Camminando Insieme: un gruppo di ragazzi propone l’Adorazione “itinerante”. Ve la raccontiamo

Riccardo: «Tornando da Assisi pieni di gioia, abbiamo deciso di iniziare in Diocesi»
Lorenzo: «Di giovani ce ne sono tanti e hanno bisogno di essere seguiti e ascoltati»

 

Sabato 8 febbraio alle 21, nella chiesa di Santo Stefano (piazza Stefano 8, Alessandria), ci sarà una particolare Adorazione Eucaristica in occasione del passaggio della Peregrinatio Mariae. A curare questo momento di preghiera è “Camminando Insieme”, un gruppo di giovani della nostra città che, da oltre un anno, organizza Adorazioni itineranti nelle parrocchie della Diocesi di Alessandria. A parlarci di questa realtà ci sono Riccardo Frisiero e Lorenzo Correnti: proprio da questi due giovani, di 23 e 26 anni, è nato il desiderio di portare anche qui una Bellezza e una gioia viste e incontrate in un luogo speciale. Un desiderio che sta coinvolgendo tanti altri ragazzi, e che ci siamo fatti raccontare.

Ragazzi, da dove nasce “Camminando Insieme”?

Riccardo: «Nasce da un viaggio di ritorno da Assisi, esattamente a Pasqua di quasi tre anni fa. Io e Lorenzo abbiamo vissuto questa “risurrezione”, facendo esperienza della misericordia, della bontà e di quella bellezza che ha vissuto San Francesco nella sua terra. Abbiamo conosciuto tante persone, tra cui moltissimi ragazzi da diverse parti d’Italia e qualcuno, addirittura, dall’Europa. Tornando, pieni di questa gioia, ci siamo imbattuti in un’amarezza, pensando alla nostra realtà e a quello che vivevamo qui, a casa nostra. Ce la siamo portata dentro per qualche mese e poi, dopo un incontro dalle suore Francescane Angeline di Castelspina, abbiamo deciso di iniziare».

Quali sono stati i primi passi?

Lorenzo: «All’inizio eravamo soltanto io e lui, siamo partiti proprio da zero, peraltro senza far parte di nessuna parrocchia. La prima cosa a cui abbiamo pensato è stata il rosario online: iniziare con una preghiera che potesse avvicinare tutti. Ogni settimana, con una ventina di giovani da tutta Italia, ci colleghiamo e preghiamo insieme. Questo perché ci siamo accorti che le esperienze ad Assisi sono importanti, ma poi ci serve davvero un percorso quotidiano per tenere salda la relazione col Signore. Oltre a questi momenti di preghiera e condivisione online, il passaggio successivo è stato quello delle Adorazioni».

Da oltre un anno, per una volta al mese, organizzate le Adorazioni eucaristiche in giro per le parrocchie della nostra Diocesi. L’Adorazione è una modalità di preghiera molto intima, non semplice: avete iniziato subito “forte”.

R: «Quella dell’Adorazione è un’esperienza potente, che ci ha toccato nel profondo proprio ad Assisi. La “nostra” Adorazione la definirei interattiva: chi partecipa ha la possibilità di scrivere e affidare un’intenzione ai piedi dell’altare; poi può prendere un foglietto con la Parola, perché crediamo fortemente che il Signore parli, nel presente, a ognuno di noi. L’abbiamo “toccata piano”, come si dice (sorride)… Per la mia esperienza, l’Adorazione è un momento in cui puoi fare silenzio, la tua sofferenza può emergere, ma dentro puoi trovare una grande pace. Non è stato semplice avvicinare i miei coetanei a questo tipo di preghiera: c’è chi preferisce altro, ma nel cuore c’è comunque il desiderio di essere aiutati e amati».

Che cosa vi ha colpito nell’organizzare queste Adorazioni?

L: «Sicuramente la partecipazione. Mi viene in mente proprio l’ultima che è stata fatta San Giovanni Evangelista, la chiesa era piena di giovani. Se dovessi pensare a un anno e mezzo fa, quando siamo partiti, mai mi sarei aspettato di vedere così tante persone. A volte sentiamo molte cose su noi giovani: che siamo spariti, che non ci siamo più, che ci siamo nascosti… Invece di giovani ce ne sono tanti. Bisogna andare a trovarli, aiutarli, fare le giuste domande. Un giovane ha C, perché i suoi sogni e desideri non vengano sprecati».

