A rischio 48 posti di lavoro
Da Alessandria a Parma nel regno dei caseifici, il presidio in trasferta non è bastato a sensibilizzare le imprese del comparto, al fine di investire nella Centrale del latte di Alessandria e Asti, sempre più vicina alla chiusura e alla perdita di 48 posti di lavoro. Il presidio dei lavoratori è iniziato venerdì scorso presso l’ingresso della storica azienda alessandrina, dove continua ad oltranza. Per un estremo appello alla città e alle imprese locali.
Dopo il primo giorno di mobilitazione, il 10 maggio una delegazione si è recata a Parma nella giornata conclusiva di Cibus, la rassegna dell’agroalimentare italiano, in modo da destare l’attenzione e prendere contatti con le aziende che trainano il Made in Italy. «Siamo preoccupati, ma non abbandoniamo i posti di lavoro ma compatibilmente con la produzione e le scorte» hanno detto subito i lavoratori. A distanza di pochi giorni non si profilano investimenti dall’esterno e sono avviate le procedure per l’attivazione degli ammortizzatori sociali.
«I dipendenti pagano oggi il prezzo più alto di un percorso che sfocia nella situazione più grave» dice il segretario provinciale Flai Cgil, Raffaele Benedetto. Dal 1931 è sinonimo di qualità e tradizione. In cinque anni l’indebitamento ha raggiunto i 2 milioni di euro. La produzione non si è fermata neppure durante il Covid ma i consumi sono cambiati e i costi notevolmente aumentati. La qualità non è mai venuta meno e il centro raccolta da 15 milioni di litri di latte all’anno vorrebbe continuare a produrre un’ampia gamma di latte, panna, formaggi e altri derivati, tutti molto apprezzati. Due milioni di euro sono tanti ma relativamente pochi per salvare la filiera agroalimentare simbolo di Alessandria e Asti, di riferimento in Piemonte. La crisi ha acutizzato il delicato equilibrio finanziario, ma si stenta ancora a credere che una realtà del genere, che raggruppa i principali allevatori e vanta tra i soci anche alcuni Comuni, non si possa salvare.
«L’azienda oltre a versare in grave crisi economica da diverso tempo, sta anche perdendo importanti fette di mercato. Scelte industriali sbagliate, investimenti sbagliati, hanno portato la Centrale del Latte nello stato in cui oggi versa l’azienda» ribadisce Benedetto.
Daniela Terragni