Azione Cattolica
Sabato 19 febbraio il gruppo Fede/politica dell’Azione Cattolica del Piemonte e della Valle d’Aosta ha presentato un interessante sondaggio dal titolo “AC, Chiesa, Politica” (lo trovate sul sito www.acpiemonte-aosta.it), che ha interpellato 225 persone di AC di tutte le 17 diocesi della regione. All’incontro, online per ragioni di sicurezza, hanno partecipato 52 responsabili di Ac, i direttori dei settimanali diocesani della regione, il Delegato regionale AC Massimo Liffredo, Vittorio Rapetti (nella foto) del gruppo Fede/politica e monsignor Marco Arnolfo, arcivescovo di Vercelli e delegato Cep per la pastorale sociale e del lavoro. E proprio a Rapetti, insegnante in pensione, già presidente diocesano di AC ad Acqui e poi Delegato regionale per tre mandati, abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa di più sul gruppo Fede/politica. E sui risultati del sondaggio.
Rapetti, che cos’è “Fede/politica”?
«Il gruppo è nato nel 2013, e poi nel 2015 si è strutturato. Il nucleo di coordinamento è formato dai rappresentanti delle presidenze diocesane, tra cui Silvio Crudo, Piero Reggio, Roberto Falciola e Gianni Ronco, che hanno partecipato all’incontro di sabato. Il gruppo è regionale, ed è pensato come servizio alla delegazione regionale e, a sua volta, alle diocesi. Con due obiettivi: sostenere dal punto di vista spirituale e culturale le persone che nel mondo cattolico si impegnano in politica, e fornire un supporto formativo ai responsabili dell’AC sui temi socio-politici. Dal 2018 abbiamo avviato il mensile online “Costruire la città”, proprio per approfondire queste tematiche».
Veniamo all’indagine presentata sabato. Perché questo sondaggio?
«La motivazione è duplice. Da un lato, nell’assemblea regionale di AC dell’anno scorso abbiamo approvato un documento che rilancia l’attenzione formativa alla dimensione sociale e politica. Allo stesso tempo, nell’arco degli ultimi due trienni abbiamo registrato un notevole ricambio dei responsabili, anche in ambito giovanile, e quindi ci è sembrato importante verificare come i “nuovi” vedono la politica. L’obiettivo è capire che tipo di formazione serve ai responsabili, ma non solo: vogliamo contribuire al Sinodo, e dunque l’indagine vuole essere un aiuto alle Chiese locali in ordine al cammino sinodale».
Parliamo dei risultati: qual è stato il punto più “sorprendente”?
«L’indagine è divisa in due sezioni: una è il rapporto AC-Chiesa, l’altra è il rapporto AC-Politica. Il primo elemento spiazzante è il giudizio sul “contesto Covid” di questi ultimi due anni. Su questo tema le opinioni si sono divise: alcuni dicono che il Covid sta producendo un forte indebolimento nella vita ecclesiale; altri, invece, sostengono che la pandemia ha portato in luce una fragilità che già esisteva prima, ma che si faticava a vedere. In ogni caso la comunità cristiana si scopre più fragile, ma proprio qui sta l’occasione per una ripartenza, difficile ma su cui vale la pena spendersi. Per questo l’indagine si lega al cammino sinodale».
Altri elementi degni di nota?
«Dal sondaggio emerge che nei responsabili diocesani di AC c’è un’identità molto chiara e definita sui punti fondanti. Vorremmo usare questo strumento come stimolo formativo, in direzione pastorale, a sostegno delle esperienze interparrocchiali e delle proposte diocesane. Con un tema su tutti: quello della corresponsabilità tra laici e preti. Noi veniamo da una tradizione di laicato “collaboratore”, ma ora è il momento di ribadire il valore delle associazioni e dei movimenti nella Chiesa: soprattutto nella prospettiva di offrire un sostegno alle persone sul rapporto fede-vita, che per me è il nucleo essenziale della questione. Un rapporto che si approfondisce recuperando una dimensione comunitaria, che oggi sembra mancare anche nei nostri ambienti, ma che è essenziale anche rispetto alla responsabilità sociale e civile dei cristiani. Mi è sembrato importante l’apprezzamento dell’arcivescovo Arnolfo, che ha proposto di presentare questo contributo all’intera Conferenza episcopale piemontese».
Andrea Antonuccio