Diocesi di Alessandria
L’ufficio Beni culturali ecclesiastici della diocesi di Alessandria (via Vescovado, 1), aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 12, è gestito a partire dal 2007 dal Delegato vescovile per i Beni culturali ecclesiastici professor diacono Luciano Orsini, eminente studioso di gemmologia applicata ai beni culturali e profondo specialista delle suppellettili della sacrestia papale, che ha contribuito allo sviluppo della materia con numerosi articoli e pubblicazioni ancorché di noti corsi sulla conoscenza e tutela degli edifici e arredi sacri resi possibile grazie alla Fondazione Cassa di risparmio di Alessandria, che si svolgono ogni mercoledì dalle ore 15 alle ore 16 presso la Chiesa di San Giacomo della Vittoria nella omonima via. Diretti collaboratori del professore sono l’architetto Stefano Bagliani dell’ufficio tecnico diocesano, che si occupa della consulenza alle parrocchie sui temi inerenti la gestione e la manutenzione degli immobili di loro proprietà e fornisce supporto all’ufficio Beni culturali per quanto riguarda i temi inerenti la conservazione dei beni architettonici; e il dottor Simone Accardo, impiegato nei rapporti con le parti terze della Diocesi quali le Fondazioni bancarie, i professionisti del terzo settore, la Cei e la raccolta delle diverse esigenze che da parte di parroci o responsabili di chiese vengono indirizzate all’ufficio. Quest’ultimo coordina gli aspetti amministrativi e burocratici inerenti ai beni culturali ecclesiastici, custoditi all’interno delle 74 parrocchie disseminate sul territorio della Diocesi alessandrina. L’immenso patrimonio di dipinti, sculture, oggetti devozionali, ex voto e libri antichi che la Diocesi ha ereditato nel corso dei secoli è di notevole qualità e quantità, poiché testimoniano la storia, la cultura e la fede di questo territorio, compreso tra i fiumi Bormida e Tanaro e il Basso Casalese. L’ufficio fa da intermediario tra i sacerdoti che propongono i progetti di intervento (sia per quanto riguarda gli edifici di culto sia le opere d’arte custodite all’interno delle parrocchie) e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo, la quale rappresenta l’organo periferico del Ministero della Cultura. La Soprintendenza, una volta vagliata la documentazione presentata, con una nota scritta rilascia le autorizzazioni necessarie ai restauri conservativi dei beni sottoposti a tutela, e si occupa altresì di vigilare le operazioni di svolgimento dei lavori affinché vengano eseguiti ad arte e secondo le indicazioni del Delegato.
Un altro aspetto di cui l’ufficio si occupa sono i contributi che la Conferenza episcopale italiana eroga grazie ai fondi dell’8xmille, che ogni anno vengono raccolti tramite la dichiarazione dei redditi delle persone fisiche. Questi preziosi contributi aiutano a mettere in sicurezza le parrocchie: la maggior parte dei lavori, infatti, riguardano i rifacimenti dei tetti, delle facciate e degli altri elementi architettonici che presentano criticità tali da compromettere sia la lettura del monumento sia l’incolumità dei fedeli. L’iter delle pratiche da svolgere coinvolge non solo la Soprintendenza, ma anche architetti, restauratori, archeologi e imprese edili.
In questi anni sono stati molto importanti i restauri su beni d’arte mobili che si sono succeduti grazie ai preziosi contributi di Fondazioni private, quali la Fondazione Cassa di risparmio di Alessandria e la Fondazione Cassa di risparmio di Torino, e i sostegni di privati cittadini e istituzioni pubbliche che hanno avuto il coraggio di investire nel restauro, restituendole alle comunità parrocchiali e contribuendo a scrivere una nuova storia dell’arte locale. Ma cosa intendiamo al giorno d’oggi per bene culturale ecclesiastico? Si tratta di tutto ciò che appartiene alla Chiesa Universale, alla Sede Apostolica e alle altre persone giuridiche pubbliche, disciplinati, in via ordinaria, dalla normativa del codice di diritto canonico. Inoltre, secondo la legislazione italiana vigente, ogni bene che abbia più di 70 anni è considerato bene culturale tutelato ope legis dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.lgs. 42/2004). Tutto quanto, pertanto, si divide in beni immobili e mobili: quelli immobili comprendono gli edifici di culto nel loro aspetto architettonico e artistico, mentre quelli mobili sono le suppellettili e quant’altro utilizzato in passato durante le celebrazioni liturgiche (calici, pissidi, patene) e i paramenti sacri (pregiati tessuti di seta e raso riccamente decorati con fili d’oro e d’argento). Di notevole interesse sono anche le sculture a tutto tondo e a bassorilievo in marmo e altri materiali pregiati, e i dipinti con rappresentazioni tratte dalle Sacre Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento nonché dalle agiografie. La Biblioteca storica diocesana invece custodisce al proprio interno codici miniati, manoscritti e incunaboli a partire dal XV secolo, preziose testimonianze di fede.
In questo contesto è utile approfondire pertanto il concetto di “valorizzazione”. Come valorizzare un bene culturale ecclesiastico? Secondo il Codice dei Beni Culturali la valorizzazione consiste in attività di promozione e conoscenza del patrimonio culturale, in sostegni a interventi di conservazione e a garantire le migliori condizioni di fruizione pubblica del patrimonio stesso, con l’obiettivo comune di promuovere lo sviluppo della cultura. Ma, all’origine della nostra attuale legislazione, fu Papa Pio VII (1742-1823), al secolo Barnaba Niccolò Maria Luigi Chiaramonti, a promulgare la prima legge di tutela e di valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale custodito all’interno dello Stato Pontificio. Con il Chirografo Chiaramonti emanato nel 1802 entrano nella Storia concetti quali “tutela”, “valorizzazione” e “custodia “riferiti ai beni artistici. Concetti che la lungimiranza del tempo ha rivisitato e cesellato al massimo grado per giungere sino ai giorni nostri.
Infine, una riflessione: dal 2014 il territorio alessandrino si trova alle pendici di un circuito paesaggistico inserito nella lista Unesco per le sue eccellenze enogastronomiche e vitivinicole di eccezionale interesse, auspicando che altrettanto possa avvenire anche per i tesori artistici.
Simone Accardo
Segretario Ufficio Beni culturali