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La Via Crucis delle guerre dimenticate

Venerdì Santo

Cari lettori, non spaventatevi: abbiamo provato a immaginare una Via Crucis particolare, in cui a ogni stazione rievochiamo le sofferenze del mondo in cui viviamo. Lo abbiamo fatto per una immedesimazione con i patimenti di Cristo durante la sua Passione. Patimenti che proseguono ancora oggi, nella carne di tutti coloro che si trovano in mezzo a guerre e tensioni che non hanno voluto, e nemmeno provocato: donne, bambini, padri di famiglia… insomma, tutta quella umanità che porta a Dio il suo grido di dolore, di rabbia e di giustizia.

Come ha detto il Papa nell’omelia della Domenica delle Palme, «Cristo è ancora una volta inchiodato alla croce nelle madri che piangono la morte ingiusta dei mariti e dei figli. È crocifisso nei profughi che fuggono dalle bombe con i bambini in braccio. È crocifisso negli anziani lasciati soli a morire, nei giovani privati di futuro, nei soldati mandati a uccidere i loro fratelli. Cristo è crocifisso lì, oggi».

Ricordiamoci che di quegli esseri umani “crocifissi” noi siamo fratelli. In Cristo. E non illudiamoci troppo, solo perché non viviamo in zone “instabili” come l’Africa o il Medio Oriente: la guerra è già in Europa, e un giorno potrebbe bussare alle porte delle nostre case. Come possiamo rimanere indifferenti?

La Via Crucis

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1a stazione: Gesù è condottato a morte

Afghanistan

La guerra in Afghanistan, con fasi alterne, va avanti dal 1979. L’ultima fase del conflitto è iniziata nel 2001 con la risposta degli Stati Uniti all’attacco alle Torri gemelle: una reazione statunitense contro il Governo talebano, accusato di ospitare Osama bin Laden e al-Qaeda. Inizialmente, il conflitto è partito con l’invasione del territorio controllato dai talebani, da parte dei gruppi afghani loro ostili dell’Alleanza del Nord, con Usa e Nato a fornire supporto tattico, aereo e logistico. Dopo la conquista di Kabul, le truppe occidentali, statunitensi e britannici in testa, hanno incrementato la loro presenza anche a livello territoriale per sostenere il nuovo governo afghano. Il 2 maggio 2011 ad Abbottabad, in Pakistan, le forze statunitensi hanno ucciso nel suo rifugio il leader di al-Qaida, Osama bin Laden. Altro passaggio chiave è il 2021: con l’ingresso a Kabul dei talebani, si è concretizzato il ritiro dall’Afghanistan degli Stati Uniti. Dopo la presa al potere dei talebani, è proseguita la violenza contro i civili. Anche per questo, il conflitto afghano non può considerarsi concluso.

2a stazione: Gesù è caricato della croce

Algeria

In Algeria, a tenere banco non ci sono solo tensioni interne, tra proteste e arresti nei confronti del movimento “Hirak” (nato nel febbraio del 2019 contro il regime di Bouteflika, predecessore dell’attuale presidente Tebboune). Il Paese, in profonda crisi economica, è in pieno conflitto con il Marocco dal 20 dicembre 2020, quando l’amministrazione Trump ha riconosciuto la «marocchinità» del Sahara Occidentale (regione del Nordafrica, il cui territorio è conteso tra Marocco e Fronte Polisario, movimento separatista sostenuto dall’Algeria). Il tutto accentuato dalle relazioni diplomatiche tra Marocco e Israele, considerato nemico da Algeri. I due vicini hanno aumentato il budget militare nel 2022. L’Algeria, che ha chiuso le frontiere, ha anche dispiegato sofisticate apparecchiature di controllo militare di fabbricazione russa al confine con il Marocco. Intanto, notizia di martedì 12 aprile, Italia e Algeria hanno firmato una serie di accordi sul gas per sopperire alla mancanza di forniture russe. In visita ad Algeri, il premier Mario Draghi ha firmato un accordo che prevede la fornitura graduale di «volumi crescenti di gas a partire dal 2022, fino a 9 miliardi di metri cubi di gas all’anno nel 2023-24».

