Nel Santuario del Sacro Cuore di via San Francesco ad Alessandria
Dall’8 marzo dieci incontri su “La Chiesa: Sposa dell’Agnello”. Ce ne parla padre Giorgio Noè
Il titolo è “La Chiesa: Sposa dell’Agnello”. Il sottotitolo, altrettanto impegnativo: “Piccolo percorso per comprendere il Mistero della Chiesa, amarla e sfuggire da una pericolosa concezione mondana”. Sono dieci incontri, a partire da sabato 8 marzo alle ore 16 nel Santuario del Sacro Cuore di via San Francesco ad Alessandria, con un momento di riflessione seguito dal Rosario e dalla Messa alle 18. «L’idea è quella di vivere un percorso spirituale completo, unendo la formazione alla preghiera e alla condivisione comunitaria» spiega padre Giorgio Noè che ha ideato questa iniziativa di cui trovate date e orari nella locandina qui in basso.
Padre Giorgio, da dove nasce questo “piccolo percorso”?
«Abbiamo a disposizione un tempo davvero importante e bello, quello della Quaresima e della Pasqua. È un tempo di grazia che dura circa tre mesi: i 40 giorni di Quaresima più i 50 giorni del tempo pasquale. È un’opportunità di crescita spirituale, un percorso di approfondimento della fede. La Pentecoste è il vero traguardo a cui la liturgia ci conduce, perché è grazie a essa che veniamo inseriti pienamente nel mistero della Pasqua ed è grazie al dono dello Spirito che anche noi partecipiamo della morte e risurrezione di Gesù divenendo membra vive del suo corpo che è la Chiesa. La riflessione sulla Chiesa nasce dunque dal desiderio di comprendere più profondamente questa realtà».
Il titolo del percorso è “La Chiesa, sposa dell’Agnello”. Ce lo spieghi?
«Il Concilio Vaticano II ha ripreso il concetto di Chiesa come “Popolo di Dio”, ma questa è solo una parte della sua identità. Nel Nuovo Testamento c’è come una progressione nella sua comprensione: se a partire dalla Pentecoste gli apostoli si comprendono come il “nuovo Israele”, il nuovo popolo di Dio, in San Paolo la Chiesa è colta come Corpo di Cristo e come Sposa dell’Agnello. Quest’ultima è l’immagine più profonda e bella: la Chiesa chiamata a essere la sposa fedele di Gesù, bella, senza macchia, tutta immacolata. Questa prospettiva ci aiuta a vederla non solo come un’istituzione, ma come una realtà viva, trascendente, che ha la sua più profonda identità nel mistero di Dio e per questo è chiamata a un’intima unione con Lui».
C’è una perdita di percezione del Mistero della Chiesa?
«Mi pare di sì, ed è un fenomeno preoccupante. Spesso oggi la Chiesa viene vista in modo negativo: il giudizio della gente è quasi sempre pessimo perché ci si ferma all’apparenza, alle notizie di scandali e problemi, senza più saper cogliere la bellezza profonda della Chiesa stessa. C’è una naturale propensione a vedere prima il male che il bene, ma anche noi cristiani stiamo perdendo di vista il mistero della Chiesa. La cultura contemporanea diffonde una visione distorta, e noi stessi rischiamo di assorbirla. Dobbiamo invece riscoprire il dono che il Signore ci ha fatto: la Chiesa non è solo un’istituzione umana con i suoi limiti, ma è il Corpo di Cristo. E poi stiamo celebrando il giubileo della nostra Chiesa Diocesana che compie 850 anni di storia; per questo mi è parso utile riflettere su questa realtà, e al di là delle vicende storiche riprenderne la riflessione, perché essere parte della Chiesa non è solo memoria, ma sguardo in avanti. La Chiesa è la Sposa che attende lo Sposo e quindi ha uno sguardo profetico sul futuro; senza questa profezia saremmo solo un’esperienza del passato, o una “società” di persone viste come avulse dalla storia dell’uomo concreto. Invece la Chiesa non solo è una bella opportunità, ma è anche motivo di gioiosa fierezza: quanti cristiani oggi sono gioiosamente fieri di essere parte della Chiesa?».
Come possiamo recuperare questo senso del Mistero?
«Per riscoprire e approfondire la visione della Chiesa è utile riprendere prima di tutto la Parola di Dio, il Catechismo della Chiesa Cattolica, i documenti del Magistero che spesso conosciamo solo superficialmente. La chiave più importante per comprenderla però è l’esperienza di fede: comprendere la Chiesa significa viverla dall’interno, lasciando che lo Spirito ce ne sveli il valore e la bellezza. Allora ritroviamo in essa la presenza del Signore e non soltanto quella dell’uomo peccatore: la Chiesa, infatti, non ha altro da offrire se non Cristo stesso».
E che cosa significa sfuggire da una “pericolosa concezione mondana” della Chiesa?
«Oggi la Chiesa è vista con occhi mondani, cioè con una visione superficiale e critica, basata su molte volte sui pregiudizi. Si dice che la Chiesa sia ricca, corrotta, piena di peccatori. Certo, ci sono peccati e scandali, ma noi ogni domenica professiamo nel Credo: “Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica”. Dobbiamo chiederci che cosa significa affermare che la Chiesa è santa. È una verità da professare ancora oggi, o dobbiamo riscrivere il Credo?».