Pastori in un gregge di giovani
Il gruppo di giovani partiti da Alessandria per arrivare a Lisbona, in vista della GMG 2023, era accompagnato da tre sacerdoti della nostra Diocesi: don Vittorio Gatti, don Emanuele Rossi e padre Lorenzo Tarletti. Anche a loro, un mese dopo l’esperienza di Lisbona, chiediamo di raccontarci come è andata.
«Mi porto a casa due settimane intense di incontri, di amicizia, di preghiera» dice don Vittorio Gatti, che poi prosegue: «Anzitutto l’esperienza del gemellaggio che ha dato l’opportunità ai giovani di essere accolti nelle famiglie e di partecipare alla vita di una comunità cristiana, in particolare di una piccola parrocchia dell’entroterra portoghese. Esperienza che ci ha messi a confronto con modi diversi di vivere la fede, ma anche con l’entusiasmo dei giovani del posto». E i giorni a Lisbona? «Dei giorni a Lisbona resta il ricordo dei grandi momenti di preghiera: i nostri giovani hanno sperimentato la gioia di sentirsi parte di un popolo di una famiglia. Per molti, che non sempre si lasciano coinvolgere nei nostri percorsi parrocchiali, è stata certamente una occasione forte in cui sentirsi interpellati nel cammino di fede personale» aggiunge don Vittorio.
«Ricordo i tanti chilometri a piedi» ci racconta, sorridendo, don Emanuele Rossi: «La Gmg ha fatto acqua dal punto di vista dei trasporti, avevamo dei tempi stretti per gli spostamenti che ci hanno impedito di vivere questa esperienza in modo diverso. Non abbiamo potuto vivere la città, e diciamo che i portoghesi hanno fatto i portoghesi (sorride). Poi c’è la parte dell’esperienza più significativa. I ragazzi attendono già la prossima Gmg, perché si sono resi conto che la Chiesa non è fatta solo di “vecchiette”. Ma si può camminare insieme e costruire dei legami forti». E sul Pontefice? «Il Papa è sempre molto efficace, manda ai giovani un messaggio che rimane. Camminare in fretta da parte di Maria verso la cugina Elisabetta è un invito ai giovani a non addormentarsi sullo smartphone. Già nella Gmg del 2016 aveva espresso il pericolo di una generazione di giovani “divanati”, che aspettano. Invece, l’invito del Papa è di essere operativi e costruire. Questo abbiamo portato a casa» conclude don Emanuele.
È ancora vivo il ricordo dell’esperienza di Lisbona anche per padre Lorenzo Tarletti: «Per me la Giornata mondiale della gioventù è la conferma di un incontro profetico che Giovanni Paolo II ha pensato. In apparenza non sempre vediamo dei risultati effettivi, ma in realtà questa esperienza accende un fuoco in ognuno e il desiderio di mettersi in cammino. E lascia la possibilità di incominciare qualcosa. Questo l’ho sentito nei momenti di condivisione con alcuni giovani con cui ho parlato, anche al di fuori della nostra Diocesi. Ho visto questo desiderio di Dio, di viverlo e condividerlo, negli occhi di tanti ragazzi soprattutto quando ho dato la Comunione. E questo mi ha riempito il cuore: una Chiesa che ha una prospettiva, sta tracciando dei solchi affinché la Parola di Dio possa crescere, maturare. Ho avuto una sensazione forte, e bella». Questa esperienza, però, deve essere solo un punto di partenza: «Le parole del Papa sono state chiare, ognuno di noi ha qualcosa da portare, che non è nostro, ma è il dono del Signore arrivato dal Battesimo. Proprio per questo, con i ragazzi della nostra Diocesi dobbiamo cercare di aiutarli a fare un percorso. Le tappe sono segnate, il Giubileo del 2025 e poi la Gmg in Corea del Sud nel 2027. Questi giovani hanno bisogno di incontrarsi, fare esperienza di preghiera. Molti di loro portano nel cuore quel “silenzio parlato” durante la Veglia a Parco Tejo. Quel “silenzio parlato” è il Suo desiderio di poter essere annunciato».
A. V.