Unità pastorale Sette Chiese: le interviste a padre Lorenzo Tarletti, Tommaso Lucato e Federica Di Prisco

La Peregrinatio Mariæ sta terminando la sua visita nell’unità pastorale Sette Chiese, che domenica 23 febbraio si ritroverà a fare il percorso giubilare “Trovate ogni speranza o voi che entrate!” e i Vespri nella Cattedrale di Alessandria, dalle 16. Poche ore più tardi l’effigie della Salve farà il suo ingresso nell’unità pastorale Valenza, alla Messa delle 18.30 in Duomo a Valenza.

Su questo Paginone conosceremo meglio le parrocchie e le attività dell’unità pastorale Sette Chiese. Troverete le interviste a padre Lorenzo Tarletti, moderatore dell’unità pastorale; Tommaso Lucato, capo scout Alessandria 1; e Federica Di Prisco, catechista della parrocchia di Sant’Alessandro. 

Buona lettura!

Padre Lorenzo Tarletti – Moderatore dell’unita pastorale

Ancora pochi giorni e la Madonna Pellegrina lascerà il centro città. Domenica 23 febbraio, infatti, l’effigie del Simulacro farà il suo ingresso nell’unità pastorale Valenza. Nella seconda tappa di

questo speciale pellegrinaggio, in occasione degli 850 anni della nostra Diocesi, la copia della Madonna della Salve ha fatto visita all’unità pastorale Sette Chiese. Le parrocchie Sant’Alessandro, Santo Stefano, San Rocco, San Lorenzo, Carmine e Santa Maria di Castello hanno accolto la Clementissima Patrona. Ripercorriamo questi giorni, con il moderatore dell’unità pastorale, padre Lorenzo Tarletti.

Padre Lorenzo, domenica 2 febbraio si è celebrato l’ingresso della Madonna Pellegrina a Sant’Alessandro. Cosa ci racconti di questo momento?

«Tanta emozione. Una emozione personale, perché la visita della Patrona è sempre sentita dalla mia esperienza spirituale. Ma ho visto tanta emozione anche da parte dei laici e parrocchiani, che hanno partecipato e mi hanno riferito dopo delle loro sensazioni. Abbiamo vissuto tutti con un’attesa nel cuore. E con la speranza di poterci rivolgere a Lei, pregare e affidarci».

In quell’occasione, durante l’omelia, hai parlato di un appuntamento che non deve essere “folcloristico”. Cosa c’è dietro la Peregrinatio Mariae?

«La speranza è che questa presenza possa suscitare non solo interesse, ma il desiderio di un cammino di conversione in un anno così particolare. Un anno di grazia. Il Giubileo è proprio questo: ripensare al nostro cammino, e riflettere su di noi in un cammino unitario. Affidandoci a una Madre che può fare molto per noi».

Che cosa hai portato ai piedi della Madonna della Salve?

«Proprio perché è vicina a noi, uno si sofferma più facilmente davanti a Lei, ponendo nelle Sue mani la propria vita. Io metto la mia vita come figlio di Dio, come ministro, come frate. Con tutte le responsabilità che mi sono state date. Ma la fiducia è che questo incontro possa aprire il cuore di tutti i parrocchiani, non solo quelli delle Sette Chiese, ma di tutti i fedeli che vivranno la visita della Madonna Pellegrina. Ma anche di chi transiterà: le nostre chiese, infatti, spesso sono visitate anche da chi non frequenta le parrocchie. Quindi, per tutti è una grande opportunità di grazia. E questo lo sento nel cuore».

Parliamo della tua unità pastorale: chi ti accompagna in questo servizio?

«Nella nostra unità pastorale collaborano i miei confratelli padre Giorgio e Daniele Noè, don Gian Paolo Orsini, don Domenico Dell’Omo. E poi il parroco della Cattedrale, monsignor Gianni Toriggia, che per noi è il riferimento più sicuro, la mente saggia che ci guida nei nostri incontri».

