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Francesca Saverio Cabrini, la Madre degli emigranti

Esempi di santità

Una donna che matura la propria personalità negli ultimi decenni dell’800 e lancia al nostro secolo la sfida di un’esistenza fortemente radicata nella persona di Cristo Gesù e nel suo Cuore. Santa Francesca Saverio Cabrini nacque a Sant’Angelo Lodigiano il 15 luglio 1850. A Codogno, nel 1880, fondò l’Istituto delle Missionarie del Sacro Cuore.

Per consiglio di Papa Leone XIII si recò negli Stati Uniti, nel 1889, per assistere gli emigranti italiani, abbandonando il suo sogno di recarsi missionaria in Cina. “Non all’Oriente, ma all’Occidente”, le disse Papa Gioacchino Pecci, durante un’udienza concessa alla Madre Cabrini. A New York, senza un soldo, tra mille difficoltà, avversata persino da coloro che avrebbero dovuto aiutarla, iniziò la sua missione tra gli emigranti italiani “senza Dio, senza patria, senza pane”. Li avvicinava nei porti, nei ghetti, nei miseri tuguri delle “Piccole Italie”, nei posti più malfamati e pericolosi, dove neppure la polizia osava avventurarsi.

Da allora la sua fu una vita vertiginosa, una leggenda, un’epopea. Una vita fatta di lavoro, di viaggi, di conquiste, di amarezze, di vittorie, di attività, dinamismo, sacrificio, eroismo, di febbri e malattie, in Italia, Francia, Inghilterra, Spagna, nelle tre Americhe che raggiunse in 24 viaggi di nave attraverso l’Oceano come fossero “la strada dell’orto”.
La ritroviamo sulle navi, sulle barche, sui traghetti, su chiatte, su imbarcazioni di fortuna, su treni, nelle metropoli, nelle favelas, nelle pampas, nelle miniere, nelle carceri e nelle celle della morte delle prigioni di Sing-Sing e di New Orleans, negli ospedali, orfanotrofi, ricoveri, asili, scuole, preventori, collegi, su carri traballanti, nelle piantagioni, negli istituti bancari, nei consolati ed ambasciate, nelle foreste equatoriali, nelle foreste pietrificate, negli aridi deserti, nei santuari, sulle Ande a dorso di mulo, nel tumulto cittadino e nel silenzio del chiostro, fra tribù primitive, fra sparatorie e banditi, a dirigere lavori di ingegneria, a conversare con gli uccelli, a chiedere elemosina per le strade, a firmare cambiali, ad innalzare ospedali e scuole, ad impugnar battaglia con i potenti, a combattere la mafia, ad arginare l’odio per gli italiani “negri bianchi”. Appassionata fin da bambina per la vita missionaria, si trovò invece, per varie circostanze ad iniziare la sua vita apostolica in una casa di orfanelle diretta da due donne di diversa spiritualità; là fece la sua professione religiosa, purificando e maturando nella sofferenza il suo ideale missionario e interiorizzando nella spiritualità del Sacro Cuore una profonda esperienza di Dio e dei valori del Vangelo. Libera, finalmente dalle responsabilità che la legavano a quella casa, come accennato, fondò l’Istituto delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, a Codogno (Lo) nel 1880 ed ora operante in molte regioni del mondo.
Per le circostanze storiche, motivata anche dal Vescovo di Piacenza, monsignor Giovanni Battista Scalabrini oggi Santo e anch’egli Patrono dei Migranti, e per volontà del Papa Leone XIII, il suo sogno missionario orientato alla Cina, venne spostato agli Stati Uniti e all’America del Sud, dove milioni di italiani emigravano in cerca di lavoro, di speranza e di migliori condizioni di vita. Madre Cabrini divenne così, la voce, la sostenitrice, la custode e la Madre di migliaia e migliaia di emigranti. Per loro aprì scuole, orfanotrofi, educandati, ospedali e centri sociali, contribuendo ad integrare nelle nuove culture i nostri connazionali emigranti. Ma il suo ardore missionario non si limitò agli emigrati, viaggiò continuamente, attraversando l’Atlantico attraversandolo più volte, passando la Cordigliera delle Ande a cavallo, percorrendo in treno, in carrozza, a piedi, ogni terra, fondando scuole in Centro America, Brasile, Argentina, in molti stati dell’America del Nord, in Europa. Dappertutto volle far conoscere l’Amore di Gesù, farlo amare con le opere e le idee, con l’esempio delle sue missionarie, la preghiera, la solidarietà e la cultura della vita e della speranza. Come insegnante ebbe di mira sempre la formazione della persona, curando lo sviluppo dei valori umani e cristiani con il metodo della semplicità e della chiarezza, nel rispetto degli altri che cerca di convincere non di imporre.
Il suo ardore missionario non conosce altri confini che quelli inerenti ai limiti della nostra natura umana e la sua attività si espanse, oltre che in Europa, nei territori del Nord, Centro e Sud America.
La vita terrena di Madre Francesca Saverio Cabrini si concluse il 22 Dicembre 1917: la luce della sua fede ed il suo ardore missionario furono proposti dalla Chiesa a guida e conforto per tutti gli uomini nel 1938 con la beatificazione ad opera del papa Pio XI e nel 1946 canonizzata da Pio XII. Nel 1950, lo stesso pontefice la proclamò Celeste Patrona degli Emigranti. Il messaggio che da lei ci proviene è un richiamo a conoscere il Cuore SS. di Gesù per amarlo con tutto il nostro cuore; la sfida è di saperci impegnare come lei, a vantaggio di coloro che hanno bisogno di raggiungere condizioni umane di vita, senza mai perdere il contatto di fede e di amore con la realtà di Dio. Un grazie sentito e cordiale al signor Sindaco di Pecetto di Valenza Andrea Bortoloni, al consigliere dr. Paolo Orsini che ha proposto in Consiglio, l’intitolazione della via alla memoria della nostra Fondatrice, all’Amministrazione comunale che all’unanimità, ha deliberato la scelta, alla Parrocchia e a Ciascuno e particolarmente al Prof. D. Luciano Orsini Delegato per i Beni Culturali della diocesi di Alessandria che in ogni modo si è adoperato e si adopera, perché il nome di Santa Francesca Saverio Cabrini venga ricordato alle future generazioni.

suor Maria Barbagallo
suor Imelda Cipolla

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