Collezionare per credere
Un’agendina organizer del mitico “Lupo Alberto”, risalente agli anni Novanta, con vignette e spiritosaggini, trattava fra tanti argomenti, l’obiezione di coscienza. Il riconoscimento dell’obiezione di coscienza nella legislazione italiana venne introdotto per la prima volta dalla legge 15 dicembre 1972, n. 772 che legalizzò il beneficio all’obiezione contro il servizio militare di leva in Italia per motivi morali, religiosi e filosofici, sostituendolo con un servizio non armato.
Il volume di padre Angelo Cavagna del 1992 è tutto dedicato all’argomento e ai sit-in pacifisti che si sono tenuti nel corso degli anni. Il significato di obiettore di coscienza si trova in un meccanismo particolare che vede la possibilità di un soggetto nel non portare avanti un’azione che la legge impone, nel nome della propria etica, la propria morale oppure la propria religione. Naturalmente questa è una scelta tutelata in maniera giuridica, quindi è possibile portarla avanti come diritto personale.
Divide il pensiero di tutte le persone, perché in certi casi essere un obiettore di coscienza significa non fare qualcosa che vada contro i propri principi, ma per alcune professioni potrebbe sembrare una palese contraddizione. Il primo grande obiettore di coscienza, che venne giustiziato a soli 21 anni, è Massimiliano di Tebessa: nel II secolo d.C. il servizio militare era obbligatorio per tutti i figli dei graduati come stabilito da legge romana.
Massimiliano passa alla storia per il suo rifiuto, pur essendo il figlio del grande veterano Fabio Vittore. Infine, per tornare al classico “in bocca al lupo” dell’agendina fumettosa di partenza, cito l’iniziativa “Pace in bocca” (by violarelativo.blogspot.com), che raccoglie tanti bastoncini arcobaleno, provenienti da tutto il mondo.
Mara Ferrari