3a stazione: Gesù cade per la prima volta

Burkina Faso

Il Burkina Faso è diventato l’epicentro della crisi che attanaglia tutto il Sahel. Un’emergenza umanitaria, sociale, sanitaria e politica dovuta alla carestia, al Covid-19 e alla violenza dei gruppi estremisti islamici. Una violenza che si è intensificata negli ultimi due anni, soprattutto nella zona settentrionale del Paese, caratterizzata da attacchi di forze ribelli, di gruppi islamisti o anche delle milizie di autodifesa. Migliaia le vittime dal 2015: secondo il Programma alimentare mondiale dell’Onu, la stima delle persone che soffrono di malnutrizione è triplicata rispetto al 2019, toccando quota 3,4 milioni. A questo si aggiunge anche il colpo di Stato militare del 24 gennaio 2022, promosso da Mpsr, ha visto arrestare e deporre il presidente Roch Marc Christian Kaboré. A febbraio una delegazione dell’Ecowa (Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale) ha incontrato il tenente colonnello Paul-Henri Damiba, leader del golpe, che si è dichiarato capo di Stato senza però aver ancora proposto una tempistica per il ritorno all’ordine costituzionale.

4a stazione: Gesù incontra sua madre

Colombia

La guerra civile colombiana è iniziata negli Anni 60: in conflitto lo Stato e le formazioni guerrigliere. Dopo la firma degli accordi del 2016 tra il Governo di Juan Manuel Santos e la guerriglia delle Farc, il cammino verso la pace si è rivelato tortuoso e arduo. Nel corso degli anni successivi, sono stati uccisi molti ex guerriglieri che avevano deposto le armi e stavano reinserendosi nella società civile. Nella quasi totalità dei casi, i crimini sono rimasti senza un colpevole e impuniti. Ma è cosa nota che i responsabili appartengano a una galassia di forze paramilitari o bande di criminalità organizzata, spesso indistinguibili le une dalle altre. Se la violenza nelle aree rurali non è terminata, anche le aree urbane sono state investite dai conflitti. Il 2021 si è concluso in Colombia con un tragico bilancio di vittime, fra rappresentanti sindacali, leader indigeni ed ex combattenti della guerriglia che hanno deposto le armi: 335 vittime e 171 leader sociali uccisi. Anche il 2022 si è aperto con diversi conflitti violenti.

5a stazione: Gesù è aiutato a portare la croce

Etiopia

Lo scontro ha inizio nel novembre del 2020, quando le truppe di Addis Abeba hanno attaccato la regione del Tigray, dove si erano tenute elezioni non autorizzate che avevano visto vincere il Tplf (Tigray people’s liberation front), la formazione politica e militare rappresentante della comunità tigrina dell’Etiopia. Il premier Abiy Ahmed, insignito nel 2019 del premio Nobel per la Pace per aver siglato una storica tregua con l’Eritrea, in risposta alle votazioni illegittime ha dato il via libera a un’offensiva su larga scala per sottomettere la regione ribelle. Oggi i combattimenti sono a poche centinaia di chilometri dalla capitale Addis Abeba e il rischio di una catastrofe è concreto. Questo conflitto ha provocato lo sfollamento interno di migliaia di persone e la fuga di oltre 60 mila tigrini nelle regioni confinanti del Sudan orientale. L’Onu, inoltre, ha confermato che i militari bloccano l’accesso alle vie di comunicazione impedendo la distribuzione di cibo e aiuti nella regione del Tigray, dove ormai l’80% della popolazione (ovvero circa 6 milioni di persone) rischia di morire di fame.

