La pediatra risponde
I consigli della dottoressa Sabrina Camilli
Quale tipo di utilizzo degli schermi è corretto per i bambini dai 3 ai 6 anni? «Quando sono in attesa dal dottore non so come tenerlo fermo, il cellulare è il mio unico alleato»; «Se non gli faccio vedere almeno 20 minuti di cartoni sul tablet prima di dormire, non ne vuole sapere di andare a letto»; «Qualche canzoncina su YouTube che male potrà mai fare?».
Quanti genitori, zii e nonni avete sentito pronunciare frasi di questo genere? O quante volte vi siete trovati a declamarle ad alta voce, per convincere voi stessi (e gli adulti che vi circondavano) che eravate dalla parte della ragione? Imbambolarsi per qualche tempo davanti allo schermo è capitato a tutti, non è un peccato mortale. Ma quando si tratta dei nostri bambini, qualche accortezza in più è necessaria. Dobbiamo chiederci che cosa gli stiamo proponendo e perché, e soprattutto dobbiamo essere consapevoli di che impatto gli schermi hanno sulla loro mente. Per orientarci in maniera chiara in questo terreno, senza pregiudizi ma con informazioni corrette e scientifiche, abbiamo chiesto aiuto alla nostra pediatra di fiducia, la dottoressa Sabrina Camilli.
Dottoressa, che tipo di utilizzo degli schermi dovremmo proporre a un bambino dai 3 ai 6 anni?
«Dai 3 ai 6 anni sono fondamentali il gioco, il movimento e l’esperienza diretta: gli schermi vanno introdotti molto gradualmente. Consiglio sempre a genitori e nonni di fare attività insieme al bambino e di proporgli un coinvolgimento attivo nelle varie faccende svolte in casa, come ci insegna Maria Montessori: caricare la lavatrice, lavare i piatti, preparare la tavola, pulire il tavolo con una spugna, spazzare in terra… In questa delicata fase dello sviluppo dei bambini bisogna stimolare la loro creatività e fantasia con la lettura di libri e albi illustrati e con il gioco, anche simbolico: tutte attività che prevedono un’interazione diretta o con gli adulti o con i propri pari, non certo con gli schermi o con i cartoni “interattivi”. Anche se telefoni e tablet fanno parte della vita del bambino, l’utilizzo deve necessariamente essere molto limitato e soprattutto sempre supervisionato da un adulto».
Quale consiglio darebbe quindi a un genitore o un nonno indeciso se dare o meno il cellulare in mano al proprio bambino?
«Il consiglio che non mi stanco mai di ripetere, considerato tutto quello che abbiamo detto poco fa, è di ritardare il più possibile l’introduzione degli schermi digitali nelle abitudini di vita dei piccoli. Se si deciderà di utilizzare un tablet, bisognerà fare in modo che sia una delle tante cose che il bambino sperimenta, lavorando su tutte le sue potenzialità, per esempio scaricando app interattive o programmi di editing di foto e video, che potranno essere utilizzati per costruire delle storie o dei racconti insieme».
E una volta che i nostri bambini hanno il loro tablet in mano, a cosa dobbiamo innanzitutto prestare attenzione?
«Per chi non ha un tablet, ricordo che non è necessario acquistarlo. Per chi ce l’ha e decide di lasciarlo in mano ai propri bambini, è necessario porsi come regola quella di non superare mai un’ora al giorno di esposizione ai video compresa la tv o il video su YouTube o su altre piattaforme e alternare sempre altre attività motorie rispetto a quella di stare seduti davanti ad un monitor. È importante inoltre scegliere sempre con cura i contenuti e quindi prestare attenzione allo standard Pegi, acronimo di Pan European Game Information: è un sistema di classificazione per i videogiochi che viene utilizzato in molti Paesi europei tra cui l’Italia. Serve a classificare i videogiochi in base al loro contenuto, in modo da aiutare i genitori a capire se un gioco è adatto per i loro figli: tutti i videogiochi e tutte le app hanno un’età consigliata da rispettare!».