Storie di fratellanza
Latifa Ibn Ziaten: una madre e suo figlio vittima di terrorismo
Latifa Ibn Ziaten (nella foto qui sotto), originaria del Marocco, ma dal 1977, quando ha 17 anni, vive in Francia. Cresce cinque figli, quattro maschi e una femmina. La sua vita cambia l’11 marzo 2012: suo figlio Imad, 30enne paracadutista militare, viene assassinato dal terrorista Mohamed Merah davanti alla sua caserma a Tolosa. «Sentivo come se le mie interiora bruciassero, ma poi ho sognato mio figlio tre volte, mi diceva “Mamma, alzati, ho bisogno di te”».
La donna, nonostante il dolore, si avvicina a Merah, e capisce che quel giovane si sentiva abbandonato e non era mai riuscito a integrarsi nella società. Allora il 24 aprile 2012 crea l’associazione “Imad per la gioventù e la pace”. Latifa viaggia in tutta la Francia per raccontare la sua storia e per incontrare i giovani: la sua speranza è di contribuire a preservare l’armonia sociale tra le generazioni più anziane e le giovani, sia tra le persone originarie della Francia e i migranti.
Così, il Pontefice ha voluto ringraziarla: «Cara sorella, le tue ultime parole non sono dette per sentito dire o per convenzione: “Siamo tutti fratelli”. Sono la convinzione. E una convinzione plasmata nel dolore, nelle tue piaghe. Hai speso la tua vita per il sorriso, hai speso la tua vita per il non risentimento e, attraverso il dolore di perdere un figlio – solo una madre sa cosa significa perdere un figlio – attraverso questo dolore hai il coraggio di dire “siamo tutti fratelli” e di seminare parole d’amore. Grazie per la tua testimonianza. E grazie di essere madre di tuo figlio, di tanti ragazzi e ragazze; di essere madre oggi di questa umanità che ti sta ascoltando e che impara da te: o il cammino della fratellanza, o fratelli, o perdiamo tutto. Grazie, grazie».
António Guterres: quel «cessate il fuoco» delle Nazioni Unite durante la pandemia
António Guterres (nella foto qui sotto), uomo politico ed ex primo ministro del Portogallo, dal 2017 è il nono segretario generale delle Nazioni Unite. Nel corso di questi anni ha intrapreso un mandato specifico al fine di affrontare le questioni relative alla pace e alla sicurezza nel mondo, puntando alla modernizzazione delle pratiche di peacekeeping delle Nazioni Unite.
In particolare, durante l’ultimo anno caratterizzato dell’emergenza pandemica del coronavirus, Guterres ha alzato la voce in diverse occasioni facendo appello per un «cessate il fuoco globale in tutti gli angoli del mondo per concentrarsi insieme sulla vera battaglia: sconfiggere il Covid-19» con la conseguente risposta di 170 stati membri e osservatori.
Guterres ha annunciato su Twitter che donerà l’intero ammontare del premio all’Agenzia dell’Onu per i rifugiati, che lo stesso Guterres ha diretto nel decennio 2005-2015. Prima di ricevere il suo premio giovedì, Guterres, ha dichiarato: «È con umiltà e profonda gratitudine che mi sento onorato di ricevere il Premio Zayed per la Fraternità. Per me è inteso anche come un riconoscimento per il lavoro che le Nazioni Unite svolgono ogni giorno, ovunque, al fine di promuovere la pace e la dignità umana».
Alla consegna virtuale del riconoscimento il Papa ha commentato: «Desidero congratularmi per questo Premio con il Segretario Generale delle Nazioni Unite e ringraziarlo per tutti gli sforzi che compie per la pace. Una pace che si può ottenere solo con un cuore fraterno. Grazie per quello cha fa».