6a stazione: La Veronica asciuga il volto di Gesù

Haiti

Tutto è partito nel 2016, quando la vittoria elettorale del presidente Jovenel Moise era stata contestata dall’opposizione. Seguito da un mega scandalo di mazzette per oltre due miliardi di dollari, in cui sono rimasti coinvolti gli ultimi quattro presidenti. Nel 2019 sono scoppiate le violente dimostrazioni contro il governo: le elezioni legislative sono saltate e, per oltre un anno, il presidente Moise ha amministrato per decreto. Nell’ottobre 2019, le elezioni legislative sono state rinviate a tempo indeterminato, lasciando il Paese senza un parlamento. Nel caos anche il Primo ministro Joseph Jouthe, che si e dimesso per il picco di omicidi e rapimenti: al suo posto è stato nominato proprio Jovenel Moise. Il picco di tensione si è concretizzato il 7 luglio 2021, quando un commando armato ha assassinato Moise, nella capitale Port-au-Prince. Di fronte alle proteste e al possibile aumento del flusso di haitiani in fuga, la Repubblica Dominicana ha rafforzato il confine con Haiti: 10.000 militari sono stati dispiegati in quattro punti chiave, oltre a droni e telecamere.

7a stazione: Gesù cade per la seconda volta

Israele e Palestina

Dalla formazione dello Stato ebraico nel 1948, è sorto il conflitto israelo-palestinese: due popoli in lotta per la stessa terra, un lembo minuscolo del vicino Oriente. Diversi gli episodi di violenza, l’ultimo nel 2021. Tutto è partito con le proteste di inizio maggio, per una decisione della Corte Suprema di Israele in merito allo sgombero di alcuni residenti palestinesi a Sheikh Jarrah, a Gerusalemme Est. Poi l’escalation di tensione, con Hamās (organizzazione religiosa islamica palestinese) che da Gaza ha lanciato due missili in direzione Gerusalemme e altri razzi contro le comunità israeliane lungo la Striscia. La risposta è arrivata e la guerra è andata avanti fino al 21 maggio con uno scambio di bombardamenti. Tra i palestinesi si contano 256 morti (di cui 66 minorenni); tra gli israeliani, 13 civili, di cui 2 bambini. A oggi il cessate il fuoco sembra reggere, malgrado il recente attentato terroristico nel centro di Tel Aviv, che ha provocato due morti tra i civili e l’uccisione dell’attentatore palestinese.

8a stazione: Gesù consola le donne di Gerusalemme

Libia

Nel 1969 con un golpe militare prende il potere il militare Gheddafi, che poco più tardi viene accusato di finanziamento illecito a gruppi terroristici internazionali. Gli Stati Uniti lo dichiarano “nemico numero uno”, tentando più volte di eliminarlo, ma senza risultati. Fino all’ottobre 2011, quando i ribelli arrivarono a Sirte, a nord della Libia, dove l’ufficiale aveva vissuto nascosto: il leader viene catturato e ucciso. La Libia va nel caos, centinaia di milizie armate e rivali si formano in tutto il Paese, tra scontri di gruppi armati e alleanze. Entra allora in scena Khalifa Haftar, tenente promosso dal consiglio libico nel 2011, che ha lo scopo di liberare il Paese dagli islamisti. Successivamente, l’intera Libia cade nel baratro delle divisioni tribali e, da allora, non riesce a trovare stabilità e governi in grado di essere riconosciuti dalle parti in causa. In tutti questi anni sono continuate le violenze dei trafficanti di esseri umani e delle milizie che li sostengono, con sbarchi e tragedie in mare dei migranti che sono aumentati sempre più.

