«Gino Pistoni, Aldo Gastaldi, Maria Bensi e Anna Rosa Girola Gallesio:
quattro “Resistenti per amore” che hanno incarnato nella storia l’Oltre della fede cristiana»
Ripartono i Martedì d’Avvento organizzati dalla nostra diocesi in collaborazione con il Centro di cultura dell’Università Cattolica e il Meic, Movimento ecclesiale di impegno culturale di Alessandria. Gli incontri, che inizieranno alle 21 e saranno conclusi dall’intervento del nostro Vescovo, si svolgeranno come sempre nell’Auditorium della Parrocchia di San Baudolino, in via Bonardi 13 ad Alessandria, dal 26 novembre al 10 dicembre. Abbiamo chiesto a Renato Balduzzi, ordinario di diritto costituzionale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e co-promotore dell’iniziativa, di presentarci i contenuti di quest’anno, introdotti dal titolo: “Resistenti per amore”.
Professor Balduzzi, perché “Resistenti per amore”?
«Ci è sembrato opportuno capire le ragioni, le intenzioni e il clima spirituale e culturale di quella parte della Resistenza che trovò il suo humus nell’esperienza religiosa. La Resistenza, quella con la erre maiuscola, è un fenomeno di 80 anni fa concentrato soprattutto tra la fine del ’43 e l’inizio del ’45, ma c’è una resistenza con la erre minuscola che è una sorta di categoria dello spirito. Credo allora che ogni momento storico conosca la necessità di una resistenza con la erre minuscola. A noi tocca lasciarci interrogare da quei “resistenti per amore”, che hanno voluto incarnare dentro una condizione storica concreta l’Oltre della fede cristiana. Ecco perché “resistenti per amore”, che richiama i “ribelli per amore” di Teresio Olivelli, una delle pagine più alte della guerra partigiana».
Per questo avete individuato tre momenti con quattro “resistenti”.
«Sì, due resistenti, anzi due martiri della Resistenza: Gino Pistoni e Aldo Gastaldi “Bisagno”, per i quali è in corso la causa di beatificazione. E poi una pagina meno conosciuta della Resistenza, quella femminile, andando a individuare due figure, una torinese e una alessandrina, che a nostro parere sono espressione proprio di una Resistenza al femminile non meno importante di quella al maschile. È giusto farne memoria».
Il primo appuntamento è per martedì 26 novembre: Luca Rolandi, giornalista e ricercatore, e don Piero Agrano, vice postulatore della causa di beatificazione, tratteranno la figura di Gino Pistoni. Il martedì successivo, 3 dicembre, il professor Guido Levi e il nipote Aldo Gastaldi racconteranno la vita di “Bisagno”: due partigiani per la Storia del nostro Paese, due Servi di Dio per la Chiesa.
«Abbiamo pensato di dare la parola agli storici ma, almeno per quanto riguarda i due resistenti di cui la Chiesa si sta occupando, di far parlare anche chi può approfondire il nesso tra santità e resistenza: da una parte, un’attenzione ai fatti, alla formazione spirituale e culturale, al contesto storico in cui maturò la scelta resistenziale e alle vicende che portarono alla morte di Gino Pistoni e di Bisagno; dall’altra, un’attenzione a quel legame tra santità di vita e scelta resistenziale, che a prima vista potrebbe addirittura essere considerata una contraddizione o un ostacolo sulla via della santità. Sarà quindi interessante vedere come i nostri ospiti scioglieranno questo nodo che è, al tempo stesso, un nodo spirituale e culturale».
Pistoni e Bisagno sembrano dirci che si può diventare santi in qualunque situazione, in qualunque condizione la vita ci metta.
«Ed è proprio quello che chiederemo ai nostri ospiti, perché ci aiutino a comprendere questo aspetto: una dimensione che a prima vista sembra non sposarsi con quel “Beati gli operatori di pace” (Mt 5,9), che una volta veniva tradotto con “pacifici”. Noi vorremmo capire come Gino Pistoni e Bisagno siano stati costruttori di pace, e dunque beati, dentro a una condizione certamente di conflitto e di contrasti radicali. Tutto questo, in un momento nel quale anche vicino a noi ci sono “resistenti” che rinnovano in qualche misura quella Resistenza con la erre maiuscola che è in fondo il segno di una partecipazione piena alla vita di un popolo, di una collettività. Verificarlo alla luce dei “resistenti per amore” è stato la molla che ci ha spinto a dedicare i Martedì di Avvento 2024 a questo tema».
Veniamo ora alle due figure femminili di cui la professoressa Marta Margotti e il professor Vittorio Rapetti ci parleranno nell’ultimo appuntamento di martedì 10 dicembre: Maria Bensi e Anna Rosa Girola Gallesio, due “resistenti” che non hanno impugnato le armi come Bisagno e non hanno partecipato alla vita di una banda partigiana come Pistoni, ma hanno combattuto la loro buona battaglia. E, oltretutto, sono due donne del nostro territorio.
«Sono due figure che si caratterizzano in modo unitario. Entrambe hanno svolto un compito di collante, di collegamento non solo materiale (erano staffette partigiane), ma anche spirituale dentro le formazioni della Resistenza, e all’indomani della Liberazione hanno svolto entrambe un ruolo sociale, civile e politico nella loro collettività, in un periodo in cui non era affatto scontato incontrare donne impegnate in politica. Ecco perché le abbiamo messe insieme e abbiamo chiesto a due studiosi che hanno avuto modo di occuparsi rispettivamente dell’una e dell’altra di venire a illustrarcene la figura proprio dentro questo esplicito legame tra il collegamento organizzativo e il collegamento spirituale, che continua subito dopo la Liberazione e nella non facile situazione del secondo dopoguerra».
A noi, in questo tempo tormentato, quale tipo di “resistenza per amore” è richiesta? Che cosa possiamo imparare per la nostra vita?
«È una domanda che richiede una risposta individuale. Quella che posso dare io è che le occasioni di resistenza sono molte anche oggi. Dobbiamo resistere all’invasione delle false notizie, alla pigrizia che ci fa chiudere in noi stessi e ci fa stare meno attenti all’altro e agli altri, alla tentazione di un individualismo radicale che è di ostacolo alla capacità di esprimere un “noi”, e questo è certamente un elemento rispetto al quale bisogna resistere. E poi c’è la resistenza rispetto alla condizione difficile dell’umanità, non soltanto nel nostro Paese, non soltanto in Europa: una condizione difficile tra la potenza della tecnologia, delle macchine e del digitale che rischia di sopraffare l’umano, di sovrastare l’umano. Nella consapevolezza che l’umano cambia nella misura in cui sa restare fedele a un’identità di fondo. Allora credo che incontri come questi possano suscitare in ciascuno una sorta di risposta».
Quale tipo di risposta?
«Sovente ci lasciamo un po’ andare, facciamo un’esperienza di vita da navigatori “a vista”, viviamo alla giornata… ecco, i quattro “resistenti” che impareremo a conoscere non si sono lasciati vivere: hanno fatto una scelta, una scelta anche difficile, che interpella ognuno di noi. E ognuno di noi potrà dare la sua risposta, alla luce di questi tre incontri».
Chiudiamo con un invito a partecipare: che cosa direbbe per invitare una persona ai Martedì d’Avvento?
«Vieni, ascolta e, se vuoi, chiedi: c’è sempre nei nostri Martedì uno spazio di domanda e di dibattito, da 40 anni. E poi, cerca di trarne le conseguenze per la tua vita».