Centro italiano femminile
A Roma, nei giorni dal 23 al 26 marzo, si è svolto l’incontro dell’Associazione, con la partecipazione di oltre 200 Aderenti provenienti dai territori italiani, chiamate innanzitutto alle operazioni di voto per il rinnovo delle cariche a livello nazionale e a rinsaldare una relazione in grado di ri-significare tutte le altre. Mosse dal desiderio di controllare l’ago della bussola del tempo che due anni fa sembrava essersi fermato, si sono incontrate per ritrovare l’autenticità della vita che si è imbattuta in molteplici resistenze prodotte dagli ingorghi della quotidianità. Tutte pronte – quindi – a raddrizzare i sentieri tortuosi percorsi nel tempo della pandemia che ci è parso offuscasse il senso della nostra esistenza anche associativa della quale, si desidera riconoscerne le coordinate che ci porteranno ad un nuovo inizio. L’adesione al Cif, che malgrado le difficoltà abbiamo riconfermato, ci aiuta a considerare questo spazio, questo tempo, questo presente come tempo, spazio, presente che scegliamo per rimetterci in cammino. Abbiamo il passo forse più stanco ma siamo allenate a fidarci a rimanere in relazione (nonostante le distanze e le regole restrittive) forti della freschezza del nostro pensiero che sfida – oggi come nel 1945 – il pensiero unico dominante.
Nel corso degli incontri cadenzati da relazioni di alto profilo e seguite da vivace dibattito, ci siamo interrogate sul contributo evangelico da offrire in ogni nostro ambito; sul come possiamo comunicare la speranza a coloro che vivono l’isolamento causato dai rapporti virtuali; su come renderci consapevoli che la vocazione umana è incontrare l’altro, è donarsi per prendersi cura dell’altro (il tema dell’8 marzo riportava: Custodire l’Umano).
Le donne del Cif sono le eredi di un mondo in cui la parte femminile è stata collocata in una sfera nascosta e segreta, nella casa, nell’ambito domestico della famiglia. Ma nel tempo la sfida cruciale che ha attraversato la cultura e la condizione femminile, grazie all’impegno di tante, è sfociato nella piena cittadinanza democratica delle donne, portandole ad indossare l’abito di protagoniste nel pluralismo delle etnie, delle culture, delle religioni. Nella nostra società troviamo ancora persistente la disuguaglianza di genere causata principalmente da due fattori, parzialmente intrecciati tra loro. Uno riguarda la libertà intesa come indipendenza dai legami, l’altro la limitazione che deriva dalla dedizione delle donne ai bisogni altrui.
E oggi, come Aderenti Cif, partendo dalla nostra storia – che appartiene a quella più vasta dell’associazionismo del dopoguerra – ci concentriamo su tre interrogativi:
1) è ancora necessaria un’associazione di genere?
2) Ha ancora senso rivolgersi a donne cristiane, cattoliche?
3) L’obiettivo è ancora quello della parità?
Alla prima domanda rispondiamo sì, perché la communitas richiede che sia attiva la complementarietà degli opposti. Alla seconda ancora sì, perché il mondo post moderno ha bisogno di ricostruire una propria identità attraverso la speranza cristiana che lo allontani dal secolarismo e dal relativismo. Alla terza domanda ancora sì, perché l’esperienza delle quote rosa ci dice che bisogna ancora incidere nell’aspetto democratico delle scelte del tempo e della storia.
Ed infine, il messaggio di Papa Francesco, rivolto alle donne del Cif ricevute in udienza privata, iniziato con il grazie perché ci siete, proseguito con l’elogio all’impegno dell’Associazione sul versante dei diritti e della cultura, concluso con l’invito a essere protagoniste di un cambiamento di rotta, possibile perché la forza delle donne grande. È grande! E allora, ancora Cif.
Rosa Mazzarello Fenu