Lo sguardo: vogliamo vivere o vegetare?

L’editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori,

mentre scrivo queste righe, 200 persone della nostra diocesi sono in pellegrinaggio a Lourdes. E noi abbiamo voluto raccontarvi che cosa sta succedendo: non tanto gli eventi, che pure sono importanti; ma, come piace fare a noi, soprattutto la testimonianza di fede e servizio che i pellegrini in questo momento ci possono trasmettere. Con le parole, come fa il nostro Vescovo (qui a lato); con l’esperienza, raccontata dal nostro grafico Giorgio Ferrazzi (sul Paginone); e con le immagini, anch’esse “catturate” da Giorgio. Ma non basta.

Il lavoro più interessante comincia quando il pellegrinaggio finisce, e consiste nell’intercettare chi è tornato: vedere la fede ravvivata, i cuori che ardono, nello sguardo “strano” di chi ha fatto l’esperienza di servire o di essere servito, ai piedi della Madonna. Come ricordò a tutto il mondo papa Francesco durante il suo viaggio apostolico a Cuba nel 2015, la fede è un cammino dello sguardo: «Come tanti altri, ognuno di noi può dire: anch’io sono un peccatore su cui Gesù ha posto il suo sguardo».

E ancora, spiegando la conversione di san Matteo: «Dopo averlo guardato con misericordia, il Signore disse a Matteo: “Seguimi”. E Matteo si alzò e lo seguì. […] L’incontro con Gesù, con il suo amore misericordioso, lo ha trasformato. […] Per Matteo e per tutti coloro che hanno percepito lo sguardo di Gesù, i concittadini non sono quelli di cui si approfitta, si usa, si abusa. Lo sguardo di Gesù genera un’attività missionaria, di servizio, di dedizione».

Proprio come a Lourdes… E noi ce l’abbiamo un luogo (fatto di persone in carne e ossa) in cui siamo guardati così, adesso? Se non ce l’abbiamo, che esperienza di fede stiamo facendo? Pensiamoci bene, e muoviamoci. Non è una questione teologica: è la differenza tra vivere con letizia, perché si è guardati da Qualcuno, o vegetare (anche in chiesa).

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