9a stazione: Gesù cade per la terza volta

Myanmar

Il 1° febbraio 2021 un colpo di Stato militare guidato dal generale Min Aung Hlaing (già a capo di Tatmadaw, l’esercito birmano) ha rovesciato il Governo civile di Aung San Suu Kyi, arrestata col presidente Win Myint e altri esponenti della Lega nazionale per la democrazia che aveva vinto l’8 novembre 2020. Dopo alcuni giorni, è iniziata in tutto il Myanmar una protesta pacifica con centinaia di migliaia di persone nelle piazze: la disobbedienza civile ha dovuto affrontare una repressione durissima, che si è intensificata con l’andare del tempo. La violenza dell’esercito contro la popolazione, che sin dall’inizio si è battuta per rovesciare il golpe, secondo i dati forniti dall’Assistance association for political prisoners ha causato la morte di quasi 1.700 persone e oltre 11 mila arresti. Ma le vittime di questo conflitto dimenticato potrebbero essere molte di più, soprattutto nelle zone etniche, dove migliaia di persone sono scomparse nel nulla e centinaia di migliaia sono fuggite dai loro villaggi. Anche nel 2022 le violenze stanno proseguendo, senza tregua.

10a stazione: Gesù è  spogliato delle vesti

Siria

Nel marzo 2011 il governo siriano, guidato dal presidente Bashar al-Assad, ha assistito al crescere delle proteste per favorire la democrazia nel Paese e la fine del regime. La rivoluzione si è trasformata in conflitto tra le forze governative e gruppi ribelli, prendendo anche una piega religiosa e diventando sempre più settario: la maggioranza sunnita del Paese contro quella alauita del presidente Assad. Mentre i russi offrivano supporto militare, anche gli iraniani e le milizie sciite di Hezbollah si schieravano in difesa dei luoghi sacri e del regime. Sul lato opposto, i gruppi radicali sunniti hanno creato lo Stato Islamico. Mentre la minoranza curda, organizzatasi nelle Ypg (maschili) e Ypj (femminili), ha iniziato a conquistare i territori del Nord-est, formando la Rojava. Nonostante il cessate il fuoco concordato nel Nord-ovest del Paese a inizio 2020, sono proseguiti gli scontri armati nella zona di Idlib: l’area è ancora in mano agli anti-governativi e la situazione umanitaria si è aggravata. L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha stimato oltre 593 mila morti, a fine 2020.

11a stazione: Gesù è inchiodato sulla croce

Somalia

In Somalia è tuttora in corso una guerra civile. In origine, tra fine Anni Ottanta e inizio Anni Novanta, il conflitto è scoppiato per abbattere la dittatura di Siad Barre. La guerra civile è diventata prima una lotta tra clan, e poi a partire dai primi anni del 2000 si è trasformata, assumendo una pseudo matrice religiosa. L’ultimo decennio è stato caratterizzato dall’affermazione del movimento terrorista degli Shabab, che ha come obiettivo la conquista del Paese somalo e l’instaurazione della shari’a (legge islamica). Negli ultimi mesi del 2021 sono aumentati gli attentati nelle zone urbane. E il gruppo terroristico si è scisso, portando ancora più tensione e violenza: tra la fine del 2018 e i primi mesi del 2019, entrambi i gruppi, quello filo qaedista degli Shabab e quello affiliato all’Isis (denominato Islamic State in Somalia-Abnaa ul-Calipha), hanno cominciato a colpire cittadini, imprese e società per autofinanziarsi. Oltre alle questioni interne, la Somalia deve fare i conti con gli screzi diplomatici con i “vicini di casa” del Kenya: tensioni che potrebbero portare a un nuovo conflitto.

12a stazione: Gesù muore in croce

Sudan

Dopo la rivoluzione popolare dell’aprile 2019, che ha deposto Omar Hassan al-Bashir dopo 30 anni di regime autoritario, in Sudan restano teatro di conflitto le Regioni del Darfur, del Nilo Azzurro e delle montagne di Nuba, dove continuano morti e migrazioni. La guerra in Darfur ha mietuto oltre 400 mila vittime e causato la fuga di oltre 2,8 milioni di persone. Villaggi e comunità residenti sulle montagne di Nuba, lungo il confine sud-sudanese, soffrono le conseguenze degli intensi bombardamenti aerei avvenuti sotto la guida di Bashir. La tensione è alta anche tra l’esercito regolare delle Forze armate sudanesi e il gruppo paramilitare denominato Forze di supporto rapido (Fsr), creato dal regime di Bashir come gruppo armato contro-rivoluzionario sotto la guida del generale Mohamed Hamdan Dangalo, noto anche come Hemeti. Nonostante il capo del Consiglio militare di transizione sia formalmente Abdel Fatteh Burhan, il leader effettivo è proprio Hemeti, grazie ai suoi rapporti personali con gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita.

