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Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto

Settimana per l’unità dei cristiani

Le nostre comunità vivranno nei prossimi giorni la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che ormai dal lontano 1968 vede impegnate insieme le Chiese di diverse denominazioni, cattolici, ortodossi e riformati. A livello diocesano l’appuntamento ormai tradizionale è per sabato 23 gennaio, alle ore 19, con la preghiera ecumenica trasmessa in streaming sui canali della nostra diocesi. La data ormai tradizionale per la celebrazione della settimana va dal 18 al 25 gennaio, compresa cioè tra la festa della cattedra di S. Pietro e quella della conversione di S. Paolo, assumendo così un significato simbolico, posta tra le feste dei due apostoli considerati le “colonne” della Chiesa.

Nel contesto del cosiddetto “movimento ecumenico” (dal greco “oikoumene”, “terra abitata”, in senso ampio “casa in cui tutti viviamo”) da ormai più di un secolo è maturata nei cristiani la convinzione della necessità di un impegno condiviso perché la diverse comunità che si sono divise per motivi storici (ricordiamo ad esempio lo scisma con l’oriente del 1054 e i fatti successivi alla predicazione di Lutero dopo il 1517) possano tornare unite e vivere una stessa fede.

La Chiesa cattolica, per diverso tempo ha faticato ad impegnarsi integralmente nel dialogo ecumenico, poiché si riteneva essa stessa il ceppo originario da cui si sono staccate tutte le altre comunità. Pertanto in ambito cattolico non si parlava neanche di “ecumenismo”, ma piuttosto di “unionismo”, invitando i fratelli della comunità separate a ri-unirsi alla Chiesa, a fare ritorno in essa.

Oggi, invece, specialmente dopo papa Giovanni XXIII che definì le altre Chiese come “sorelle” e non più considerate come eretiche, scismatiche e scomunicate, dopo il Concilio Vaticano II e dopo i documenti dei diversi papi del nostro tempo, sappiamo bene che il fine della nostra preghiera per l’unità non è tanto la fusione di tutti i cristiani in un’unica super-Chiesa – cosa che appare storicamente e umanamente assai improbabile. Il traguardo è piuttosto spirituale ed è il cammino comune verso una maggiore fedeltà a Cristo e alla sua Parola, per essere davvero su questa terra quella comunità a cui lui ha dato inizio.

Poiché, come ben sappiamo, la storia della divisione delle Chiese è segnata anche da lotte ed episodi dolorosi, si tratta di una conquista notevole che oggi i cristiani possano pregare insieme e parlare di “riconciliazione” e di “unione”, guardando al passato senza rimuovere la memoria degli sbagli e delle divisioni, ma assumendone con coraggio il peso, da portare forse con fatica ma più consapevoli della strada da percorrere verso Cristo. È lui infatti la mèta che ci proponiamo insieme, come ricorda proprio il versetto biblico scelto per la celebrazione di quest’anno: “Rimanete nel mio amore” (Gv 15,9).

don Stefano Tessaglia
Servizio diocesano ecumenismo
e dialogo interreligioso

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