Quali attività funzionano meglio nella vostra unità pastorale?

«Abbiamo una buona attività tra sacerdoti per quanto riguarda i percorsi di preparazione ai matrimoni. Che lo scorso anno hanno avuto un buon risultato, sia per il contenuto sia per la risposta delle 15 coppie che hanno partecipato. E poi, usando il metodo di organizzare insieme, facciamo un bel lavoro di squadra per preparare le famiglie ai battesimi o gli adulti alle Cresime. Sono ambiti molto interessanti, dove vedo che c’è attenzione e una buona riposta. Abbiamo anche proposto, per tutte le chiese, un incontro di condivisione della Parola: chi lo frequenta ne esce soddisfatto, contento e arriva alla domenica, nelle proprie comunità, con una attesa ulteriore».

Che cosa bisogna migliorare nelle unità pastorali?

«Io credo molto nell’impostazione che il Vescovo ha dato, partendo sempre dalla Lectio Divina: prima di ogni scelta da fare, mettersi nella preghiera. Questa è la difficoltà di molti: Si attendono risposte da questo progetto, ma serve tempo. Ma questo tempo lo puoi vivere bene solo se il cuore è disposto. E soltanto la preghiera ti può aiutare a vivere tutto questo».

Che cosa ti senti di dire alla tua unità pastorale, in occasione di questo Anno Giubilare?

«La parola “insieme” può essere usata come uno stereotipo, in tante circostanze. Però, è la verità. La parola “insieme” deve essere raggiunta, però, con il desiderio di saperti confrontare, accettando anche il fatto di rivedere il tuo percorso e il tuo cammino di fede. È una parola importante, ma se la vivi con il desiderio di conversione. È questo ciò che mi auguro per la nostra realtà».

Tommaso Lucato – Capo scout Alessandria 1


Tommaso, raccontaci di te.

«Ho 27 anni, sono sposato, lavoro nell’azienda di famiglia che si occupa di generatori di vapore e impiantistica e sono capo scout dell’Alessandria 1. All’interno dell’unità pastorale sono uno dei quattro laici “facilitatori”, a disposizione per aiutare il moderatore».

Chi sono i facilitatori? Ci spieghi meglio?

«Nel settembre del 2022 don Mauro Bruscaini, che all’epoca era moderatore dell’unità pastorale, mi aveva chiesto se avevo il tempo e la possibilità di essere uno dei facilitatori dell’unità pastorale. Se la memoria non mi inganna, ci siamo incontrati una volta alla settimana da settembre a giugno, insieme con il nostro Vescovo e gli altri facilitatori e moderatori delle altre unità: si faceva un momento di lectio divina e di condivisione di vita personale. Gli incontri erano pensati per iniziare a dare vita al cuore pulsante delle comunità di base dell’unità pastorale. Alla fine del cammino il mandato è stato quello di continuare a costruire, ognuno con il proprio carisma, il primo nucleo dell’unità pastorale seguendo questo stile. L’anno dopo siamo riusciti a portare avanti qualche momento di ritrovo ma poi questa iniziativa si è fermata: sarebbe bello poter riprendere in mano le fila di questo discorso interrotto».

Come scout dell’Alessandria 1 che attività porti avanti all’interno dell’unità pastorale?

«L’unità pastorale Sette Chiese è nata in un momento in cui come comunità capi ci stavamo interrogando sul nostro essere scout in un territorio che, proprio come nostra missione, dobbiamo vivere appieno, non restando chiusi nella nostra sede. Questo nostro slancio verso l’esterno e questa apertura della dinamica ecclesiale attorno a noi è stato veramente un allineamento provvidenziale. Con tutte le fatiche del caso e con la tenacia necessaria, abbiamo iniziato ad avvicinarci alla prima unità pastorale della Diocesi, quella del centro città. Io e Marta, mia moglie, siamo stati convocati da don Emanuele Rossi, assistente spirituale del gruppo scout e sacerdote del centro: era il giugno 2020, da poco era finito il lockdown più duro, lui ci chiama e ci dice: “Venite, qui sta nascendo qualcosa di nuovo, venite a costruirlo con noi”. La collaborazione tra la realtà degli scout e la parrocchia non è mai stata lineare ma in quell’occasione siamo riusciti davvero a dare una mano, sempre fedeli al nostro stile ma trovandoci in comunione di intenti con i parrocchiani».

