che introduce a un cambiamento: «La vita non è un oggetto da possedere o un manufatto da produrre, è piuttosto una promessa di bene, a cui possiamo partecipare, decidendo di aprirle le porte». Nello scritto si legge ancora: «Non tutti fanno l’esperienza di essere accolti da coloro che li hanno generati: numerose sono le forme di aborto, di abbandono, di maltrattamento e di abuso. Davanti a queste azioni disumane ogni persona prova un senso di ribellione o di vergogna. Dietro a questi sentimenti si nasconde l’attesa delusa e tradita, ma può fiorire anche la speranza radicale di far fruttare i talenti ricevuti. Solo così si può diventare responsabili verso gli altri e “gettare un ponte tra quella cura che si è ricevuta fin dall’inizio della vita, e che ha consentito ad essa di dispiegarsi in tutto l’arco del suo svolgersi, e la cura da prestare responsabilmente agli altri”».
Diventando «consapevoli e riconoscenti della porta che ci è stata aperta» si può così «aprire la porta agli altri viventi». E proprio da qui «nasce l’impegno di custodire e proteggere la vita umana dall’inizio fino al suo naturale termine e di combattere ogni forma di violazione della dignità, anche quando è in gioco la tecnologia o l’economia». «Sarà lasciandoci coinvolgere e partecipando con gratitudine a questa esperienza che potremo andare oltre quella chiusura che si manifesta nella nostra società ad ogni livello. Incrementando la fiducia, la solidarietà e l’ospitalità reciproca potremo spalancare le porte ad ogni novità e resistere alla tentazione di arrendersi alle varie forme di eutanasia» si legge nell’ultima parte del messaggio. «È questa l’unica via attraverso cui, dal seme che muore, possono nascere e maturare i frutti. È l’unica via perché la uguale dignità di ogni persona possa essere rispettata e promossa, anche là dove si manifesta più vulnerabile e fragile. Qui infatti emerge con chiarezza che non è possibile vivere se non riconoscendoci affidati gli uni agli altri. Il frutto del Vangelo è la fraternità» concludono i vescovi.
Anche il direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale della famiglia della Cei, fra Marco Vianelli, ha voluto rivolgere il suo invito a tutti organizzatori delle attività diocesane e ai parroci: «È l’occasione per dar luce al desiderio di vita buona e sensata che si genera negli uomini e nelle donne di questo tempo. Infatti, “la vita non è un oggetto da possedere o un manufatto da produrre, è piuttosto una promessa di bene, a cui possiamo partecipare, decidendo di aprirle le porte”. Spesso sono proprio le situazioni di prova, le relazioni da ricostruire, le crisi da superare a nascondere l’opportunità di dare un senso nuovo all’esistenza, schiudendo i chiavistelli del proprio cuore allo Spirito che risana gli animi». Fra Vianelli conclude: «Osiamo sperare che la Giornata per la vita divenga sempre più un’occasione per spalancare le porte a nuove forme di fraternità solidale».
Alessandro Venticinque