Intervista a monsignor Guido Gallese
Prosegue il percorso verso le Unità pastorali, con le assegnazioni dei parroci “in solido” alle varie Unità. Finora hanno ricevuto il Decreto vescovile i seguenti sacerdoti: per l’Unità pastorale Sette Chiese, padre Lorenzo Maria Tarletti, moderatore; padre Giorgio Noè e padre Daniele Noè; monsignor Gianni Toriggia; don Domenico Dell’Omo; don Giampaolo Orsini. Per l’Unità Valenza, don Santiago Ortiz Giraldo, moderatore; don Marco Camillo Visconti; don Raoul Kouame; don Andrea Alessio; don Franco Torti. Abbiamo chiesto al nostro Vescovo, monsignor Guido Gallese, di raccontarci come sta procedendo questa avventura delle Unità pastorali. E quali saranno i prossimi sviluppi.
Eccellenza, domenica scorsa lei si è presentato prima nella parrocchia San Paolo e poi in quella di San Giovanni Evangelista, durante le Messe, per confermare rispettivamente don Vittorio Gatti e don Giuseppe Bodrati, inizialmente destinati ad altre parrocchie. Un ripensamento dell’ultimo momento, o cosa?
«No, nessun ripensamento. Nella vita ci sono momenti in cui, dopo avere programmato per lungo tempo una certa cosa, ci si trova a dover cambiare tutto per prendere altre strade. E così, domenica scorsa, ho parlato alle comunità. Prima comunicando che don Vittorio Gatti, amministratore parrocchiale a San Paolo, sarebbe rimasto lì diventando parroco in solido dell’Unità pastorale degli Spalti. E poi che don Giuseppe Bodrati, amministratore parrocchiale a San Giovanni Evangelista, non si sarebbe più spostato, diventando moderatore dell’Unità pastorale del Cristo».
E com’è andata? Non è usuale ritrovarsi il Vescovo a Messa… soprattutto se non è lui a celebrare!
«Diciamo che è un po’ inusuale (sorride). Oltretutto, essendo le due celebrazioni in contemporanea ho dovuto parlare in due momenti differenti. Prima che iniziasse la celebrazione ero alla parrocchia San Paolo, e ho detto con molta semplicità che il nostro ministero è fatto anche di imprevisti, di cose programmate in un modo che poi girano in un altro. Quindi, scusandomi, ho comunicato che don Vittorio sarebbe rimasto lì in parrocchia a fare il suo servizio. E la gente è stata molto contenta. Dopo sono andato al Cristo, a San Giovanni Evangelista, mentre don Giuseppe stava terminando l’omelia. Ho aspettato che finisse, e poi ho annunciato che sarebbe rimasto lì. E anche in questo caso ho notato una reazione positiva, perché sono due persone molto stimate».
Secondo lei è stato recepito il “cambiamento” delle nuove Unità pastorali?
«Quando eravamo all’inizio dell’era dei computer, per usarli uscivano fuori dei manuali di istruzioni alti due dita. Le persone più zelanti li leggevano e si applicavano per scoprire tutte le funzionalità. Adesso nessun computer esce con un manuale di istruzioni, c’è solo un foglio con il “quick start”, la partenza veloce, perché si sono resi conto che, dopo gli ardori dei primi tempi, la logica è ben diversa. Del resto, se dai un tablet o un telefono cellulare in mano a un bambino, anche piccolo, questo comincia a usarlo con una disinvoltura che ti fa venire il nervoso (sorride). Non c’è bisogno che tu gli spieghi qualcosa, ma sarà lui che lo spiegherà a te».
Che cosa intende dire?
«Intendo dire questo: l’Unità pastorale è qualcosa di cui, finora, abbiamo solo discusso a parole. Ora bisogna cominciare, piano piano, a realizzarla. Senza affanni per i sacerdoti, che inizieranno semplicemente ad alternarsi nelle celebrazioni eucaristiche domenicali. Intanto, coloro che si occupano dell’iniziazione cristiana cominceranno a collaborare tra loro su questo servizio. E ancora, durante l’anno, occorrerà stimolare la comunità affinché esprima dei giovani che vadano alla prossima Giornata mondiale della gioventù in Portogallo, nella convinzione che sia un’esperienza bella e possa servire da slancio per le attività giovanili nell’Unità pastorale. Ma per prima cosa iniziamo con le celebrazioni domenicali, che vedranno il coinvolgimento e la corresponsabilità di due sacerdoti per ciascuna comunità».
Eccellenza, lei andrà anche nelle altre parrocchie, come ha fatto con don Giuseppe e don Vittorio?
«No, non si potrà fare in questa modalità. Però andrò certamente nelle comunità quando faremo gli incontri sinodali di Unità pastorale, all’inizio del prossimo anno».
Vuole aggiungere ancora qualcosa sulle Unità pastorali?
«Che sono un’avventura nuova. E, come tutte le avventure nuove, richiedono passione e coinvolgimento. Bisogna avere il coraggio di mettersi in gioco, per non stare a guardare dal bordo della strada il futuro che passa sotto i nostri occhi».
Andrea Antonuccio