L’omelia del Vescovo per le esequie di monsignor Gianni Merlano
«Beati i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono». Che bella questa espressione! La nostra celebrazione è l’Eucarestia, cioè rendimento di grazia. Signore noi vogliamo ringraziarti per il dono che don Gianni è stato per la nostra Chiesa alessandrina, per le parrocchie nelle quali ha prestato servizio, e in ultimo per il suo preziosissimo servizio, dal Giubileo della Misericordia in avanti, nella nostra Cattedrale. Mi stringo con affetto, come Pastore della Diocesi, ai suoi cari, e a tutte le persone che sentono la sofferenza di questa dipartita.
Ecco, io credo che quando qualcuno che ha ottenuto un posto importante nella nostra vita se ne va, è come se andasse via veramente un padre. Io entrando in questa assemblea ho sentito un senso diffuso di “orfananza”. Fa male al cuore, ma dobbiamo viverlo nella serenità perché abbiamo un Padre nei Cieli che provvede a tutti noi con benevolenza, che ci ama, che vuole che noi andiamo avanti, e ci procurerà gli aiuti necessari per questo. Nella nostra vita portiamo frutti, ma che spesso si valutano più pienamente solo concluso un percorso. A volte è come se si aprissero i nostri occhi e potessimo accorgerci del dono prezioso che sono le persone care che il Signore ha messo sulla nostra strada. Ho vissuto tanti anni con mia madre, ma non l’ho mai apprezzata come quando è giunta alla fine del suo percorso di vita, pur avendo goduto sempre dei benefici che mi sono giunti attraverso di lei. Così è anche per don Gianni. «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto».
Siamo qui in tanti, ma sono convinto che saremmo potuti essere moltissimi di più. Limitati, come siamo, da questa situazione di pandemia. Ma siamo qui per attestare i frutti dell’azione di Dio attraverso l’opera di un uomo. Prendo solo l’ultimo caso: quanto è stata importante la presenza fedele di don Gianni in quel confessionale? Quante sofferenze ha ascoltato? Quanti peccati ha assolto? Assolvere vuol dire sciogliere da un legame col male. È un beneficio straordinario, un potere bellissimo. Quanti legami col male ha sciolto in quel confessionale? Continuando a trasformare le vite di persone che poi tornavano a casa proseguendo la loro strada. Ma il segreto di un cambio di vita stava in quella confessione, dove attraverso un ministro di Dio sono stati sciolti dal loro legame con il male. Che mistero straordinario e strano!
Ho incontrato don Gianni otto giorni prima della sua morte, l’ho trovato lucidissimo. Abbiamo parlato, anche di cose “spesse”, ma quasi subito dal suo letto si è come rizzato interiormente e mi ha detto, con le mani giunte: «Il Signore sia con te! Ti benedica Dio onnipotente te, la tua Chiesa, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». Ha voluto darmi la sua benedizione, è stato un atto che mi ha commosso profondamente. Un’invocazione, una preghiera, una benedizione.
Carissimi, la nostra vita è un mistero: passiamo tutti. Ma, passando in questo mondo, abbiamo il potere di fare cose straordinarie perché eterne. Perché eterne! E don Gianni mi dava proprio al sensazione di averlo molto chiaro questo concetto. Il suo passaggio tra noi, la sua Pasqua perché è il passaggio di chi porta il Signore, è stato un segno, un richiamo a volgerci a Dio, a dare tempo e spazio alle cose che contano. Quelle eterne. Sapendo che andiamo incontro a una vita eterna, dove non ci saranno più pianto, lacrime, separazione, malattie e sofferenze. Questa è la nostra meta… Ma che non ci fa disimpegnare dalle attività del mondo, ma ce le fa vivere con maggiore intensità, sapendo che essere hanno una risonanza eterna. «Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome. Venne allora una voce dal cielo: “L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!”». Lo diciamo tutte le volte similmente, come prima invocazione del padre Nostro: «Sia santificato il tuo nome». La santificazione del nome di Dio passa attraverso l’offerta amorosa della nostra vita.
Ecco, carissimi fratelli e sorelle, siamo qui a vivere questa liturgia in cui il Signore Gesù ripresenta il suo dono d’amore, che lo ha fatto passare attraverso la morte, per glorificare il nome del Padre e perché noi diventassimo frutto di Dio. Lo vogliamo vivere con convinzione, associando a questa offerta amorosa don Gianni che ha fatto veramente della sua vita un’offerta al Signore, e le nostre vite. Insieme, amando, possiamo cambiare il volto della storia. Almeno della nostra città, della nostra Chiesa. Insieme, amando, come Chiesa, associandoci al Signore. È il mistero della Liturgia, di un’azione invisibile del Signore nella storia, che attraverso di noi genera vita, libertà e gioia.
Carissimi, vi auguro di gustare questa gioia in pienezza. Che la tristezza della separazione momentanea da don Gianni si tramuti per noi in gioia di una vita vissuta quotidianamente secondo l’insegnamento del Signore, in cammino verso la casa del Padre. Dove tutto sarà manifesto, tutto sarà luce, tutto sarà gioia. Questa Liturgia serve per farci guardare a quella gioia e dirigerci più decisamente verso di essa. Che la Vergine Maria, che veneriamo sotto il titolo di Madonna della Salve in questa Cattedrale che sicuramente tante volte ha tenuto il suo sguardo su ciò che accadeva in quel confessionale, ci accompagni e ci guidi, attraverso la fatica della Croce, alla gioia.
Sia lodato Gesù Cristo.
† monsignor Guido Gallese
Esequie di monsignor Gianni Innocenzo Merlano
Cattedrale di Alessandria – Martedì 7 luglio