Restaurata la facciata grazie al Comune di Alessandria e alle Fondazioni Cral e Crt
Durante le festività del Santo Natale 2023 gli alessandrini riceveranno un graditissimo dono: il restauro della facciata della chiesa di San Giacomo della Vittoria presso l’omonima via. Un importante lavoro di ripristino la cui genesi è stata promossa da importanti finanziatori tra cui il Comune di Alessandria, la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria e la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino che, in concerto, hanno restituito al territorio un importante testimonianza di architettura antica; tutto quanto sotto la supervisione della Direzione per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’Edilizia di Culto, diretta dal professor diacono Luciano Orsini.
La chiesa di S. Giacomo ha una lunga storia che affonda le sue radici nei primi secoli di vita della città stessa, quando il 25 luglio 1391, giorno di San Giacomo, gli Alessandrini con le truppe viscontee agli ordini del condottiero veronese Jacopo Dal Verme, sconfissero l’esercito francese guidato da Giovanni III d’Armagnac, che aveva assalito la città. Il bottino fu utilizzato, in parte, per la costruzione della chiesa, che fu intitolata, appunto, alla Vittoria. L’intero complesso è stato oggetto di interventi nel corso dei secoli, che ne hanno snaturato l’originaria forma trecentesca: infatti le primitive strutture sono state inglobate nella trasformazione sette – ottocentesca. L’edificio fu eretto a partire dal 1392 e terminato all’inizio del sec. XV e dato agli agostiniani nel 1405 dopo breve officiatura dei preti secolari. Agli agostiniani si devono i lavori di riplasmazione architettonica e ridecorazione eseguiti fra i secoli XVIII-XIX. La chiesa oggi si presenta ad aula unica con volta a botte e abside poligonale, mentre le pareti perimetrali sono scandite da tre archi per lato; il rivestimento marmoreo dei pilastri è riconducibile a un discutibile intervento novecentesco. La volta presenta motivi decorativi ad affresco e cornici in stucco dorato riconducibili agli anni ’50-’60 dell’Ottocento.
«Restaurare la facciata di una Chiesa» afferma il direttore dei lavori Architetto Andrea Milanese che ha operato in stretto concerto con il prof. Orsini «è un lavoro complicato: un po’ come in un’orchestra, occorre che tutte le maestranze collaborino per riportare alla luce i frammenti di una storia passata che viene letta attraverso le stratificazioni, individuate dal restauratore e ricostruita collegialmente. Nel caso della Chiesa di San Giacomo» prosegue l’arch. Milanese «agli artigiani che si sono occupati degli intonaci e a quelli che hanno coordinato il recupero delle decorazioni pittoriche, si sono aggiunti anche coloro che hanno restaurato apparati lapidei che sembravano completamente perduti e sono riusciti a ricostruire ed integrare tutti i tasselli che ci sono stati tramandati dalla storia».
Un ringraziamento, conclude il direttore dei lavori «va anche ai tecnici della Soprintendenza che sono di fondamentale ausilio per coloro che operano sul campo nelle scelte che inevitabilmente occorre effettuare per la buona riuscita dell’opera di restauro, nella normale dialettica che si instaura quando operano tante professionalità differenti».
A questo proposito il restauratore maestro Federico Orsini afferma che «i colori che ammiriamo davanti a noi sono il risultato di un’attenta ed accurata indagine stratigrafica che ha portato alla luce la più antica cromia, che gli interventi successivi hanno celato. I livelli che si sono riscontrati sono stati tre: il più antico prevedeva le parti in sfondato coperte da una tinta verde e le parti in aggetto velate di giallo, il secondo livello comprendeva le parti in sfondato giallo e le parti in aggetto terra d’ambra, mentre l’ultimo (il più recente) le parti in sfondato nocciola e le parti in aggetto bianco stucco. In accordo con la funzionaria della Soprintendenza preposta dott.ssa Liliana Rey Varela» continua Orsini «si è quindi deciso di restituire agli alessandrini la gamma cromatica che i nostri antenati potevano ammirare, passeggiando per la via e fermandosi in preghiera davanti al Santuario».
Discorso particolare va fatto per i due bassorilievi lapidei che dal 1926 hanno arricchito il parato esterno della facciata, e la cui origine non ci è nota poiché non è documentata negli atti d’archivio. L’intervento di restauro, autorizzato e seguito dalla funzionaria della Soprintendenza, è stato mirato alla conservazione a vista di tutto il blocco lapideo sul quale abili scalpellini hanno raffigurato S. Giacomo e S. Cristoforo.
Le fasi salienti, eseguite a quattro mani con la collaborazione dello Studio di restauro di Michele Martella, si sono concentrate soprattutto sul consolidamento strutturale dei manufatti, che si presentavano in un pessimo stato di conservazione: sono stati dunque puliti dai depositi coerenti, stratificatesi nel corso del tempo, ed eseguite delle microstuccature sulle parti più esposte alle intemperie e, infine, una ricomposizione cromatica con velature ad acquarello.
Una grande sinergia di più attori attivi sul territorio hanno permesso che i lavori di restauro si siano svolti. A tutti un sincero e sentito ringraziamento da parte della Diocesi e di tutti coloro che amano il bello.
Simone Accardo
Segretario Ufficio Beni Culturarli