Che progetto concreto è nato da questa collaborazione?

«Don Mauro nel 2022 ci ha chiesto se come scout potevamo dargli una mano nel centro estivo che stava organizzando nei locali del Seminario a Santa Maria del Carmine: c’era un bel gruppo che gravitava attorno all’oratorio, bimbi un po’ lasciati a loro stessi che avevano proprio bisogno di uno spazio educativo dove trascorrere del buon tempo. Il primo centro estivo viene organizzato in un ambiente semplice e spartano: l’attività ha un grande successo, e nei ragazzi coinvolti come animatori nasce il desiderio di proseguire nell’esperienza, di continuare a tenere aperto l’oratorio anche dopo l’estate. Dopo un lavoro di concerto e mediazione, due nostre ragazze scout riescono ad organizzare con altri giovani che frequentavano già la parrocchia, l’apertura dell’oratorio il venerdì pomeriggio per far giocare i bambini e seguirli nei compiti. Con il tempo, tanti giovani del clan si sono appassionati alla causa: il gruppo di animatori è cresciuto a tal punto che i ragazzi sono arrivati alla decisione di partecipare ad un bando che consentisse loro di avere la possibilità economica di pagare il riscaldamento più giorni a settimana, non solo il venerdì, e di comprare del materiale per le attività con i bambini. Questo oratorio è diventato proprio un servizio alla comunità: la piazza davanti a Santa Maria di Castello è purtroppo un luogo di delinquenza, dove bazzicano gruppi di ragazzi grandi e dove questi bambini non avevano nessuna proposta educativa adatta a loro. I più giovani si sono fatti “catturare” dalla proposta di uno spazio accogliente, dove giocare a calcio Balilla e stare con persone più grandi che li avevano a cuore».

Oggi l’oratorio è ancora aperto?

«In accordo con i parrocchiani e con l’aiuto dell’impresa sociale Salve in questo momento è attivo un doposcuola gratuito (grazie al contributo della Fondazione Cral e della Caritas) tutti i giorni nei locali dell’oratorio, seguito da ragazzi che gravitano attorno al mondo scout e al Collegio Santa Chiara ma anche da giovani che si sono avvicinati dopo l’esperienza del centro estivo. Anche i parrocchiani si sono fatti “contagiare”: c’è chi si è mosso per la gestione delle bollette, chi per il riscaldamento, chi per tutte quelle attività a latere necessarie per il buon funzionamento dell’attività. Alcuni figli dei frequentatori abituali della parrocchia sono entrati nel gruppo animatori, e anche questo ha aiutato molto a “integrare” i due mondi».

E sul catechismo che iniziative avete portato avanti?

«Dopo le difficoltà vissute durante il periodo del Covid, il catechismo a Santa Maria di Castello ha attraversato un momento di difficoltà organizzativa. Noi abbiamo riproposto il nostro classico cavallo di battaglia, ovvero il catechismo infrasettimanale. Da parte dei parrocchiani c’è stata la disponibilità a lasciarlo organizzare a noi. Per i primi anni l’hanno portato avanti gli scout, a oggi si sono uniti altri ragazzi».

Cosa vorresti proporre per l’unità pastorale Sette Chiese?

«A me piacerebbe davvero che i nostri pastori per primi avessero come priorità il desiderio di vivere un momento di condivisione vera e profonda insieme con tutti questi laici che gravitano intorno alle Sante Messe. Può essere un appuntamento molto semplice, anche una volta ogni due mesi. Una celebrazione tutti riuniti, un pranzo in condivisione e un momento di comunità dove si fa lecito e si trascorre del tempo con anche le famiglie: sarebbe bello che fosse rivolto a tutta l’unità pastorale».

