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«Negli occhi dei pellegrini si vede tutto»

Intervista al nostro Vescovo da Lourdes

Al momento di andare in stampa, mercoledì 28 giugno, i 200 pellegrini della nostra Diocesi sono ancora a Lourdes (il ritorno è previsto per venerdì 30, al pomeriggio), accompagnati dai volontari della sezione Oftal di Alessandria e dal nostro Vescovo, monsignor Guido Gallese. E proprio con lui ci siamo “collegati” per fargli alcune domande e raccontarvi, in diretta, il pellegrinaggio. Che negli anni, apparentemente, è sempre uguale a se stesso, ma “nasconde” la novità di Qualcosa che avviene.

Monsignor Gallese, lei che cosa chiede quest’anno alla Madonna?

«Quest’anno alla Madonna chiedo che accompagni la nostra Chiesa nel passaggio di questa conversione pastorale, che tanto fortemente ci chiede papa Francesco. E quindi la domanda è questa, per la nostra Diocesi».

Qual è l’aspetto del pellegrinaggio che lo sta colpendo di più: la preghiera, la sofferenza dei malati, la gioia inaspettata…

«La semplicità della Grotta, la semplicità di questo evento accaduto tanti anni fa, che ha coinvolto una ragazzina semplice e ignorante… eppure, ha lasciato un segno molto profondo di trasformazione nel mondo. C’è una sproporzione tra la povertà di Bernadette e i cambiamenti che ci sono stati, qui a Lourdes, e che sono evidenti: penso agli alberghi, o agli esercizi pubblici, tutti servizi necessari ad accogliere tanta gente… Queste sono le cose che vediamo di più, e non sono bellissime (sorride). Ma significa che le persone qui vengono perché hanno trovato qualcosa: questo posto attira tantissima gente proprio perché è successo, è avvenuto qualcosa. E dunque ogni anno tornare alla Grotta di Lourdes è riguardare questo mistero semplice che, come dice il nostro padre Domenico Parietari, già assistente dell’Oftal di Alessandria, “per spiegarlo abbiamo dovuto costruire tre chiese, una sopra l’altra”».

Secondo lei, non si rischia un po’ l’effetto “routine da pellegrinaggio”, sia a Lourdes sia a Medjugorje?

«Francamente, l’effetto “routine” non lo sento né a Lourdes né tantomeno a Medjugorje. Anzi, devo dire che ogni anno questi luoghi mi offrono una profondità sempre più grande».

Come possiamo evitare di considerare Lourdes (come altri luoghi dello stesso genere) una sorta di magia che tutto guarisce?

«Non possiamo evitare che Lourdes sia considerata un luogo che guarisce miracolosamente. Ma possiamo sicuramente fare in modo che chi viene a Lourdes trovi l’occasione. Se uno vuole guarire da una visione “miracolistica” di Lourdes, come se fosse uno spettacolo da guardare, basta solo che venga qui: poi ci penserà la Madonna, ci pensa la Chiesa a condurci per mano».

Come si prega a Lourdes?

«Sicuramente qui a Lourdes si prega in maniera diversa, rispetto a come si fa a casa. Guardare quella Grotta; pensare a Bernadette che attraversa per la prima volta il fiume Gave; vedere il “cachot”, la misera casa dove viveva con la sua famiglia; o percorrere la strada che lei ha fatto per andare dal suo parroco, ripetendosi “Io sono l’Immacolata Concezione, Io sono l’Immacolata Concezione, Io sono l’Immacolata Concezione”, quando finalmente la Madonna le ha detto chi era… tutte queste cose sono un richiamo forte a Dio. Certamente pregare qui è un’altra cosa!».

Che cosa ha visto negli occhi dei pellegrini?

«Negli occhi dei pellegrini si vede tutto, l’umano è estremamente variegato. Si vedono stanchezza, curiosità, gioia, speranza, gratitudine nei confronti di Dio. E poi, la felicità di vivere insieme con i fratelli, il desiderio della preghiera e dell’incontro con il Signore. Sono davvero tante le cose belle che vedo nei pellegrini».

A Lourdes si va a chiedere il miracolo: ma che cos’è il miracolo?

«A Lourdes non si va soltanto per il miracolo, ma si va anche per rimettere a posto la propria vita spirituale. Il miracolo è “semplicemente” un intervento particolare di Dio che, attraverso qualcosa che sospende le leggi della natura, dà agli uomini un segno di una realtà soprannaturale e invisibile attraverso un accadimento visibile. Questo indica il potere di Dio di fare le cose. E lo vediamo molto chiaramente nel Vangelo quando, per esempio, Gesù guarisce il paralitico, calato dal tetto davanti a Lui mentre era nella casa di Pietro. Dice: “Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino – disse al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua” (Mc 2,10-11). Questo è il senso del miracolo: indicare una realtà spirituale, e quindi indicarne la verità, la realtà, pur se non tangibile. In questo tempo in cui noi riduciamo il reale al materiale, cioè crediamo che il mondo reale consista solo nel mondo materiale, tangibile e sperimentabile oggetto di scienza, questo messaggio di Dio è particolarmente forte».

Lei sta accompagnando i volontari dell’Oftal di Alessandria: che cosa può dire di loro?

«I volontari dell’Oftal sono persone che fanno un cammino straordinario, molto forte. Hanno una grande attenzione al servizio dei malati, è molto bello vederli all’opera. Servono e si prendono cura, con amore, di coloro che hanno più bisogno: gliene sono davvero molto grato».

Ci può raccontare qualcosa di significativo che le è capitato a Lourdes?

«In questo pellegrinaggio è accaduto alla partenza che una persona non trovasse il documento per mettersi in viaggio. Dopo aver cercato ovunque, alla fine, decide di rinunciare e comincia a restituire alla moglie delle cose che erano nel suo bagaglio, in modo che lei partisse per raggiungerla in seguito. Tirando fuori dalla valigia queste cose, la sua carta d’identità “salta” letteralmente fuori e finisce per terra. Ecco, ricordo questo momento davvero straordinario, perché indica che a volte siamo proprio chiamati dalla Madonna».

Che cosa vorrebbe dire a chi non è mai stato a Lourdes?

«A tutti quelli che non sono mai venuti in pellegrinaggio a Lourdes, io dico di lasciarsi toccare da questa esperienza. Perché ha lasciato il segno in tante, tante persone».

Andrea Antonuccio

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