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C’era una volta l’Uomo Qualunque

La storia siamo noi di Giovanni Massobrio

Guglielmo Giannini e la sua politica

Le varie vicende della vita politica della nostra Nazione, lasciano sovente perplessi gli elettori. Non bisogna però stupirsi più di tanto, in quanto, se si volge lo sguardo al passato, troviamo interessanti riferimenti nella storia elettorale italiana. Correva l’anno 1946 ed un certo Guglielmo Giannini, commediografo e giornalista, fondò il Fronte dell’Uomo Qualunque, un movimento sorto attorno all’omonimo settimanale fondato a Roma. Un giornale che inizialmente ebbe un grande successo, in quanto “dava voce” a tutto il malcontento presente negli italiani nel difficile clima del dopoguerra. Giannini fu molto abile nell’interpretare politicamente questa situazione. Riuscì infatti a presentare il suo movimento alle elezioni per l’Assemblea Costituente nel giugno del 1946, ottenendo un risultato inaspettato. Ben 30 furono i deputati che il movimento mandò in Parlamento.

Attraverso il suo giornale, Giannini attaccava tutto e tutti, era antifascista ed anticomunista, contrario al regime dei partiti e ad ogni forma di statalizzazione. Il movimento non aveva base ideologiche. Giannini sosteneva che per gestire lo Stato bastava un buon ragioniere che entrasse in carica il primo di gennaio e che decadesse il 31 dicembre. Per scelte politiche sbagliate, nelle elezioni del 1948 il Movimento dell’Uomo Qualunque non riuscì a replicare il successo del 1946. Nel volgere di pochi mesi i parlamentari eletti confluirono in altri partiti, dalla Democrazia cristiana di De Gasperi al Partito Monarchico di Achille Lauro, decretando così la fine del Movimento. Un “corso” storico che dovrebbe ricordare qualche cosa alla politica attuale.

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