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CC3H4D Pope John XXIII (1881-1963) Who Reigned As Pope From 1958.

60 anni di “Pacem in terris”

11 aprile 1963 – 11 aprile 2023

La Diocesi di Alessandria celebrerà il sessantesimo anniversario dell’enciclica Pacem in terris di papa Giovanni XXIII, con un doppio appuntamento: nel giorno anniversario, martedì 11 aprile 2023 alle ore 18, la conferenza pubblica presso la sala seminari dell’Università del Piemonte Orientale, via Mondovì 8, e poi sabato 22 aprile, alle ore 21 in Cattedrale, la Veglia di preghiera presieduta dal Vescovo, per chiedere al Signore la pace su tutti i popoli. Abbiamo voluto rivolgere qualche domanda a don Stefano Tessaglia, che sarà uno dei relatori della conferenza promossa dalla Diocesi di Alessandria, con il patrocinio del Comune di Alessandria, e la collaborazione dell’Università del Piemonte Orientale, dell’Azione Cattolica, del Movimento ecclesiale di impegno culturale, della Comunità di Sant’Egidio e del Centro di Cultura-Gruppo operatori dell’Università Cattolica.

Don Stefano, perché è così importante questa enciclica?
«La Pacem in terris di papa Giovanni è certamente uno dei documenti pontifici più importanti dell’epoca contemporanea. Innanzitutto fu la prima enciclica ad essere indirizzata non soltanto ai vescovi o ai fedeli cattolici, ma anche “a tutti gli uomini di buona volontà”: per questo l’appello accorato del papa per la pace fu accolto da persone e ambienti anche distanti dal mondo cattolico. In quel 1963 suscitò grande entusiasmo e speranza e fu molto apprezzata nel mondo intero, che in quel momento, con la crisi di Cuba e la “guerra fredda” viveva momenti difficili. Il papa, con il suo stile semplice che aveva già conquistato tutti, domandava alle persone di buona volontà un impegno concreto per la pace, rivolgendosi specialmente alla comunità politica e internazionale, toccando temi molto sensibili, come quello del disarmo e della guerra atomica».

La Chiesa del suo tempo, la pensava come Giovanni XXIII su questo tema?
«Il rifiuto della guerra era ormai qualcosa di consolidato nel magistero della Chiesa: basti ricordare l’appello di Benedetto XV contro l’inutile strage della prima guerra mondiale o le parole dei radiomessaggi di Pio XII, durante la seconda guerra mondiale. Certamente su molti temi papa Giovanni si è rivelato profetico e ha aiutato la comunità cristiana a fare rapidi passi avanti: fu lui ad indicare che la Chiesa doveva essere “madre” ed imparare ad usare “la medicina della misericordia” piuttosto che quella della severità. I cristiani devono dialogare con tutti, scrive, condannando magari gli “errori” del pensiero contemporaneo o di movimenti politici, ma mai l’“errante”, l’uomo che li sostiene. Certamente poi il Concilio Vaticano II ne ha raccolto l’eredità e Paolo VI la svilupperà ulteriormente nell’enciclica Populorum progressio. Ricordiamo come in occasione della vista all’Onu (1965) Montini fece sentire alta la sua voce: “Mai più la guerra, mai più la guerra!”».

Il tema rimane attuale ancora oggi, in tempo di guerra.
«È vero e sessant’anni dopo è un’impressione forte quella prodotta dalla rilettura della Pacem in terris: da un lato i contenuti dell’enciclica per noi sono in un certo senso ovvi e scontati, dall’altro lato sono talmente disattesi e trascurati da apparire quasi sorprendenti. Molte delle parole di Giovanni XXIII risuonano oggi negli appelli alla pace di papa Francesco. Ha detto ancora recentemente: “La guerra è una pazzia! Fermatevi per favore!» e ancora: “Da ogni terra si levi un’unica voce: no alla guerra, no alla violenza, sì al dialogo, sì alla pace! Con la guerra sempre si perde. L’unico modo di vincere una guerra è non farla”. E tutti noi non possiamo che condividere questa speranza per il mondo».

E. G.

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