Martedì di Quaresima 2023
Anche il secondo Martedì di Quaresima – il ciclo promosso dalla Diocesi con il Centro di cultura dell’Università Cattolica e il Gruppo Meic di Alessandria, e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria – non ha deluso le aspettative del pubblico accorso numeroso.
Si può anzi affermare che la scelta dell’edizione 2023 con testimonianze “al femminile” (come già per il primo Martedì con la Segretaria generale della Croce rossa, Cecilia Crescioli) si stia dimostrando particolarmente azzeccata. Le ragioni? Non solo la notorietà delle ospiti relatrici, ma soprattutto la profondità dell’analisi con cui queste si mettono in gioco, senza retorica, con sincerità e passione.
E di passione la sera del 21 marzo all’Auditorium San Baudolino ne è circolata molta.
Rosy Bindi, già Ministro e Vicepresidente della Camera, è stata chiamata a rispondere a una domanda oggettivamente complessa: “Come difendersi dalle tentazioni del potere?” e, con un intervento pacato nei toni ma straordinariamente vivace nei contenuti, ha ripercorso la propria esperienza nell’ambito politico-parlamentare (conclusasi un quinquennio fa) individuando alcune “tentazioni” di fronte alle quali ha cercato lucidamente di “non arrendersi”. Quale premessa – in un momento storico che il prof.
Renato Balduzzi, moderatore dell’incontro, ha definito di “trepidazione” – Rosy Bindi ha richiamato l’enciclica “Fratelli tutti” di papa Francesco nella parte (cap. V “La migliore Politica”, par. 197) in cui, riflettendo sul proprio passato, le domande, forse dolorose, che dovrebbe porsi un politico potrebbero essere «Quanto amore ho messo nel mio lavoro? In che cosa ho fatto progredire il popolo?…. Quali forze positive ho liberato? Quanta pace sociale ho seminato?…».
Da qui l’indicazione delle principali tentazioni del potere politico per Rosy Bindi: quella della ricerca a tutti i costi del consenso, della eccessiva semplificazione dei problemi causata dal mancato approfondimento e dalla scarsa individuazione di soluzioni concrete, dell’auto-referenzialità, della rinuncia a confrontarsi con gli altri poteri (soprattutto quelli economico-finanziari, sempre più forti e di rilevo mondiale), dell’appartenenza “esclusiva” al proprio gruppo e infine – la più grave – quella di rinunciare a smascherare sempre i “nemici della democrazia”.
Quali “antidoti” a queste tentazioni, Rosy Bindi ha indicato la sforzo costante nel riconoscere il primato spirituale, la tensione appassionata per una formazione e un discernimento continuo, il valore della laicità e quello del “distacco” (dalla vita politica attiva, quando serve): scelte che risultano più gestibili e credibili per chi, pur con tutti i propri limiti personali, ha e crede in un unico Signore: Gesù Cristo.
Guido Astori