13a stazione: Gesù è deposto dalla croce

Yemen

Il conflitto in Yemen ha un’origine recente, databile nel 2011. La transizione politica che ha visto Ali Abdullah Saleh cedere il potere al suo vice, Abdrabbuh Mansour Hadi, avrebbe dovuto portare stabilità nel Paese. Contro ogni previsione, da allora la situazione è invece precipitata. Il presidente Hadi ha dovuto affrontare vari attacchi da parte delle forze militari fedeli a Saleh, una crescente insicurezza alimentare e una crisi economica dilagante. I combattimenti in Yemen sono iniziati nel 2014 per poi intensificarsi nel 2015: prima il movimento ribelle musulmano sciita Houthi ha costretto Hadi all’esilio all’estero, poi si è scontrato con la vicina Arabia Saudita e altri otto Stati, per lo più arabi sunniti che avevano l’obiettivo di ripristinare il governo di Hadi. Ancora oggi il conflitto prosegue ed è annoverato nell’ambito di una serie di tensioni regionali e culturali nel Medio Oriente tra musulmani sciiti e musulmani sunniti.

14a stazione: Gesù è deposto nel sepolcro

Ucraina

Un appello ai presidenti russo e ucraino, Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, perché dichiarino un cessate il fuoco in Ucraina dalla mezzanotte del 17 aprile fino alla mezzanotte del 24 aprile, per consentire ai cristiani di Russia e Ucraina, «sorelle e fratelli in Cristo», l’opportunità di celebrare la Pasqua in pace. A lanciarlo sono il cardinal Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece) e il reverendo Christian Krieger, presidente della Conferenza delle Chiese europee (Cec), che insieme hanno scritto una lettera ai due presidenti russo e ucraino. Hollerich e Krieger hanno anche scritto al Patriarca di Mosca Kirill per informarlo della lettera. «Le scriviamo per chiedere il suo sostegno pubblico a questa iniziativa. Così facendo potreste dimostrare quanta importanza attribuite a dare ai cristiani in Russia e in Ucraina, sorelle e fratelli in Cristo, la tregua necessaria per consentire loro di celebrare la Pasqua in pace e dignità». 

15a stazione: Il Sepolcro vuoto

Con Francesco

Torna il 15 aprile alle 21.15 al Colosseo la Via Crucis presieduta dal Papa per il Venerdì Santo, dopo due anni in piazza San Pietro e senza fedeli. Una famiglia russa e una famiglia ucraina, insieme, porteranno la croce e faranno le meditazioni della 13a stazione, considerata una delle più strazianti del percorso: rappresenta il momento in cui Cristo è deposto dalla Croce e il suo corpo viene riconsegnato alla Madonna.

Le altre stazioni: I una coppia di giovani sposi, II una famiglia in missione, III una coppia di sposi anziani, IV una famiglia con cinque figli, V una famiglia con un figlio con disabilità, VI una famiglia che gestisce una casa di accoglienza, VII una famiglia che affronta la malattia VIII una coppia di nonni, IX una famiglia con figli adottivi, X una donna con figli che ha perso il marito, XI una famiglia con un figlio consacrato, XII una famiglia che si confronta con la perdita di un figlio, XIII una famiglia ucraina e una famiglia russa, XIV una famiglia di migranti.

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Testi tratti da atlanteguerre.it, a cura di Alessandro Venticinque

Elaborazione grafica a cura di Giorgio Ferrazzi

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