Una Quaresima di perdono

«Il perdono è il punto centrale della vita cristiana. Perdonare vuol dire amare»

Eccellenza, siamo entrati in Quaresima. Partiamo dal ciclo di incontri al Teatro San Francesco, che ha come tema portante il perdono.

«La Quaresima ci prepara a vivere la gioia della Pasqua. E la Pasqua di risurrezione è la gioia per la vittoria di Cristo, che è anche la nostra. La vittoria di Cristo diventa palese per i credenti con la risurrezione, e manifesta la vittoria degli uomini che sono riusciti a liberarsi, o hanno la possibilità di liberarsi, dalla cappa di morte del peccato originale, rientrando in comunione con Dio. Questo è avvenuto attraverso il grande perdono di Cristo sulla croce, un perdono che entra anche nella preghiera che Gesù ci ha insegnato: “Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Un perdono che parte dal dono di Cristo e si riverbera nel perdono che noi diamo agli altri uomini. Anche ai nostri nemici».

Come si fa a perdonare i nemici?

«Eh… perdonare i nemici chiede alcuni passaggi. Nel percorso giubilare in Cattedrale abbiamo pensato a un pannello, il 22 bis, dedicato al perdono. Questa domanda, arrivati davanti alla croce, attanaglia molti cristiani: “Come faccio a perdonare i miei nemici?”. E nel 22 bis c’è un elenco di “esercizi” da fare per aiutare il cuore, perché è una questione di cuore instradarsi sulla via del perdono. Ci sono alcuni suggerimenti, cominciando dal ringraziare il Signore per i doni positivi della persona da perdonare, aumentando questi ringraziamenti e poi facendo, prima di tutto, un perdono spirituale in un contesto di preghiera. Dopo aver chiesto la guarigione del cuore al Signore».

Cos’è il perdono spirituale?

«È presentare la tua anima con le sue ferite al Signore, supplicando di guarire le piaghe del proprio cuore. E chiedere che sia Lui a passare la mano sul tuo cuore per guarirti. Poi è anche visitare, con la propria anima, l’anima del fratello che vuoi perdonare, chiedendogli perdono per quanto gli hai fatto di male, e perdonandolo per quanto ti ha fatto di male lui. Se noi non perdoniamo ai nostri debitori, non siamo perdonati. E noi, tutte le volte che diciamo il Padre nostro, diciamo al Signore: “Hai presente quella persona che non perdono? Ecco, non perdonare neanche me”. Il perdono è un passaggio essenziale della vita cristiana, perché senza di esso non c’è vita. Si blocca tutto».

Veniamo ai prossimi tre incontri di Quaresima.

«Il tema del primo incontro, il 26 marzo, sarà “Conosci te stesso”; il secondo, il 30 marzo, “Conosci il peccato”. E infine, il terzo che si svolgerà l’8 aprile, “Conosci il perdono”».

Partiamo dal primo: “Conosci te stesso”.

«Prima di tutto, serve l’autocoscienza di sé. Padre Gasparino diceva: “Tutte le volte che preghiamo dobbiamo passare sotto l’arco della verità”, cioè presentarci al Signore per quelli che siamo veramente. Non è un caso che, in molte liturgie, partiamo dal riconoscimento del peccato. In questo primo incontro avremo un biblista, uno psicologo e, al termine, la mia conclusione».

Non è un po’ irrituale invitare uno psicologo a un incontro di Quaresima?

«Non mi sembra un problema. Lo psicologo è lì per dirci come funzioniamo, e quali sono le nostre dinamiche interiori. Ascolterò (sorride)».

E il biblista?

«Ci aiuterà a capire cosa ci dice la Parola di Dio  riguardo alla conoscenza di sé».

Questo schema “a tre” sarà poi ripetuto nei successivi incontri: il secondo è quello sul peccato, il 30 marzo.

«Il peccato lo conosciamo abbastanza bene. Ma un conto è l’esperienza che hai del peccato, un conto è l’arte di non peccare, un conto è la scienza che ti aiuta a capire il perché e a non peccare con maggiore efficacia».

Cosa dobbiamo sapere del peccato?

