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Una storia di dedizione alla Chiesa

Speciale “50 anni di Maria Nivis”

Elisabetta Taverna, presidente Azione Cattolica diocesana

Il cinquantesimo anniversario dell’inaugurazione di Casa Maria Nivis ricorre in un momento in cui non è ancora possibile organizzare eventi con grande affluenza di partecipanti. Sarebbe però un errore pensare che festeggeremo in forma ridotta. Il regalo più significativo che vogliamo farci reciprocamente è lasciare da parte ogni tono nostalgico e riscoprire pienamente l’intensità di una storia che ha ancora tanto da trasmettere, a maggior ragione nel tempo complesso di cambiamenti e ripartenze che stiamo attraversando.

Quella di Casa Maria Nivis è una storia di grandi ideali, di dedizione alla Chiesa, di spirito di servizio che ha per protagonisti giovani e adulti, laici, sacerdoti e religiose capaci di abitare con coraggio e passione il presente e guardare con speranza al futuro. È una storia che inizia diversi anni prima del 25 luglio 1971 e per ripercorrerla prenderò in prestito alcuni brani del testo “Cima Maria Nivis” dell’indimenticabile don Luigi Riccardi.

Il 25 Aprile 1959, su una Lancia-Ardea dall’aspetto piuttosto coloniale, sbarcarono a Torgnon Mons. Capra, Sr. Carmela dell’Istituto Sordomuti e la Sig.na Anna Maria Bionda della Gioventù Femminile di A.C. Dopo l’incontro con il parroco, per i dettagli e per reperire altro spazio nella vecchia canonica, il 30 giugno 1959 la “Rettoria” iniziò ad ospitare le prime giovani giunte da Alessandria. Nel mese di luglio la dr.ssa Lilia Testa e don Luigi Riccardi guidarono il primo campo-scuola e da allora la “Rettoria” fu ribattezzata “Maria Nivis”.
Una pubblicità ripresa incautamente da “La Domenica del Corriere” fece piovere una montagna di richieste di soggiorno. Per far fronte alle numerose richieste, iniziava una rapida esplorazione del vicinato. Si contrattò a livello comunale per alcune aule scolastiche e sorse il primo distaccamento.

Scopriamo così che la capacità di fare rete e promuovere alleanze sul territorio – di cui in questi mesi di emergenza abbiamo sperimentato la fondamentale importanza – sono parte di uno stile che ha radici profonde. Sorprende leggere, mentre ci prepariamo ad un intenso cammino sinodale, quante iniziative presero vita sulla spinta del Concilio, in quella semplice casa di Torgnon: dalle settimane di studio della Bibbia agli incontri di approfondimento sui problemi del mondo femminile e del lavoro, dalle proposte per l’animazione missionaria ai primi campi-scuola nazionali per i seminaristi del nord Italia in cui confrontarsi sull’inserimento dei laici nella pastorale della Chiesa locale e delle parrocchie.

Dopo le molteplici iniziative di cui abbiamo fatto cenno, si sentiva l’esigenza del progetto di una nuova “Maria Nivis” ed intanto la G.F. alessandrina andava ad ogni Ferragosto in pellegrinaggio a Lourdes per domandare alla Madonna, fra tante grazie, anche una risposta ad un progetto non solo chiuso in un cassetto, ma già nel cuore di molti.
La Divina Provvidenza aprì il cuore alla famiglia Mognod di Septumian ed il 9 dicembre 1966 veniva accettata la donazione dei terreno ove sarebbe sorta la “Maria Nivis”. L’architetto Luigi Visconti ed il geom. Giorgio Grange nel 1967 perfezionarono il progetto della costruzione che il 5 dicembre 1968 veniva definitivamente approvato dalla Regione.

Che il progetto fosse nel cuore di molti è dimostrato in modo evidente dal coinvolgimento che si mise in atto, con intraprendenza e creatività, per reperire i fondi necessari a sostenere le ingenti spese di realizzazione.

Fra le varie forme escogitate per affrontare la non facile congiuntura, si realizzarono prestiti senza interessi da parte di sacerdoti, laici, giovani della G.F. o ex socie; furono organizzate raccolte di carta in città e in tutti i centri della diocesi; le addette ai seggi elettorali versarono alla cassa comune le loro spettanze… e poi l’amore alla nuova casa, la fantasia… i debiti crescenti suggerirono tanti e tanti modi per raggranellare anche spiccioli per far fronte alle scadenze.
Perché la casa sorgesse benedetta dal Signore, parte della somma realizzata con la raccolta della carta, veniva destinata alle missioni.
Indimenticabili le serate in Seminario ove si confezionavano i tappi in plastica per una ditta cittadina. Si lavorava con l’utile di pochi centesimi; quasi mai si superava la lira per ogni confezione, ma intanto si costruivano la comunione e la comunità, l’amicizia e l’impegno fra le giovani. Erano queste le più solide fondamenta della “Maria Nivis” che cresceva, prima ancora che nella sua struttura muraria, nel cuore e nelle attese di molti.

Sulla base di queste fondamenta possiamo immaginare quanta emozione nel portare a compimento il progetto, quanto affiatamento tra gli instancabili collaboratori che – affrontando anche viaggi avventurosi – parteciparono attivamente ai lavori di costruzione, che atmosfera di autentica festa nell’aprire ufficialmente le porte della Casa!
Da quel giorno le storie e le esperienze di innumerevoli persone di ogni età hanno continuato ad intrecciarsi: sono nate amicizie profonde, scelte di vita importanti, amori che hanno generato nuove famiglie… La storia non si è esaurita perché nel corso degli anni si è aperta al contributo di tanti nuovi protagonisti che – pur non avendola vissuta dal principio – si sono inseriti per condividerne lo spirito.

L’ora della Grazia non è segnata sui quadranti degli orologi, ma passa attraverso le mille occasioni, anche quelle più impensate, dell’esistente. Le pagine più belle della “Maria Nivis” sono quelle che non si possono leggere se non attraverso pochi segni; sono pagine di diari quasi sigillati dalla grazia e dall’incontro con Dio, ma sono le più significative.

Da diversi mesi l’imprevisto ha fatto irruzione nella nostra esistenza, ci siamo sentiti disorientati di fronte a domande inedite e situazioni che mai avremmo immaginato, siamo stati costretti a sospendere tante delle consuetudini che ci davano sicurezza. Nel cercare forme nuove per dare continuità al nostro cammino senza fermarci a rimpiangere ciò che non possiamo fare o attendere con rassegnazione momenti più favorevoli, riconosciamo che quelle pagine sigillate dalla Grazia sono un’eredità preziosa di cui fare tesoro. L’affettuosa gratitudine per i testimoni che ce l’hanno consegnata si trasforma allora in impegno ed augurio di essere fedeli alla realtà che abitiamo, capaci di stare dentro la Storia da credenti, convinti che ogni tempo sia prezioso, da vivere con passione, responsabilità e speranza.

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