Quell’uomo che mi ha sostenuto – L’editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici,

cari lettori,

avete tra le mani un numero dedicato al nostro amato Francesco, che nel giorno del Lunedì dell’Angelo è tornato alla Casa del Padre. In mezzo a tanta retorica, abbiamo provato a raccontarvi il Papa che in questi anni abbiamo conosciuto e apprezzato: un gigante della fede, nella sua semplicità (e profondità) di cuore e intelletto. Un uomo che non è mai salito in cattedra: da quel suo saluto («Fratelli e sorelle, buonasera») rivolto alla folla di piazza San Pietro nel giorno della sua elezione, ai gesti che mai ci saremmo aspettati da un Pontefice.Tra i tanti, le sue famose telefonate a persone comuni alle quali manifestava una commovente solidarietà umana. Di una di queste “chiamate” siamo anche stati testimoni e responsabili: vi raccontiamo tutto a pagina 10. Personalmente, c’è un momento importante di papa Francesco che conservo nel cuore. La data è quella del 27 marzo 2020: il mondo era sconvolto e martoriato dal Covid-19. I potenti della terra, ben protetti, discutevano di terapie, strategie e colpe da affibbiare all’uno o all’altro, mentre le persone morivano, in casa o in ospedale, isolate e senza nemmeno un funerale (ve li ricordate i camion militari che trasportavano le bare?). Due giorni prima, il 25 marzo, ero stato ricoverato in condizioni precarie, con in testa il famigerato “Cpap” (il casco con l’ossigeno che mi faceva respirare) e nel cuore pochissime speranze di farcela. Ebbene, quel 27 marzo 2020 riuscii a seguire con il cellulare, attraverso le pareti trasparenti del Cpap, quell’uomo vestito di bianco che in una piazza San Pietro deserta, sotto la pioggia, aveva chiesto alla Madonna la fine della pandemia: «Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai». Che coraggio, anzi, che coscienza di sé e del Mistero doveva avere Francesco per poter dire una cosa del genere, in quel frangente… Nella mia travagliata vicenda con il Covid, fu un momento di rinascita. Il Santo Padre si rivolgeva al mondo, ma in realtà stava parlando a me. E, con la sua fede, stava sostenendo anche la mia famiglia: mia moglie, che ogni sera chiamava i medici dell’ospedale per sapere come stavo e si sentiva rispondere: «È stabile…»; i miei figli, che tutti i giorni alle 19 recitavano il Rosario a distanza con i loro 200 amici dell’università. E mia madre, da sola a casa, che da allora lo chiama «il mio Papà terreno». Ringrazierò Francesco di tutto questo, quando lo rivedrò.

Andrea Antonucciodirettore@lavocealessandrina.it

 

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