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Addio a suor Gianna, donna di fede e preghiera

Figlie di Maria Ausiliatrice

Sabato 22 aprile è tornata alla Casa del Padre suor Gianna Guido, per 23 anni preside della “San Giuseppe” di Tortona, e dal 2012 al 2018 direttrice della comunità dell’Angelo Custode di Alessandria. Suor Gianna, nata a Bosio (AL) , è entrata nelle Figlie di Maria Ausiliatrice all’età di 28 anni. Oltre alla vocazione religiosa, era presente in lei quella legata ai giovani e all’insegnamento: si è prima laureata in Lettere all’università di Genova, e poi ha iniziato l’insegnamento a Serravalle e ad Acqui Terme. Dopo le esperienze a Tortona e ad Alessandria, negli ultimi anni dirigeva i corsi dell’Unitre a Mornese. I funerali sono stati celebrati mercoledì 26 aprile nel suo paese natale, Bosio. «Sono sempre stata innamorata di don Bosco, di madre Mazzarello e del carisma salesiano. Anche perché don Bosco ci insegna a prestare la nostra opera per i giovani, per la catechesi, l’impegno nell’oratorio, l’inserimento nella parrocchia» aveva detto suor Gianna in un’intervista rilasciata a Marco Caramagna su Voce nel 2017.
A dirci di più è suor Manuela Aserio, attuale direttrice dell’Angelo Custode di Alessandria: «Ha lavorato fino all’ultimo, per questo è stata una notizia inaspettata per tutti noi» comincia a raccontare.

Suor Manuela, chi era suor Gianna?
«Era una salesiana innamorata dei ragazzi e dei giovani. L’ho conosciuta all’Angelo Custode, era una donna appassionata alla nostra opera. Ha dato la vita per i bambini. È stata tanti anni a Tortona, prima insegnante di lettere e latino, poi preside. Negli ultimi tempi era a Mornese, dove ha coordinato la scuola dell’infanzia primaria. E aveva aperto l’Unitre, per persone adulte e giovani».

Una donna di fede.
«Sì, una donna di grande fede e preghiera, e lo trasmetteva alla gente. Faceva molti incontri di preghiera per gli adulti. All’Angelo Custode aveva aperto la scuola per le famiglie, ha creato il coro della scuola. E poi aveva fatto partire tante feste e attività, che facciamo ancora oggi, per avvicinare la gente alla preghiera».
Un suo ricordo?
«Sono tanti gli episodi… Se chiudo gli occhi, la vedo in mezzo ai ragazzi. La ricordo giocare con loro. A volte si fermava a giocare a calcetto con i maschietti, oppure il lunedì si informava su come erano andate le partite di calcio nel fine settimana. Nel dialogo, voleva sempre essere vicina anche ai più lontani».

Che cosa lascia?
«Un grande spirito salesiano, di amore a don Bosco e ai ragazzi. E poi una grande passione educativa, una forte attenzione agli insegnanti, alle famiglie e alla loro formazione. Un esempio per tutti».

Per raccontare meglio la figura di suor Gianna Guido, riportiamo uno stralcio dell’intervista uscita su Voce nel 2017, in cui parla della sua vocazione.
«Sono entrata a farmi suora salesiana a 28 anni, dopo lunghi anni di discernimento perché la prima volta che ho sentito la chiamata di Dio avevo 17 anni, frequentavo l’Istituto Magistrale presso le suore Pietrine di Novi Ligure e ho incontrato delle missionarie molto entusiaste della Pro Civitate Christiana di Assisi. Mi hanno colpito perché andavano nei vari luoghi di Novi – ospedali, scuole, lungo le strade – a parlare di Cristo.

Ho chiesto come si poteva entrare a far parte della loro congregazione e mi hanno detto che occorreva essere laureati, e pensando che i miei genitori non mi avrebbero fatto studiare dopo il diploma ho accantonato l’idea. Però, nel mio cuore è rimasta impressa la loro figura e, soprattutto, una frase che avevano scritto in un libretto che avevo acquistato: “Gesù deve essere sempre la fonte della tua vita”. Ho proseguito il mio cammino frequentando la facoltà di Lettere all’università di Genova e, entusiasta dei movimenti di Mani Tese non pensavo più ad una vita di consacrazione ma soltanto di dedicarmi agli altri nella parrocchia, nell’oratorio e in questi movimenti. Nel ’68, durante un viaggio a Roma, mi è ritornata di nuovo questa chiamata mentre mi trovavo presso le catacombe di San Callisto e incontrando un gruppo di consacrate laiche “La tenda del Magnificat”.

Nel mio cuore continuava ad emergere sempre il desiderio della vocazione salesiana in quanto, fin dalla scuola dell’infanzia a Bosio, ero stata cresciuta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, avevo fatto la catechista e l’animatrice in parrocchia ma temevo di essere condizionata in questa scelta per cui ho cominciato a frequentare i Focolarini, Comunione e Liberazione, ad andare ad Assisi alla Pro Civitate Christiana, seguire fratel Carlo Carretto, don Gasparino. Queste esperienze mi hanno aiutato a pregare, a riscoprire la Parola di Dio perché momentaneamente, soprattutto durante gli anni dell’università, mi ero un pochino allontanata da quelle che erano le pratiche religiose.

Andavo a messa tutte le domeniche per accontentare i miei genitori, non recitavo più il rosario, pensavo che il cristianesimo fosse più attività che non incontro con il Signore e all’università a Genova avevo come compagni di università Mario Capanna, quelli del Manifesto e di Lotta Continua. Però il Signore mi aspettava per cui mi sono laureata nel ’70 e la prima esperienza da insegnante nella scuola cattolica è stata a Serravalle Scrivia e ad Acqui Terme».

Alessandro Venticinque

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