C’è altro che vorresti raccontare sull’unità Sette Chiese che possa servire a tutta la Diocesi?

«Il percorso che ho fatto personalmente come facilitatore funziona davvero: lo dico perché io, nella comunità in cui vivo maggiormente, quella dei capi scout, ho riportato questo stile come mio bagaglio personale: l’ho condiviso con gli altri capi e abbiamo cercato di metterlo in pratica. E ho visto la comunità crescere, migliorare. Se davvero prima di sprecare molte parole sulle cose da fare, da proporre, sulle cose che non vanno, ci si accosta alla Parola e si invoca lo Spirito le cose cambiano. Quello che mi rattrista un po’ è che quando ho provato a proporre questa modalità al di fuori della cerchia scout non sono stato preso sul serio. Vorrei invece che questo stile diventasse patrimonio comune dell’agire all’interno della comunità pastorale. Mi piacerebbe che come alessandrini, consci dei nostri limiti, provassimo davvero ogni tanto a stare insieme con uno stile diverso».

Federica Di Prisco – Catechista Sant’Alessandro

Federica Di Prisco è una giovane coinvolta nella vita della parrocchia di Sant’Alessandro e dell’unità pastorale Sette Chiese. Con lei, oltre a parlare dell’Anno Giubilare e della Peregrinatio Mariae, abbiamo anche approfondito il tema delle unità pastorali e delle principali sfide del “fare insieme”.

Federica, partiamo dalla Madonna Pellegrina. Com’è stata la reazione dei bambini al Suo arrivo?

«L’impatto dei più piccoli è stato interessante. C’è chi era più stupito, chi era interessato, chi ha seguito subito la Madonna della Salve nel suo ingresso con sicurezza. Qualcuno ha notato il materiale con cui era fatta, se fosse o meno quella vera. Ma l’impatto è stato soprattutto caratterizzato dalle domande: “Perché sta girando se ce n’è una più vera e più grande in Cattedrale?”. Negli incontri di catechismo successivi, abbiamo cercato di sviscerare e capire meglio le motivazioni di questa visita».

Come state vivendo questo anno così particolare?

«All’interno della comunità stiamo cercando di parlarci. Trovando momenti in cui ci si confronta, penso agli incontri tra catechisti, proprio per evitare che diventi anche questo uno “spot” che dura solo una settimana all’anno: per esempio, durante l’Ottavario ne parliamo, invitiamo qualcuno, facciamo un pomeriggio in piazza per i bambini. Però, durante tutto il resto dell’anno? Ecco, quello che stiamo cercando di fare è rispondere a questa domanda: “Che cosa succede una volta finito l’Ottavario o un grande evento?”. Quest’anno questa domanda è centrale, perché per noi il Giubileo è doppio. E quindi, insieme a bambini e ragazzi, cerchiamo di capire che cosa accade e perché ne scorrono due in parallelo, di Giubilei».

Che cosa hai portato ai piedi della Madonna della Salve?

«Ho chiesto che sia proprio una esperienza di pellegrinaggio come la intende papa Francesco. Il Pontefice ci dice che dobbiamo camminare dentro e non solo fuori. Potremmo non andare a Roma per tutto l’anno o andare a vedere la Salve nel momento giusto e nella parrocchia giusta, ma spero che ognuno possa vivere singolarmente e nelle comunità un vero e proprio pellegrinaggio. Un cammino di comunità e unità insieme, che facciamo con Maria. È vero che si tratta della Peregrinatio Mariae, ma tutti quanti noi dovremmo imparare a girare insieme a Lei (sorride)».

La vostra unità pastorale è nel centro città: qual è la sfida più grande?

