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Siamo tutti evangelizzatori

Santa Messa di inizio Anno pastorale: l’omelia del nostro Vescovo

«Mi servo di quello che il profeta Isaia ci ha detto nella Prima lettura: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti”. È il nostro modo di percepire le cose: noi vorremmo che il Signore arrivasse squarciando i Cieli e la sua presenza fosse così forte da far sussultare i monti. Questo è quello che ci piace, questo è quello che vorremmo vedere per essere incoraggiati nella nostra vita di fede. Abbiamo bisogno di essere incoraggiati, facciamo fatica a prendere degli impegni forti, durevoli. “Orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in Lui. Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie” (Is 64,3-4).

Il Signore va incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle sue vie. Il Signore ci viene incontro, non lascia che ci muoviamo da soli: ci viene incontro perché Lui vuole darci qualcosa. Ma quello che ci vuole dare è il segreto della vita, e non ce lo dà verbalmente, come se dovessimo poi noi fare… ma ci dà una presenza intima, ci dà qualcosa che abita dentro di noi. Quando diciamo: “Il Verbo si è fatto carne e abita in mezzo a noi”, intendiamo “in mezzo a noi” ma anche “dentro di noi”. Dio è venuto ad abitare nell’uomo, in ogni uomo, attraverso i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Dio è diventato la forza di ogni uomo. E noi abbiamo un problema grande, perché questa forza non è un monte che sussulta, ma è un mormorio di un vento leggero. Talvolta, quindi, non sappiamo cogliere la presenza di Dio che abita in noi, perché è una sorpresa troppo grande. Perciò la vita cristiana è qualcosa di strano. Leonardo Macrobio (direttore dell’Ufficio catechistico della Diocesi di Alessandria, ndr) chiedeva che fossi io, con la mia esperienza, a indicare la strada. La mia esperienza è questa: Dio è una presenza in noi, non è una cosa esterna da fare o da imitare. Dio è una presenza in noi.

Paolo, diceva, nella seconda lettura: “Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza”. Noi abbiamo dei doni interiori, sono doni che arricchiscono la nostra vita ma, essendo membra di una comunità, arricchiscono anche le nostre comunità. Abbiamo dei doni di Dio, e siamo chiamati a metterli a disposizione. In modo particolare, mi rivolgo ai catechisti, si tratta dei doni della parola e della conoscenza. Ma questi due doni non servono semplicemente a raccontare qualcosa da fare, ma ad aiutare i nostri fratelli e sorelle a scoprire quel dono che viene riversato nei loro cuori, per mezzo dello Spirito Santo. E lo Spirito Santo, il dono di Dio, è il compimento del cammino dell’iniziazione cristiana, perché è Lui che muove ciascuno di noi. Questo ci chiede una vigilanza, che non è semplicemente una attesa, dal punto di vista della cronologia. La vigilanza è innanzitutto un atteggiamento interiore per il quale noi cerchiamo di scoprire la presenza del Signore. “Gerusalemme, Gerusalemme” dice Gesù, piangendo su Gerusalemme. E aggiunge: “Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!”. La visita di Dio è sorprendente rispetto al discorso su Dio.

La visita di Dio ci prende in contropiede rispetto a tutto quello che noi possiamo dire teologicamente di Dio. La nostra conoscenza è importante, ma è sempre non bastante per incontrare il Signore che ci fa visita, che fa visita al nostro cuore, alla nostra vita. Che fa visita alla nostra comunità. Perché il Signore fa visita alla nostra comunità, ma fatichiamo ad accorgercene e ad accoglierlo. “Fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati”, questo è il monito di Gesù. Addormentati non vuol dire che stiamo dormendo nel nostro letto in casa, ma che magari stiamo dormendo nella frenesia delle attività della nostra comunità. Perché possiamo muoverci, agire, fare ma dormendo. Cioè non vedendo quello che sta accadendo, non essendo reattivi alla presenza del Signore. Essere catechisti richiede un’arte speciale: quella di trasmettere un incontro, una vibrazione. Perché chi ha incontrato Gesù ha una gioia, una vibrazione da trasmettere.

E papa Francesco, nell’Evangelii Gaudium, ci ha detto con molta chiarezza che tutti i cristiani che hanno incontrato la Misericordia di Dio in Cristo Gesù sono evangelizzatori. Non servono grandi istruzioni, dice il Papa, a coloro che hanno incontrato il Signore. Ecco, carissimi fratelli e sorelle, il Signore vuole arrivare ai cuori. Ma per arrivarci ci vogliono altri cuori che lo hanno incontrato e hanno vibrato di passione, di gioia, di esultanza, e hanno il desiderio di trasmettere questa passione, questa gioia e questa esultanza a coloro che compiono il cammino dell’iniziazione cristiana. Che la Vergine Maria accompagni tutti coloro che si occupano di questo grande Ministero dell’evangelizzazione e della catechesi perché la nostra Diocesi trovi cuori che sanno trasmettere il Signore con la vita, con l’insegnamento, con le opere».

Guido Gallese
Vescovo di Alessandria

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