Ferruccio De Bortoli ai Martedì d’Avvento diocesani
Una democrazia sta in piedi se c’è una pubblica opinione con sufficiente senso critico: così ha esordito Ferruccio De Bortoli, uno dei più stimati giornalisti italiani, nell’incontro di apertura dei tradizionali Martedì di Avvento promossi dalla Diocesi di Alessandria, con la collaborazione del Centro di cultura dell’Università Cattolica e del Movimento ecclesiale di impegno culturale.
C’è tuttavia un “ma”: per fare questo, serve un intermediario qualificato, che aiuti ciascuno di noi ad essere consapevoli che un avvenimento non si può, per capirlo, guardarlo da un solo punto di vista.
La trappola del verosimile, caratteristica evidente della Rete e dei social, crea le cosiddette verità alternative, per difenderci dalle quali abbiamo bisogno di un’informazione libera e di “informatori” altrettanto libera e competente.
Oggi, ciascuno di noi è al tempo stesso fruitore e produttore di informazione, e lo è in tempo reale. In questo modo, l’informazione è diventata più democratica (profilo positivo), ma anche, inevitabilmente, siamo diventati più deboli e manipolabili (profilo negativo).
Durante la pandemia, gran parte del rumore di fondo veniva dal miscuglio di verità e fantasia, garantito dall’anonimato. Secondo De Bortoli, bisognerebbe avere il coraggio di ridiscutere la garanzia dell’anonimato, perché deve essere rintracciata la fonte di un’informazione palesemente falsa o fuorviante.
I signori del social network, padroni dei nostri dati e delle nostre preferenze, stanno fuori dalle regole, sono i nuovi sovrani assoluti, cioè sciolti da regole e dal loro rispetto.
Dal 2015, alcuni dei signori dei social network chiedono regole.
Chi le deve scrivere?
Il relatore continua evocando il card. Carlo Maria Martini, che invitava a non avere paura degli strumenti nuovi. Due esempi attuali: il fenomeno di Tik Tok, che ha creato nuovi autori e nuovi lettori, e il passaggio di molti lettori di soli fumetti alla lettura di libri.
De Bortoli termina il proprio intervento richiamando il circolo degli àpoti, quelli che non le bevono, promosso da Giuseppe Prezzolini e ripreso da Indro Montanelli, e che oggi andrebbe esteso e generalizzato.
Nutrito il dibattito tra il (folto) pubblico: intervengono Andrea Antonuccio (che cosa ha rappresentato il card. Martini per il relatore); Massimo Delfino (le pressioni della politica); Fabrizio Laddago (gratuità e giornalismo); Alberto Marello (i meandri dei social network); Marco Caramagna (l’importanza della formazione dei giornalisti); Marco Ciani (come usare bene i nuovi strumenti); don Stefano Tessaglia (papa Francesco); Nicola Abinante (quale sia stata l’esperienza più gratificante); Enrico Cieri (sull’etica del giornalista).
Dirette e immediate le risposte. Gli algoritmi che selezionano le notizia che arrivano sui nostri smartphone riproducono nel futuro la realtà presente; I populisti danno risposte semplificate o falsanti a domande vere e a paure vere; la scuola è importantissima, se riesce a essere comunità educante e bene informata; Francesco unisce empatia e vicinanza, affiancamento; è necessario ripartire dalla Carta di Treviso sui rapporti tra informazione e infanzia.
Al termine, un lungo e convinto applauso. I tre incontri dedicati a “Testimoni” sono partiti bene, come rilevato dal Vescovo mons. Guido Gallese, che ha sottolineato come l’informazione più importante, nella prospettiva del Natale, sia la Parola con la maiuscola.
Appuntamento per martedì 6 dicembre con il farmacologo e scienziato Silvio Garattini, sul tema “Un ricercatore a confronto con l’industria del farmaco”.
B. V.