«La vera sfida sta proprio nell’essere in centro città. Le attrazioni sono lì, i giovani sono spinti a partecipare a quanto accade in centro. La sfida è creare una proposta vincente. Ma non deve diventare uno “spot” di una serata che organizziamo per avere dei numeri. Ma, dietro alla proposta che organizziamo, deve esserci un cammino. Sicuramente la posizione del centro città è una sfida interessante: altrove magari la parrocchia è facile che diventi il luogo di incontro per i giovani, in centro città invece c’è piazza della Lega e quindi le parrocchie perdono il “posto”».

Ci sono attività che realizzate insieme, come unità pastorale?

«Il centro estivo prevede la raccolta di animatori dalle varie parrocchie e l’utilizzo dei luoghi dell’unità pastorale, perché non si svolge in una unica parrocchia, ma ci si sposta all’interno della giornata e della settimana. Poi, per esempio, condividiamo il percorso della catechesi: Sant’Alessandro e Santa Maria di Castello condividono il momento di preparazione e confronto realizzati dall’ufficio catechistico. Per evitare di diventare autoreferenziali e disperdere le forze, quando si è in pochi, ci appoggiamo agli amici dell’ufficio catechistico che ci accompagnano in questo Anno giubilare per camminare come pellegrini di speranza».

Che cosa bisogna migliorare nelle unità pastorali?

«Da parte dei laici, un po’ di fiducia in un progetto grandissimo: le unità pastorali non si risolvono con un decreto, né in un paio d’anni. Abbiamo bisogno di imparare a camminare insieme, e ad avere fiducia nel fatto che questo cammino è guidato da Qualcuno, che non siamo noi. E quindi nasconde delle perle che magari dobbiamo ancora scoprire. Serve darsi un po’ di tempo e avere un po’ di fiducia».

Che cosa dici alla tua unità pastorale, in occasione di questo Anno Giubilare?

«Che abbiamo bisogno di fare uno sforzo, come dicevo, nel camminare insieme. I passi fatti in questi anni sono stati tanti: sicuramente c’è stato un confronto tra realtà diverse, a volte molto diverse (sorride). Ma abbiamo bisogno di trovare, ancora una volta, un punto di incontro. Sedendoci a un tavolo tutti insieme, per cercare di mediare tra tutte queste realtà».

Le sette chiese dell’unità pastorale

L’Unità Pastorale Sette Chiese: è composta dalle seguenti parrocchie:

San Pietro in Cattedrale,
Nostra Signora del Carmine,
Santi Alessandro e Carlo,
San Lorenzo,
Santa Maria di Castello,
San Rocco,
Santo Stefano.

I sacerdoti

Moderatore: Lorenzo Tarletti

don Gianni Toriggia 

don Gian Paolo Orsini 

don Domenico Dell’Omo 

padre Daniele Noè

padre Giorgio Noè

QUI TUTTI GLI APPUNTAMENTI DELL’UNITA’ PASTORALE

 IL CALENDARIO  DELLA PEREGRINATIO

– Dal 12 gennaio al 1° febbraio: unità pastorale Bormida.

La Peregrinatio è stata aperta con una Santa Messa sabato 11 alla parrocchia Santa Maria della Corte
di Castellazzo alla presenza del Vescovo.

– Dal 2 febbraio al 22 febbraio: unità pastorale Sette Chiese.

– Dal 23 febbraio al 22 marzo: unità pastorale Valenza.

– Dal 23 marzo al 12 aprile: unità pastorale Lungotanaro.

Ad aprile la Peregrinatio si ferma per le festività di Pasqua e
l’Ottavario della Salve

– Dal 18 maggio al 7 giugno: unità pastorale Tanaro.

– Dall’8 giugno al 28 giugno: unità pastorale Spalti.

– Dal 29 giugno al 26 luglio: Santuario della Beata Vergine della Creta di Castellazzo.

– Dal 31 agosto al 20 settembre: unità pastorale Orba.

– Dal 21 settembre all’11 ottobre: unità pastorale Cristo.

– Dal 12 ottobre al 1° novembre: unità pastorale
Fraschetta-Marengo.

Il 9 novembre si chiude l’Anno Giubilare della Diocesi.

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