Ci racconta tutto Carmine Falanga di “Social Wood”,
il laboratorio che ha realizzato questo progetto per la nostra Diocesi
Il soggetto ritratto è lei, la statua della Madonna della Salve, la cui copia (l’Immagine) da sabato 11 gennaio sta girando le unità pastorali in una Peregrinatio Mariae organizzata per gli 850 anni della nostra Diocesi; lo scatto è del fotografo alessandrino Paolo Bernardotti, mentre le cornici che proteggono la stampa sono fatte a mano, una per una, da falegnami molto speciali che sono alla loro seconda possibilità di avere una vita buona. Stiamo parlando dei quadri che ritraggono la nostra Clementissima Patrona e che rimarranno a ogni unità pastorale al termine del passaggio del Venerando Simulacro.
Oggi andiamo a conoscere chi sta dietro alle cornici di legno che custodiscono al loro interno l’immagine dell’Addolorata: il laboratorio “Social Wood”, della cooperativa Idee in fuga che promuove il lavoro all’interno della Casa Circondariale “Cantiello e Gaeta”. Ce lo facciamo raccontare dal presidente della cooperativa, Carmine Falanga .
Chi sono i falegnami che hanno materialmente realizzato le cornici che abbiamo tra le mani?
«I falegnami che lavorano in falegnameria da noi sono due. Il più grande d’età e il più esperto è Giuseppe (nome di fantasia per tutelare la sua privacy e richiamarci a un famoso falegname del Vangelo, ndr): ha iniziato il percorso per apprendere questo mestiere all’interno del carcere, poi ha continuato anche dopo che è stato rimesso in libertà a fare il falegname con noi. È il più esperto in materia che abbiamo: segue tutte le produzioni in legno per conto della nostra cooperativa. L’altra persona è Salvatore (altro nome di fantasia, ndr), un ragazzo più giovane che non aveva mai fatto il falegname in vita sua. Si è messo a disposizione della cooperativa e segue Giuseppe: sta imparando un mestiere e delle competenze che potrà spendere anche in altri settori. Entrambi hanno scontato delle pene più o meno lunghe, ed entrambi hanno partecipato ad alcuni corsi di formazione interni al carcere, sempre legati alle lavorazioni del legno. Giuseppe è un falegname fatto e finito, Salvatore è un apprendista. Entrambi lavorano con dei contratti full time per il laboratorio “Social Wood” ed entrambi si sono materialmente occupati della realizzazione delle cornici».
Quali aziende hanno già scelto i vostri falegnami per i loro lavori, e perché?
«Siamo stati contattati dalla Baladin, leader mondiale nella produzione della birra artigianale e agricola: ci hanno scelto perché siamo molto attenti all’ambiente (usiamo solo legno di scarto, che altrimenti sarebbe diventato truciolato) e perché siamo artigianali, come le birre che producono. Le scatole che abbiamo realizzato per loro sono state fatte tutte a mano e sono una diversa dall’altra, con lievi imperfezioni, sintomo della loro natura artigianale. Ma, soprattutto, hanno puntato su di noi per la nostra anima sociale, perché all’interno della nostra cooperativa lavorano persone che stanno ricostruendo la loro vita e vogliono imparare una professione onesta».
La cooperativa Idee in fuga nasce nel 2020 con diversi progetti per dare una seconda opportunità, tramite l’insegnamento di un lavoro, ai carcerati. A chi è venuta questa idea?
«L’idea è venuta a me e ad Andrea Ferrari: volevamo partire con un progetto di educazione, formazione e reinserimento lavorativo dei carcerati sulla città di Alessandria. C’erano state in passato, e ci sono ancora, realtà che collaborano con il carcere della nostra città: anche noi volevamo proporci, ma portando un’idea nuova, cioè quella della pasticceria e del bistrot “Fuga di Sapori”, inaugurato il 23 novembre 2023. Questo locale è un luogo dove i ragazzi vengono per imparare il mestiere di cameriere, di cuoco e aiuto cuoco, e potersi un domani spendere nel mercato del lavoro. Tutte le persone che lavorano lì non hanno mai fatto formazione, se non quella che stanno facendo attualmente con gli chef che li assistono».
In questi anni avete avviato diversi progetti: ce li racconti?
«Abbiamo aperto il laboratorio di pasticceria all’interno del carcere di San Michele, che produce torte e biscotti, e ci occupiamo del luppoleto che, insieme ai due progetti “Orto di buona condotta” e “Ora d’Arnia”, ci permette di produrre il luppolo per le nostre birre e la frutta e la verdura che utilizziamo in parte al Bistrot, in parte per fare delle conserve e il miele “Galeotto”, che invasettiamo e vendiamo al nostro Bistrot. Lo scorso anno abbiamo avviato anche un servizio di catering, che proseguirà anche nel 2025».