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Flambeaux, un cammino di fede: intervista a Bruno Montaldi, formatore dei volontari di Lourdes

«È un’occasione per fare luce dentro me stesso. Mi aiuta a crescere, a fermarmi e
a fare chiarezza. Posso rileggere un pezzo della mia vita, cercando di migliorare»

Domenica 11 febbraio saranno molte le iniziative in occasione della Festa di Nostra Signora di Lourdes, proprio nella data in cui, nel 1858, la “Bella signora” apparve in una Grotta alla 14enne Bernadette Soubirous. Tra gli appuntamenti spicca senza dubbio l’ormai tradizionale “Processione mariana aux flambeaux”. Per capirne meglio il significato, abbiamo chiesto aiuto al valenzano Bruno Montaldi dell’Oftal di Alessandria e dell’Hospitalité Notre Dame de Lourdes (la realtà che si occupa dell’accoglienza dei pellegrini al Santuario francese, ndr) per la quale segue la formazione dei volontari.

Bruno, che cos’è questa processione?

«Il suo nome in francese è Procession mariale aux flambeaux, ma tutti la chiamano Flambeaux: prende il nome dalle iconiche candele con paravento colorato che ogni pellegrino porta accese con sé durante la processione; si tratta di un “semplice” Rosario accompagnato da canti e pregato in maniera comunitaria, in cammino. A Lourdes è uno dei momenti più significativi di ogni pellegrinaggio quando, ogni sera alle 21, tutti i fedeli si mettono in cammino con le loro candele lungo l’ésplanade (la grande piazza antistante la Basilica del Rosario, ndr) percorrendola per tutta la lunghezza e formando un lungo “serpentone” al termine del percorso. Accompagnati dalla statua della Madonna».

Che cosa c’entra Lourdes con le candele?

«Per capirlo dobbiamo tornare al 1858, quando il 18 febbraio, durante la terza apparizione, “Aquerò” (il nome con cui Bernadette indica quella signora apparsa nell’incavo della Grotta, ndr) chiede a Bernadette: “Potete farmi la grazia di venire qui per quindici giorni?”. Poi, il giorno successivo, la ragazza si reca alla Grotta con una candela benedetta e accesa, su suggerimento del parroco, vista la natura non chiara della “Bella Signora”».

E poi?

«È il 2 marzo quando, durante la 13a apparizione, la Signora fa una richiesta: “Dite ai sacerdoti che si venga qui in processione e che si costruisca una cappella”. Da quel momento, le persone che si recano alla Grotta prendono l’abitudine di andarvi in processione, ciascuna con un cero in mano. Sarà poi solo nel 1863 che, grazie all’ispirazione di padre cappuccino Marie-Antoine de Lavaur, le candele, fino ad allora conficcate nel terreno sottostate la Grotta, verranno prese in mano e si accompagnerà la preghiera col canto».

Che cosa rappresenta il Flambeaux?

«Oserei direi che il Flambeaux rappresenta il cammino della nostra vita, una luce che siamo chiamati a seguire. Non da soli, ma in maniera comunitaria, rischiarati dalla luce di Maria e, attraverso di Lei, arriviamo a Gesù. Se pensiamo all’ésplanade del Santuario, dal cancello principale prima vediamo la Croce e solo in un secondo momento la statua della Madonna; come è scritto nella basilica accanto alla Grotta: “A Gesù attraverso Maria”».

Ma quindi che senso ha fare ad Alessandria una cosa di Lourdes?

«Non cambia nulla (sorride)! La nostra fede è un cammino, fatto giorno per giorno. A Lourdes, recitando il Rosario in tante lingue, cogliamo l’universalità della Chiesa: da un paesino sperduto sui Pirenei, Dio parla al mondo. Qui, a casa, viviamo il Flambeaux con le persone che conosciamo, quelle a cui vogliamo bene e quelle con cui ci scontriamo, con chi facciamo più fatica ad accogliere davvero».

E tu perché lo fai?

«Domanda difficile (ride). Per me è un momento di riflessione, un’occasione per fare luce dentro me stesso. Mi aiuta a crescere, a fermarmi e a fare chiarezza. E così posso rileggere un pezzo della mia vita, cercando di migliorare, con l’aiuto del Signore e degli altri. Lì capisco che la luce di Dio illumina e svela le nostre brutture e che, anche attraverso quelle, Lui ci ama».

Un invito ai nostri lettori.

«Il cammino del Flambeaux è il cammino della nostra vita. Camminare insieme è fare comunione, senza paura delle tenebre. Proviamoci, camminiamo con la Madonna. Vi aspettiamo domenica 11 febbraio alle ore 21 in piazza Divina Provvidenza per metterci in cammino. Insieme».

Giorgio Ferrazzi

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