«Se vogliamo vivere la Quaresima, dobbiamo aver presente come funziona l’uomo riguardo al peccato, quali sono le dinamiche del peccato. Perché la redenzione va a toccare e sanare le dinamiche del peccato».

Peccare vuol dire fare il male, oppure non fare il bene?

«Entrambe le cose. Noi chiediamo al Signore perdono perché abbiamo molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni».

Nel pensiero sta il peccato più grave che possiamo compiere?

«No, nel pensiero c’è l’inizio del peccato. Nelle parole diventa più consistente, poi ci sono le opere e, infine, le omissioni, che sono al vertice. In Matteo 25, quando Gesù parla della vita eterna, ci fa capire che quelli che vengono condannati non vengono condannati perché hanno fatto il male, ma perché non hanno fatto il bene».

Allora è più grave non fare il bene?

«Certo! Quante volte mi è successo, nel mio ministero sacerdotale, di ascoltare persone che sono venute a confessarsi e mi hanno detto: “Ma io sono un buon cristiano, non faccio del male a nessuno”. Il comandamento nuovo di Gesù è “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”: ma non fare male a nessuno non vuol dire che sto osservando bene questo comandamento. Sto semplicemente dicendo che non sto facendo del male, ma c’è qualcosa che, in ordine all’amore, è ancora più forte. Nell’Apocalisse c’è la più feroce esplicitazione: “Tu non sei né caldo né freddo. E poiché sei tiepido, non sei né caldo né freddo, sto per vomitarti dalla mia bocca”. Una delle formule più forti che abbiamo nel Nuovo Testamento».

Quindi il buon proposito della Quaresima non è rinunciare a qualcosa, ma cominciare a muoversi?

«Esattamente. È molto positivo riuscire a muoversi verso qualcosa, e talvolta comporta delle rinunce. La Quaresima tradizionalmente ha tre tipi di azioni. La prima è la relazione con Dio: nella preghiera, mi metto in una relazione amorosa con Dio. Il secondo è la relazione con me stesso: il digiuno fa sì che io non permetta a me stesso di assecondarmi in tutto quello che mi viene sotto mano. Ed è esemplificativo del fatto di riacquistare l’armonia con sé stessi. La terza è l’elemosina: dare qualcosa alle persone che hanno bisogno. È la scelta di uscire dal chiuso di me stesso, disarmonico, per aprirmi all’amore dell’altro».

L’incontro conclusivo, l’8 aprile, è quello relativo al perdono.

«È il punto centrale per ripartire con la vita cristiana. Il perdono mi apre a una vita cristiana vera, perché vuol dire che ho compreso di essere perdonato. Finché non perdono mio fratello, non posso dire che ho recepito il fatto di essere una persona perdonata da Dio. Chi non perdona il proprio fratello non è in grado di capire il perdono, non ha capito di fatto il perdono di Dio. Gesù lo dice in quella parabola famosa del padrone che perdona a un servo un debito impossibile da ripagare. E il servo, uscito da questo perdono, prende per la gola un’altra persona, che gli doveva pochi soldi, e la manda in mano agli aguzzini, affinché restituisse tutto il dovuto. Se tu non perdoni il tuo fratello vuol dire che non hai capito il perdono di Dio».

Perdonare vuol dire amare?

«Perdonare vuol dire amare!».

Chi ne è capace?

«L’uomo è capace, a volte. Penso ai genitori che perdonano i propri figli… ma il vero perdono ce lo dà Dio. E quel perdono che riceviamo diventa la forza del nostro perdono».

In questa Quaresima lei che cosa farà?

«Io sto organizzando la Quaresima per arrivare alla Pentecoste. Per vivere la Pasqua della risurrezione di Cristo nella gioia e ottenere il dono dello Spirito, in modo sempre più forte, per essere un uomo nuovo, per essere nuova creatura, che vive non secondo la legge, ma secondo lo Spirito».

Perché dovremmo partecipare a questi tre incontri?

«Perché possono darci un quadro di riflessione che ci accompagni a vivere il mistero della Passione, morte e risurrezione del Signore».

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