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Emporio della Solidarietà, un frutto della Provvidenza

Intervista a Giampaolo Mortara, direttore della Caritas diocesana

Mercoledì 3 maggio è stato inaugurato l’Emporio della Solidarietà, il nuovo servizio rivolto alle famiglie in condizioni di disagio economico che grazie al supporto di Caritas Italiana e di Fondazione SociAl è attivo dal mese di febbraio nel centro Caritas di via delle Orfanelle 25. Presente all’inaugurazione anche il nostro vescovo, monsignor Guido Gallese, il presidente della Fondazione Opere di Giustizia e Carità Roberto Massaro e il direttore della Caritas diocesana Giampaolo Mortara (nella foto). A quest’ultimo abbiamo chiesto di raccontarci meglio di che cosa si tratta.

Giampaolo, che è successo il 3 maggio?
«Abbiamo presentato alla comunità cittadina il progetto dell’Emporio, che era in funzione già da febbraio in una prima fase sperimentale. Ed è stata questa la possibilità, anche in occasione del compleanno della città, di farlo conoscere a tutti».

 

Come nasce l’Emporio?
«Quest’idea, presentata sia a Caritas Italiana sia alla Fondazione Social con due progetti che sono stati poi uniti, ha visto la sistemazione e la ristrutturazione della vecchia mensa. L’abbiamo trasformata in un piccolo minimarket dove le famiglie in difficoltà possono fare la spesa. L’Emporio è aperto dal lunedì al giovedì, dalle 15.30 alle 17.30».

Una spesa un po’ particolare…
«Una spesa un po’ particolare perché abbiamo cercato di focalizzarci su un “paniere” completo basato sulle esigenze che hanno le famiglie. Esigenze che conosciamo bene per l’esperienza che abbiamo maturato in questi anni, e anche grazie all’ascolto e al coinvolgimento di altre realtà».

Quali realtà sono coinvolte?
«Penso alle “reti” parrocchiali e associative locali: questo è un vero progetto di comunità. Abbiamo dato risalto alle parrocchie e alle associazioni, anche perché le persone e le famiglie che usufruiscono di questo servizio arrivano proprio segnalate dalle parrocchie. ».

Facciamo un identikit.
«Sono famiglie italiane e straniere. Abbiamo dato la precedenza a quelle più fragili, quelle con più difficoltà. Di tipo economico, ma anche di altro tipo: linguistiche, culturali, di integrazione. Ma penso anche alle famiglie con tanti figli… ne seguiamo alcune. In generale, dire che i criteri sono quelli del bisogno».

Torniamo all’Emporio. All’inizio parlavi di un «paniere completo»…
«Vogliamo dare all’iniziativa un servizio più organizzato attraverso l’organizzazione di un paniere. Non solo beni alimentari, che comunque ci sono, sia freschi sia a lunga conservazione, ma anche tutto ciò che serve per la casa o per l’igiene della persona. Insomma, qui le famiglie trovano ciò che troverebbero in un supermercato “normale”».

Con una differenza.
«Da alcune reti Caritas, che già da tempo avevano introdotto questa esperienza, abbiamo sostanzialmente copiato un sistema a punti, da 60 a 150 al mese a seconda dei componenti del nucleo familiare, caricati mensilmente su una carta virtuale che le persone possono utilizzare nell’Emporio della Solidarietà per i loro acquisti. Abbiamo cercato anche qui di dare dei criteri organizzativi e, in alcuni casi, anche “educativi”. Per esempio, non è possibile venire una volta al mese a fare il mega carrello della spesa: l’obiettivo è far venire le famiglie più volte nel mese, in modo che la spesa sia frazionata e distribuita secondo le reali necessità, e non secondo una logica “di scorta”. Per evitare gli sprechi».

Parliamo dei volontari.
«Ogni turno è organizzato con cinque o sei volontari, a seconda dei giorni. Questi volontari hanno anche la funzione di accompagnare le persone a fare il giro e iniziare un certo tipo di rapporto. Innanzitutto è un momento di incontro, di ascolto, e alle famiglie vengono date delle indicazioni, dei consigli. E, allo stesso tempo, noi abbiamo un ritorno per capire cosa realmente serve».

Avete bisogno di volontari?
«Ci siamo posti l’obiettivo di aprire anche il venerdì, e dunque ci sarà bisogno di altre persone che vengano a darci una mano. Anche perché crescerà il numero di coloro che usufruiranno del servizio. Oggi le famiglie sono 54, ma abbiamo già molte richieste, e dunque aumenteranno».

Come possiamo aiutare l’Emporio?
«In tanti modi. C’è chi fa la spesa e poi ce la porta in via delle Orfanelle, chi dà la propria disponibilità come volontario… e sabato 13 la Coop organizza una colletta straordinaria proprio per noi: si potrà contribuire facendo la spesa e acquistando i beni che saranno indicati come necessari per l’Emporio».

Giampaolo, un’ultima domanda: che cos’è per te la Provvidenza?
«È quello che c’è quando ti sembra di avere un problema: manca qualcosa, e poi all’ultimo quel qualcosa arriva. Se guardo alla nostra esperienza in Caritas, posso dire che da soli l’Emporio non lo avremmo mai fatto. Così come non avremmo mai fatto i dormitori, o la mensa…».

Qual è il più grande ostacolo all’agire della Provvidenza?
«Forse siamo noi… anzi, togli il forse!».

Andrea Antonuccio

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