Le comunità come reagiscono al vostro arrivo?

R: «Con curiosità e stupore. Siamo stati per diversi mesi a Casa San Francesco, e lì si è creato un gruppo di persone affezionate che ci seguono nelle altre tappe dell’Adorazione. La Chiesa non ha bisogno di sentirsi divisa, non basta ragionare solo da parrocchia o da unità pastorale. Sarebbe bello continuare a camminare così, conoscere persone delle altre comunità e i sacerdoti, per iniziare un percorso insieme».

Nel vostro cammino, sabato 8 febbraio, a Santo Stefano, incrocerete la Peregrinatio Mariae. Qual è il significato di fare l’Adorazione ai piedi della Clementissima Patrona?

L: «Per noi è una grande emozione, infatti abbiamo proprio chiesto di pregare di fronte alla Sua presenza. Quello che farò io, ma penso sia il desiderio di tutto il gruppo, sarà affidare le intenzioni che abbiamo nel cuore alla Patrona di Alessandria: ovvero crescere e poter portare sempre più giovani. E ci stiamo organizzando per seguire anche le prossime tappe della Madonna Pellegrina».

Iniziative future?

R: «Non parteciperemo al Giubileo come gruppo, ma alcuni di noi andranno a Roma. Organizzeremo, invece, due pulmini, con ragazzi che arriveranno anche dal Sud e Centro Italia, per partecipare al Festival dei Giovani, dal 3 al 9 agosto, a Medjugorje. Prima, però, andremo al pellegrinaggio “Macerata-Loreto” del 14 e 15 giugno: stiamo cercando di organizzarci per rivivere l’esperienza già fatta lo scorso anno. È stato un bel momento di affidamento, che vogliamo ripetere».

Questo è il Giubileo della Speranza: qual è la vostra?

L: «La mia sfida è essere ascoltato. Abbiamo tante idee e possiamo fare molto, ma a volte capita che i ragazzi si ritrovino di fronte a delle porte chiuse. La mia speranza è che venga data l’opportunità ai giovani di “fare”».

R: «Ho un augurio personale, che poi si riflette sul gruppo: crescere sempre più nella fede e anche nel carisma francescano per riuscire a trasmetterlo. E poi mi auguro che di poter crescere nelle relazioni, nell’amicizia, per portare questa bellezza a chi ci circonda».

Se poteste dare un suggerimento alla Diocesi, quale sarebbe?

L: «Direi soltanto di fare qualcosa per avvicinarsi ai giovani, e che la nostra esperienza possa essere uno spunto. Stare accanto ai giovani, ma partire sempre dalle loro esigenze e accompagnarli in un percorso per vivere a pieno la propria fede».

R: «I “grandi eventi” ci sono sempre e sono utili, ma forse serve di più un accompagnamento costante, durante l’anno. Più eventi, anche piccoli, per stare accanto ai giovani».

Un invito a un ragazzo per l’Adorazione di sabato?

L: «Vieni e vedi (sorride)».

Dove vi possiamo trovare? Come si fa a contattarvi?

R: «Abbiamo le pagine Instagram e Facebook che si chiamano “Camminando Insieme”. Oppure c’è l’email: camminandoinsieme.al@gmail.com. Siamo a disposizione!».

In un discorso ai membri del Consiglio Nazionale dei Giovani, nel novembre del 2024, papa Francesco ha detto: «“Per favore, non perdere la capacità di sognare: quando un giovane perde questa capacità, non dico che diventa vecchio, no, perché i vecchi sognano. Diventa un “pensionato della vita”». Come si fa a non diventare “pensionati della vita”?

L: «Il sistema in cui viviamo non ci aiuta, perché con tutte le comodità di oggi siamo portati a sederci. Diventando, così, pensionati a 20 anni. Sta a ognuno di noi vivere e cercare quella Bellezza per rispondere alle domande che tutti abbiamo dentro».

R: «San Francesco aveva un sogno, ha dovuto cambiare strada e proprio lì ha incontrato il Signore. Quindi credo sia importante ascoltare i nostri desideri più grandi e profondi, affrontare la realtà e le situazioni, ma guardando sempre in alto. Alla ricerca di quell’incontro che ci permette di continuare a sognare».

 

Alessandro Venticinque

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