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La recensione: Missione e Chiesa in uscita: una riflessione

Il volume del biblista Ermenegildo Manicardi, vicario generale della diocesi di Carpi

Gli Atti degli apostoli costituiscono il diario della vita della prima comunità cristiana. Sulla prima parte di essi riflette dal punto di vista storico e teologico Missione e Chiesa in uscita (EDB, pp 288, euro 25), ultimo lavoro di monsignor Ermenegildo Manicardi, biblista e vicario generale della diocesi di Carpi.

A prima vista i due sostantivi che compongono il titolo potrebbero apparire in antitesi ma si tratta in realtà di «poli differenti di una circolazione inevitabile e molto spesso fruttuosa» (p. 6). Analizzando il testo biblico si evince che una «delle forze principali nella crescita della Chiesa è l’apertura della mente alla comprensione delle Scritture, che il Signore risorto ha donato ai testimoni» (p. 194). Questa apertura comprende due contenuti essenziali: «il cristocentrismo pasquale» e «la destinazione a tutte le genti della conversione e del perdono dei peccati» (p. 196). Pertanto la lettura degli Atti è «una provocazione a fidarsi assolutamente e unicamente di Dio nello sperare il futuro della Chiesa e della missione, ma è ugualmente una sfida a investire tutta l’intelligenza, il coraggio e la forza della nostra collaborazione» (p. 200).

Qualcuno ravvisa una tensione tra carisma e gerarchia ma, spiega il libro, fin dai primi tempi la «creazione di un ministero di annuncio itinerante ha finito per rendere necessaria la complementarietà di un ministero “residenziale”, idoneo a custodire i frutti del precedente lavoro missionario» (p. 209). Con un riferimento all’attualità ecclesiale il volume chiarisce che il cammino sinodale non è «il tentativo di far arrivare la sensibilità della cosiddetta base nei centri del coordinamento unitario. Si tratta invece di condividere a livello di comunità concreta quello che si sente in giro, quanto è in atto e quello che si potrebbe continuare a fare» (p. 276).

La conclusione è che gli Atti fanno vedere che «la bellezza dell’edificazione della Chiesa ha bisogno di un’apertura e di una dedizione spesso sofferte, oltre che di un’intelligenza capace di elaborare sintesi nuove e prospettive in partenza non immaginabili» (p. 264).

Fabrizio Casazza

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